Ultimo aggiornamento: 22 novembre 2024
Dal XV Rapporto sulla condizione dei malati oncologici nel nostro Paese: cosa chiedono i pazienti (e gli ex) per tornare alla normalità dopo il cancro.
“Ridurre la mortalità del 6-8 per cento entro il 2027 vorrebbe dire evitare tra i 10 e i 14.000 decessi all’anno” è l’auspicio dei clinici e dei rappresentanti dei pazienti, riportato nella premessa del 15esimo Rapporto sulla condizione dei malati oncologici in Italia, presentato dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (FAVO). Ma oltre a ridurre la mortalità: “È giunto il tempo di considerare il cancro in tutti i suoi aspetti biologici, medici, psicosociali, ma soprattutto di prolungare nel tempo l’impegno per la ‘presa in carico’, anche dopo la guarigione” scrive nel rapporto il presidente della FAVO Francesco De Lorenzo.
Il numero di persone sopravvissute a un tumore è in crescita ovunque, anche in Italia. Sono infatti quasi 3,6 milioni i cittadini che convivono con una malattia oncologica, di cui circa un quarto, ovvero poco più di 900mila persone, possono essere considerate guarite. Inoltre per quasi una persona su quattro che ha avuto un tumore sono già trascorsi 15 o più anni dalla diagnosi. E per molti tipi di tumore, come quelli del corpo dell’utero, del testicolo e della tiroide, la frazione di guarigione, ovvero la proporzione di pazienti con una diagnosi di cancro ma che presentano gli stessi tassi di attesa di vita dei loro coetanei sani, è superiore al 90 per cento. Tuttavia, se nella maggior parte di questi casi, da un punto di vista clinico l’esperienza del cancro rappresenta a tutti gli effetti il passato, lo stesso non si può dire sul piano lavorativo, sociale e delle tutele. Uno scenario che – ricordano gli esperti – non tiene conto delle più recenti evidenze scientifiche.
“I pazienti che hanno completato la fase acuta delle terapie chiedono informazioni certe sui programmi di follow-up da seguire e il diritto all’oblio, una volta chiusi definitivamente i conti con la malattia” chiarisce Paolo Tralongo, direttore dell’Unità operativa complessa di oncologia medica dell’ospedale Umberto I di Siracusa e coordinatore delle linee guida dell’Associazione italiana oncologia medica (AIOM) dedicate ai lungoviventi. Per venire incontro alle necessità di chi ha terminato le terapie, nel rapporto si definiscono gli indicatori di guarigione più affidabili, focalizzandosi sui bisogni, soprattutto di tipo clinico, socioeconomico e legale. “Le evidenze disponibili consentono di stratificare il rischio dei pazienti con tumore e di sviluppare protocolli più personalizzati per la diagnosi tempestiva, il trattamento di eventuali recidive o delle relative complicanze a lungo termine” sottolinea Paolo Tralongo. “Così si può evitare lo stigma dei pazienti e sostenere il loro ritorno al lavoro, alla vita riproduttiva e alla piena riabilitazione.”
Fabio Di Todaro