Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020
Uno per volta, tutti i gruppi di ricerca che si sono aggiudicati un finanziamento grazie al Programma 5 per mille vengono sottoposti a una valutazione da parte di tre esperti internazionali. Solo chi passa il controllo alla fine del primo triennio viene r
Cinque promossi su cinque: è questo il bilancio, estremamente positivo, della prima tornata di verifiche che AIRC ha programmato per valutare se i progetti di ricerca finanziati nell'ambito dei bandi 5 per mille stanno procedendo come atteso.
Proprio come accade nei maggiori centri di ricerca internazionali, anche AIRC ha deciso che i progetti più impegnativi, con finanziamenti quinquennali, devono essere valutati a metà strada, al termine del terzo anno di attività, con la cosiddetta site visit: una visita in sito da parte di una commissione esterna. I "giudici" sono scelti tra i più accreditati scienziati del settore a livello mondiale, e senza conflitti di interessi (collaborazioni o progetti in comune) con coloro che devono essere valutati. Anche se il compito di selezione non è facile per la Direzione scientifica di AIRC, la qualità della ricerca finanziata dall'Associazione è ormai piuttosto conosciuta all'estero, grazie al gruppo di quasi 600 revisori stranieri che ogni anno valuta i progetti presentati ad AIRC.
"Gli esperti stranieri vengono in Italia conoscendo già, a grandi linee, ciò che devono valutare" dice Lisa Vozza, della Direzione scientifica di AIRC. "Ricevono infatti il progetto originale, che spiega le premesse teoriche del progetto, e un rapporto che spiega lo stato dell'arte e gli obiettivi raggiunti".
La visita vera e propria, invece, si fa in una giornata, densa e impegnativa per chi è sottoposto alla verifica, in genere presso l'istituto di ricerca del coordinatore del programma. Le prime cinque visite si sono svolte nel corso della primavera, altre cinque sono previste fra l'estate e l'autunno, mentre le ultime quattro saranno attivate quando i relativi programmi avranno raggiunto i tre anni di attività.
I ricercatori stranieri conoscono, sulla carta, i pregi scientifici dei ricercatori italiani, ma nonostante ciò arrivano carichi di pregiudizi tipici di cui è gravata l'Italia. "La nostra immagine all'estero è molto deteriorata e la convinzione diffusa è che dal nostro Paese, pieno di menti creative e ingegnose, non può venir fuori nulla di eccezionale a causa dei limiti ambientali: disorganizzazione, burocrazia, scarso senso civico. Questo è quanto percepiamo durante la cena che precede la site visit vera e propria. Ma l'atteggiamento cambia completamente alla fine della visita: più di un esperto straniero si è dichiarato stupito della qualità del lavoro prodotto, della serietà con cui viene svolto e dell'eccellenza dei risultati ottenuti, persino a dispetto dei limiti strutturali che tutti conosciamo. Possiamo dire, quindi, che AIRC non contribuisce solo alla ricerca sul cancro ma, con questi progetti, e attraverso gli esperti stranieri, fa conoscere il lato migliore e più efficiente della scienza italiana, ridandole il ruolo che merita nel consesso internazionale".
Chiunque si sia sottoposto a un esame o una valutazione del proprio lavoro sa quanto possa essere stressante, e lo è anche per lo scienziato più esperto.
"La giornata prevede una serie di presentazioni ai valutatori stranieri. Ognuno racconta a che punto è arrivato nella propria parte di ricerca, integrata con quella degli altri gruppi, e dice quali difficoltà ha eventualmente incontrato" specifica Vozza. "I ricercatori AIRC si preparano con molta cura, ma la tensione è palpabile. A creare l'ansia non è soltanto l'incertezza sul rifinanziamento del programma, ma soprattutto il desiderio di dimostrare a grandi esperti di avere fatto bene". In altre parole, i nostri scienziati ci tengono, giustamente, a fare un'ottima figura e a vedere riconosciuti i loro grandissimi sforzi.
Al termine della visita dei valutatori, dopo avere fatto molte domande durante le presentazioni, si riuniscono e si scambiano le impressioni ricevute, che vengono poi comunicate ad AIRC e al responsabile del programma. Le raccomandazioni dei revisori sono poi scritte in un dettagliato rapporto, che contiene anche consigli su come sia meglio procedere negli anni a venire. Il rapporto contiene la risposta ad alcune domande, che corrispondono agli obiettivi posti dal bando iniziale: il programma sta generando nuove conoscenze a livello molecolare sulla malattia? Le nuove scoperte riusciranno a entrare in clinica entro la fine del finanziamento? Il programma ha reclutato e formato nuove figure di medici ricercatori? Le diverse unità di ricerca coinvolte sono state capaci di lavorare in gruppo e in modo integrato? Medici e scienziati di base sono stati capaci di dialogare davvero tra loro?
"Finora le risposte sono state positive e in alcuni casi addirittura eccellenti. Molti programmi sono già in fase di sperimentazione critica, hanno davvero prodotto una integrazione tra i medici che stanno a contatto col paziente e gli scienziati in laboratorio e, soprattutto, hanno favorito la creazione di reti scientifiche efficaci, capaci di integrare sia i metodi di laboratorio, sia i più avanzati protocolli clinici" conclude Vozza.
Il risultato migliore, però, è quello per i pazienti: tutti i programmi, anche l'unico che ha avuto una difficoltà tecnica che lo ha parzialmente rallentato, sono stati giudicati in grado di fornire, entro il termine dei cinque anni, nuovi vantaggi per i malati.
Il programma guidato da Federico Calligaris-Cappio lavora su nuove terapie per due tumori frequenti e di difficile curabilità: la leucemia linfatica cronica e il mieloma multiplo. I valutatori l'hanno giudicato molto bene, soprattutto perché è già giunto alla fase di sperimentazione clinica: è in corso uno studio sull'accumulo di proteine nel cuore dei pazienti leucemici, un fenomeno che induce scompenso cardiaco.
Lo studio coordinato da Paolo Comoglio prende l'avvio dalle ricerche sull'oncogene Met che controlla la diffusione delle metastasi. Ora si concentra sul carcinoma del colon-retto resistente alle normali terapie. È già in corso uno studio clinico molto promettente con farmaci biologici, considerato dagli esperti stranieri di gran qualità, soprattutto per l'utilizzo di una "strategia di precisione" nel colpire il bersaglio molecolare.
Alessandro Vannucchi, con i suoi collaboratori, sta identificando nuovi bersagli terapeutici nei tumori mieloidi, analizzando i meccanismi responsabili della proliferazione e maturazione delle cellule cancerose. Oltre agli aspetti clinici (già pubblicati in parte su una rivista importante come il New England Journal of Medicine) gli esperti hanno anche apprezzato le sue attività per i pazienti.
Del programma guidato da Robin Foà è stato apprezzato, oltre all'ottimo risultato scientifico sulla prognosi e la terapia delle neoplasie linfoidi acute e croniche, anche il grande lavoro di squadra, con una perfetta integrazione tra scienziati di laboratorio e clinici, oltre che tra ricercatori provenienti da diverse istituzioni.
Il gruppo di lavoro di Alessandro Massimo Gianni ha dovuto cambiare in corsa una parte del suo progetto per un inconveniente tecnico. Nonostante ciò gli esperti hanno apprezzato molto una strategia (quella di inserire una molecola simile al fattore di necrosi tumorale all'interno di un virus inattivato che la trasporterà proprio all'interno delle cellule tumorali) che promette di essere utile in molti tipi di tumore. I risultati preclinici sono promettenti e gli esperti confidano che il progetto possa arrivare alla clinica attorno alla fine del finanziamento.
Redazione