Ultimo aggiornamento: 22 febbraio 2021
Non è la prima volta che mi trovo a scrivere un ricordo di colleghi che ci hanno lasciato. In questo caso è particolarmente difficile. Beppe era un collega, ma era soprattutto un amico da circa 40 anni. Avevamo origini comuni, lui nella pediatria di Padova e io nella pediatria di Torino, ed entrambi eravamo interessati alla tipizzazione immunologica delle leucemie acute.
Beppe si è laureato a Padova, dove è diventato ricercatore. All’inizio degli anni Novanta si è trasferito presso la pediatria di Torino, dove è diventato professore associato nel 1994. Nel 2006 è stato nominato professore ordinario di pediatria a Padova. Dal 2012 al 2018 è stato direttore della Clinica di oncoematologia pediatrica dell’Università di Padova. Dopo il suo pensionamento, è stato nominato direttore dell’Istituto italiano per la medicina genomica di Torino.
Il suo curriculum scientifico parla da sé. Beppe ha avuto un ruolo fondamentale sia nel migliorare la caratterizzazione soprattutto delle leucemie acute linfoblastiche (LAL) del bambino in Italia, sia per gli studi clinici condotti dall’AIEOP in Italia e poi con l’International BFM Group che hanno migliorato la prognosi dei pazienti pediatrici con LAL. A lui e al suo gruppo si devono la centralizzazione dei campioni biologici presso i laboratori di Padova e poi il monitoraggio della malattia residua minima citofluorimetrica durante il decorso clinico. Beppe è sempre stato disponibile a consigliare i centri pediatrici in Italia al fine di caratterizzare al meglio le leucemie acute dei bambini. Tanti centri hanno mandato collaboratori a imparare nel suo laboratorio, quando c’erano casi dubbi era normale rivolgersi a lui. Il valore della sua ricerca è stato riconosciuto anche da AIRC: durante la sua carriera ha ottenuto diversi finanziamenti e ha partecipato all’innovativo Progetto Interregionale pediatrico.
Parlando di un amico che ci ha lasciato troppo presto, non può mancare qualche ricordo personale. Siamo sempre rimasti in stretto contatto. Era sempre disponibile a discutere qualche caso difficile, ed è stata una presenza fissa ai nostri master di ematologia pediatrica a Roma. A me piace ricordare due lavori fatti insieme, tra i tanti. Uno, nel lontano 1987 sul Journal of Experimental Medicine, ci diede grande soddisfazione e lo ricordavamo spesso. Un altro del 2013 in cui mettemmo insieme i database dell’AIEOP e del GIMEMA per descrivere le caratteristiche genetiche suddivise per età di oltre 5000 casi di LAL del bambino e dell’adulto.
L’ultimo è un ricordo più personale, quando nel 2005 fummo nominati a far parte della Commissione nazionale per la ricerca sanitaria del Ministero della salute. In occasione delle riunioni, Beppe stava da noi, era parte della nostra famiglia. Diceva sempre che era diventato il nostro “terzo figlio”…
Il nostro pensiero più affettuoso va a Stefania e al piccolo Lodovico, il suo orgoglio e la sua gioia.
Robin Foà, 21 febbraio 2021
Robin Foà