HPV e cancro, un problema non solo femminile

Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020

HPV e cancro, un problema non solo femminile

L'infezione da papilloma virus umano è molto comune e, secondo i dati più recenti, è alla base dell'insorgenza di numerosi tumori oltre a quello della cervice uterina.

In Italia l'8,5 per cento di tutti i tumori è legato alla presenza di virus che, utilizzando meccanismi e strategie differenti, riescono a infettare le cellule sane e a dare il via ai processi di formazione del cancro. Tra i virus più noti per il loro legame con il cancro c'è il papilloma virus umano (HPV), responsabile di circa il 20 per cento dei 31.000 casi di tumore causati da virus che si verificano ogni anno. Se fino a qualche anno fa la ricerca si è concentrata solo sul rapporto tra HPV e tumore della cervice uterina, sono sempre più numerose le prove che dimostrano come il papilloma virus abbia un ruolo anche in altri tipi di cancro, non solo femminili e non solo dell'area genitale.

Una famiglia numerosa

HPV non è un unico virus, ma una grande famiglia costituita da oltre 120 diverse tipologie (sierotipi o ceppi), alcune delle quali considerate a "basso rischio" poiché non si associano in genere allo sviluppo di un tumore, e altre definite "ad alto rischio" poiché potenziali fattori di insorgenza del cancro.

Entrando più nel dettaglio, le varianti HPV 6 e HPV 11 sono due delle più note tipologie a basso rischio, responsabili della formazione di verruche e condilomi genitali, mentre HPV 16 e HPV 18 rappresentano i più comuni ceppi ad alto rischio, causando circa il 70 per cento dei tumori della cervice uterina e la maggior parte degli altri tumori legati all'infezione. I membri della famiglia del papilloma sono non solo molto numerosi, ma anche estremamente diffusi, tanto che, si stima, circa 8 persone su 10 nel corso della vita entrano in contatto con uno di questi virus, che si trasmettono soprattutto per via sessuale. La buona notizia è che nella maggior parte dei casi il sistema immunitario è in grado di riconoscere il "nemico" e di eliminare l'infezione nel giro di un paio d'anni circa, senza conseguenze per la salute né sintomi. Bisogna ricordare che ciò vale anche per i sierotipi ad alto rischio, i quali, pur essendo legati allo sviluppo tumorale, non necessariamente daranno origine al cancro.

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Donne in prima linea

Il papilloma virus è presente praticamente nel 100 per cento dei tumori della cervice uterina, un cancro che colpisce in Italia 2.300 persone ogni anno e rappresenta il 2 per cento di tutti i nuovi tumori nelle donne. E se nei Paesi occidentali il rischio di ammalarsi e di morire a causa di questo tumore si sta riducendo progressivamente grazie a programmi di prevenzione e di diagnosi precoce, nei Paesi a basso e medio reddito il peso della malattia si fa sentire con tutta la sua forza: secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, infatti, il 90 per cento dei 270.000 decessi per tumore cervicale del 2015 ha interessato proprio queste zone del pianeta. Indipendentemente dall'area geografica in cui si vive, evitare l'infezione da HPV è importante per prevenire il cancro della cervice uterina, che è più frequente tra le persone più giovani e meno in quelle di età superiore a 50 anni. Questa differenza dipende dal fatto che la trasmissione dell'HPV, condizione necessaria perché si sviluppi il tumore, è più comune tra i giovani. Il cancro si manifesta dopo un percorso che dura diversi anni, caratterizzato dalla formazione di lesioni precancerose facilmente riconoscibili e curabili dallo specialista.

Un numero elevato di partner sessuali, la giovane età all'inizio dell'attività sessuale, lo scarso accesso alla prevenzione, ma anche la presenza di altre infezioni concomitanti, il fumo e l'assunzione di contraccettivi ormonali possono favorire la persistenza dell'infezione e in seguito anche lo sviluppo del tumore.

Area genitale a rischio

La presenza di HPV si riscontra anche in altri tumori dell'apparato genitale, senza distinzioni di genere. Il virus è presente nell'88 per cento dei tumori dell'ano, soprattutto nella variante HPV 16 (73 per cento dei casi) e in quella HPV 18 (5 per cento). Gli uomini omosessuali con infezione da HIV rappresentano la categoria più a rischio di contagio da HPV e di sviluppo del tumore dell'ano, ma anche tra gli uomini eterosessuali e le donne si riscontra l'infezione associata a questa neoplasia.

HPV 16 e HPV 18 hanno un ruolo importante anche in un altro tumore maschile, quello del pene, per il quale si registrano in Italia circa 500 casi all'anno, la metà associati alla presenza del virus. Ancora una volta la presenza contemporanea dell'infezione da HIV si associa a una maggiore incidenza del tumore (circa 4-8 volte superiore). Il papilloma virus non fa distinzioni di genere: i tumori di vagina (200 nuovi casi all'anno) e vulva (1.200 casi) sono spesso legati alla presenza dell'infezione. In particolare, in oltre la metà dei tumori della vagina si riscontra la presenza di HPV 16 e 18, mentre l'infezione si associa solo ad alcuni tipi di tumore della vulva.

Bersaglio testa e collo

I tumori della testa e del collo, e in particolare quelli che colpiscono la cavità orale orale (lingua, bocca, tonsille) e l'orofaringe, stanno attirando sempre di più l'attenzione di chi si occupa di neoplasie legate all'HPV. Secondo i dati del Registro nazionale tumori (AIRTUM), circa il 10 per cento dei 4.600 tumori che ogni anno colpiscono il cavo orale è associato all'HPV, così come il 2,4 per cento di quelli della laringe e il 31 per cento di quelli dell'orofaringe. Proprio l'orofaringe rappresenta per gli uomini la sede nella quale si sviluppa il maggior numero di tumori HPV-correlati (500 casi l'anno, il 40 per cento di tutti i tumori legati al virus negli uomini).

Tra i fattori di rischio per questo tumore emergono il sesso orale con un numero elevato di partner e l'abitudine al fumo. "Fin dai primi anni duemila assistiamo a un aumento dei casi di tumore dell'orofaringe negli uomini" spiega Lisa Licitra, che dirige la Struttura complessa oncologia medica 3 - Tumori testacollo all'Istituto nazionale tumori di Milano. "Il ruolo del sesso orale è piuttosto scontato, con il passaggio diretto del virus dalla sua sede genitale al cavo orale, mentre per il fumo di sigaretta restano ancora punti da chiarire" prosegue l'esperta ricordando che la sigaretta aumenta il rischio anche di diversi tumori delle vie aeree. "Si può pensare che il fumo aumenti lo stato di infiammazione, facilitando lo sviluppo del tumore, oppure che agisca riducendo l'efficacia del sistema immunitario nel contrastare l'infezione" conclude.

La prevenzione oggi è realtà

Le buone notizie in termini di prevenzione dei tumori legati all'HPV non mancano. Il primo passo è senza dubbio evitare comportamenti che aumentano le probabilità di contrarre un'infezione, come per esempio un numero elevato di partner sessuali, il sesso non protetto, ma anche il fumo di sigaretta o l'abuso di alcolici.

I vaccini oggi disponibili contro diversi sierotipi di HPV rappresentano inoltre uno strumento di prevenzione estremamente sicuro ed efficace. Uno studio pubblicato nel 2017 sul Journal of Infectious Diseases ha mostrato che in 8 anni il vaccino quadrivalente ha ridotto la prevalenza delle infezioni dell'89 per cento tra le ragazze tra i 14 e i 24 anni di età. "E la riduzione delle infezioni anche tra le non vaccinate dimostra l'efficacia della cosiddetta protezione di gregge, in cui chi è vaccinato fa da muro contro la diffusione del virus tra la popolazione" osservano gli autori.

Gli screening come il Paptest o il test per la ricerca del DNA di HPV fanno il resto, contribuendo alla diagnosi precoce del tumore della cervice, all'incremento delle possibilità di cura e all'aumento della sopravvivenza media. Per quanto riguarda gli altri tumori associati all'infezione da HPV, al momento non sono disponibili programmi di screening ad hoc, ma la vaccinazione resta uno strumento di prevenzione valido per tutti.

Vaccinazione non significa sesso a rischio

Ma la vaccinazione non è un invito per i ragazzi e le ragazze ad abbandonare il sesso sicuro. Il timore di questo risvolto negativo della vaccinazione anti-HPV è alla base dei dubbi di molti genitori e di alcuni medici sull'opportunità di vaccinare gli adolescenti. A chiarire la situazione ha pensato uno studio statunitense recentemente pubblicato sulla rivista Vaccines nel quale sono stati analizzati i comportamenti sessuali in un gruppo di ragazze di età compresa tra 13 e 21 anni. "Dopo la vaccinazione le ragazze hanno comunque continuato a fare sesso sicuro, consapevoli del rischio di trasmissione di altre malattie oltre a quelle legate all'HPV" spiegano gli autori, ricordando che la vaccinazione può rappresentare un importante momento di dialogo e di educazione sessuale.

Il vaccino in Italia

La vaccinazione gratuita contro l'HPV è stata introdotta in Italia nel 2008, con una proposta originale che prevedeva l'offerta attiva a tutte le ragazze nel loro 12° anno di età e che negli anni si è estesa a fasce di età differenti, secondo decisioni regionali. Con il Piano nazionale vaccini 2017-2019 la vaccinazione è stata estesa anche ai maschi e sono stati stabiliti gli obiettivi di copertura vaccinale, oggi ferma sotto il 77 per cento: il traguardo è rappresentato da una percentuale almeno pari al 95 per cento di persone vaccinate sia tra i maschi sia tra le femmine entro il 2019. I vaccini disponibili in Italia sono tre: uno bivalente (contro HPV 16 e 18), uno quadrivalente (HPV 6, 11, 16 e 18) e uno nonavalente (HPV 6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58). Tutti sicuri e con effetti collaterali minimi, da somministrare in due o tre dosi a seconda dell'età.

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