I progressi contro il tumore al polmone

Ultimo aggiornamento: 1 agosto 2025

I progressi contro il tumore al polmone

Il cancro del polmone è uno dei tumori più diffusi al mondo ed è ancora poco curabile, nonostante i progressi dell’ultimo decennio. Resta fondamentale la prevenzione, ma gli scienziati proseguono gli studi per sviluppare metodi per la diagnosi precoce e terapie più precise e mirate.

Il tumore del polmone è il terzo tipo di cancro più frequente in Italia, nonché la prima causa di morte oncologica negli uomini e la terza nelle donne. La sua diffusione è dovuta principalmente al tabagismo: circa l’85% delle diagnosi è legato al fumo, in assenza del quale il cancro al polmone sarebbe un tumore raro. Quanto alla mortalità, le statistiche evidenziano che, se il tumore è asportato al primo stadio, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è intorno al 90%. Nella maggior parte dei casi i tumori polmonari sono però diagnosticati quando la malattia è già in fase avanzata. Per questi motivi, per migliorare le opzioni contro il tumore del polmone è fondamentale agire su tutti i fronti: dalla prevenzione primaria alla diagnosi precoce fino alle terapie. Come stanno progredendo le ricerche su questo tipo di cancro? Ne parliamo in occasione della Giornata mondiale del tumore del polmone, che cade il primo di agosto di ogni anno.

Le diagnosi precoci

A oggi non esiste ancora un programma di screening organizzato dal Servizio sanitario nazionale per la diagnosi precoce del cancro del polmone. Tuttavia, da studi sperimentali in corso da tempo stanno emergendo dati promettenti. Negli studi sono stati reclutati forti fumatori, attuali o che hanno abbandonato da un po’ la sigaretta, ossia persone considerate ad alto rischio per questo tipo di cancro. Le persone sono state sottoposte a una tomografia computerizzata (TAC o TC) a basso dosaggio del torace. In Italia è attivo dal 2022 un programma sperimentale per la diagnosi precoce del tumore al polmone, chiamato Rete italiana screening polmonare (RISP), che ha l’obiettivo di reclutare 10.000 candidati ad alto rischio, tra i 55 e i 75 anni, forti fumatori o ex-forti fumatori, in 18 centri nel Paese.

Tra gli ultimi risultati raccolti in questo tipo di sperimentazioni ci sono quelli dello studio SUMMIT, condotto nel Regno Unito. L’analisi ha coinvolto oltre 12.700 partecipanti di età compresa tra 55 e 77 anni, con un’abitudine al fumo di sigaretta negli ultimi 20 anni. I dati, pubblicati sulla rivista The Lancet, hanno mostrato che nel tempo il 2% delle persone seguite nello studio ha ricevuto una diagnosi di tumore al polmone e che quasi l’80% di questi casi è stato individuato in fase iniziale (stadio I o II). Spesso per trattarli è stata sufficiente la sola chirurgia. I falsi positivi, cioè i casi in cui il sospetto tumore è risultato essere in realtà una lesione benigna, sono stati circa il 5% del totale, per cui l’esame sembra essere abbastanza specifico.

La rivoluzione farmacologica degli ultimi anni

Nell’ultimo decennio sono molto migliorate le prospettive di cura del tumore del polmone, in particolare del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), la forma più diffusa.

 

Gli immunoterapici sono la categoria di farmaci che negli ultimi anni ha maggiormente rivoluzionato il trattamento del cancro al polmone. Si tratta di medicinali che stimolano il sistema immunitario a rimuovere alcuni freni, in modo da contrastare meglio il tumore. I risultati degli studi su queste terapie, somministrate sia da sole sia in combinazione con altri trattamenti, hanno aperto nuove prospettive terapeutiche per i pazienti dalle fasi iniziali della malattia fino agli stadi più avanzati. Tuttavia, non tutti i tumori al polmone rispondono ancora a questo tipo di cure e a volte, dopo un’efficacia iniziale, diventano resistenti.

 

Opzioni aggiuntive di cura alla chemioterapia e all’immunoterapia sono alcuni farmaci a bersaglio molecolare, composti che agiscono in modo mirato contro determinate caratteristiche delle cellule tumorali. La loro specificità fa sì che, nei pazienti che rispondono, essi siano più efficaci rispetto ai trattamenti tradizionali. Individuare nuovi farmaci a bersaglio molecolare significa rendere vulnerabili ai trattamenti cellule tumorali con mutazioni o altre lesioni, contro le quali a oggi non esistono terapie efficaci. Tra i progressi recenti in questo senso vi sono quelli ottenuti con farmaci mirati contro la mutazione G12C del gene KRAS, presente in diversi pazienti con tumore del polmone e difficile da colpire con le terapie antitumorali oggi disponibili. Anche altre mutazioni comuni, già note ai ricercatori, come EGFR e ALK, continuano a essere oggetto di ricerca al fine di trovare trattamenti innovativi.

Referenze

  • Cristina Da Rold

    Cristina Da Rold (Belluno, 1988) è data-journalist dal 2012. Si occupa di sanità con approccio data-driven, principalmente su Infodata – Il Sole 24 Ore Le Scienze. Scrive prevalentemente di disuguaglianze sociali, epidemiologia e nuove tecnologie in medicina. Consulente e formatrice nell’ambito della comunicazione sanitaria digitale, dal 2015 è consulente per la comunicazione/social media presso l’Ufficio italiano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal 2021 anche presso la Fondazione Pezcoller per la ricerca sul cancro di Trento. Nel 2015 ha pubblicato il libro “Sotto controllo. La salute ai tempi dell’e-health”(Il Pensiero Scientifico Editore). È docente presso il Master in comunicazione della scienza e della salute dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presso il Master in comunicazione della scienza dell’Università di Parma.