Farmaci, no al rifiuto

Ultimo aggiornamento: 22 novembre 2024

Farmaci, no al rifiuto

Evitare di sprecare le medicine è un comportamento virtuoso che fa risparmiare soldi e riduce l’inquinamento ambientale.

Alcuni ricercatori olandesi hanno dimostrato che, recuperando e redistribuendo le compresse di farmaci antitumorali inutilizzate dai pazienti, ma non scadute e correttamente conservate, si riduce di quasi il 70 per cento la produzione di rifiuti inquinanti e si risparmiano fino a 1.300 euro per persona. Lo studio ROAD, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista JAMA Oncology, offre lo spunto per riflettere su un modo semplice per rendere le cure farmacologiche più accessibili e sostenibili.

Risorse da sfruttare

I farmaci scaduti sono rifiuti speciali altamente inquinanti che non vanno mai dispersi nell’ambiente, ma depositati negli appositi contenitori presenti nelle farmacie. Se un farmaco non è scaduto, però, non andrebbe considerato un rifiuto, semmai una risorsa, visto il prezzo e, in alcuni casi, i problemi di approvvigionamento.

L’idea che i farmaci avanzati ma ancora utilizzabili vengano recuperati piace a tutti: responsabili delle politiche sanitarie, operatori sanitari e pazienti. Si risparmierebbero molti soldi e si eviterebbero i problemi di smaltimento. Ciò che giustamente desta preoccupazione è garantire che la medicina riconsegnata da un paziente o dai suoi familiari sia stata conservata come indicato nel foglietto illustrativo e sia ancora totalmente integra in modo da poter essere utilizzata da un altro paziente. Per raggiungere questo obiettivo potrebbe aiutarci la tecnologia: confezioni “intelligenti” in grado di registrare le condizioni di conservazione potrebbero mettere al sicuro da rischi di difformità. L’uso di questi dispositivi introdurrebbe un costo che verrebbe però ampiamente compensato dal recupero dei medicinali.

I farmaci antitumorali somministrati per via orale (OAD, dall’inglese “oral anticancer drugs”) sono buoni candidati alla “re-dispensazione” per vari motivi. Prima di tutto, alcuni studi hanno dimostrato che circa un terzo dei pazienti interrompe il trattamento prima del previsto e che circa la metà di loro in quel momento ha in casa delle confezioni di farmaco ancora integre. In secondo luogo, se ancora sotto brevetto, si tratta in genere di farmaci costosi.

La prova del nove

I ricercatori dei dipartimenti di farmacia di alcune università olandesi hanno voluto verificare la fattibilità e i vantaggi di questo approccio. Hanno coinvolto 4 ospedali e proposto ai pazienti con tumore che dovevano assumere AOD che si conservavano a temperatura ambiente di partecipare alla sperimentazione. In totale hanno trovato 1.071 volontari a cui hanno consegnato i farmaci in contenitori speciali, sigillati e dotati di un sensore di temperatura. Hanno poi chiesto di restituire i farmaci avanzati alla farmacia dell’ospedale che si è fatta garante di controllare che i medicinali restituiti avessero un aspetto integro, non avessero superato la data di scadenza e fossero stati conservati alla temperatura indicata.

I partecipanti allo studio erano persone di 60-70 anni, in prevalenza (58 per cento) maschi; 171 di loro hanno restituito 335 confezioni inutilizzate di antitumorali, 228 delle quali sono state consegnate ad altri pazienti. I rifiuti si sono così ridotti del 68,1 per cento. I ricercatori hanno calcolato che il risparmio netto annuale per partecipante era compreso tra 576 e 1.348 euro.

“Per quanto sappiamo, questo è il primo studio a proporre la re-dispensazione dei farmaci inutilizzati introducendo un approfondito processo di controllo di qualità” hanno commentato gli autori. “Questi risultati servono come prova per sostenere l’inclusione della re-dispensazione nella legislazione e nelle linee guida cliniche. Si offre una strategia di minimizzazione dei rifiuti per contribuire a un accesso sostenibile ed economicamente accettabile ai farmaci. Il metodo potrebbe essere impiegato anche per farmaci non antitumorali il cui prezzo supera i 100 euro per confezione.”

Cosa si fa già

In Italia, esistono già alcune iniziative che si muovono in questa direzione. Il Banco farmaceutico ha promosso il progetto Recupero farmaci validi non scaduti (RFV). Chiunque può donare i medicinali di cui non ha più bisogno, consegnandoli ai farmacisti che partecipano all’iniziativa. I farmaci donati sono poi consegnati agli enti assistenziali convenzionati con il Banco farmaceutico. Possono essere donati farmaci non scaduti (con almeno 8 mesi di validità), correttamente conservati nella loro confezione primaria (blister) e secondaria (scatola) originale integra. Non è possibile recuperare i farmaci che appartengono alle tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope, i farmaci da conservare in frigorifero e i farmaci ospedalieri. In Emilia-Romagna è attivo il progetto Farmaco Amico, promosso dal gruppo Hera, che punta a raccogliere i medicinali con ancora almeno 6 mesi di validità per donarli a enti non profit. I farmaci vengono impiegati in progetti di assistenza alle fasce più deboli della comunità.

Anche le autorità sanitarie stanno diventando sensibili al tema. Esiste una scienza, l’ecofarmacovigilanza, che si occupa di monitoraggio, minimizzazione e prevenzione dell’inquinamento da farmaci. Se dispersi nell’ambiente, alcuni medicinali come gli antibiotici possono far aumentare problemi come la resistenza antimicrobica. In passato accadeva che interi lotti di farmaci perfettamente integri, e quindi efficaci e sicuri, venissero mandati al macero solo perché il foglietto illustrativo non riportava le ultime variazioni autorizzate dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA). Si tratta di 10 milioni di confezioni solo nel 2012. L’AIFA è intervenuta e dal 2014 il farmacista può consegnare al cittadino il farmaco sul quale è intervenuta una variazione di sicurezza, semplicemente accompagnandolo con la versione aggiornata del foglietto illustrativo.

In conclusione, cosa possiamo fare se abbiamo dei medicinali che potrebbero essere ancora usati? Chiediamo al nostro farmacista che ci saprà suggerire i progetti per il riutilizzo, attivi sul territorio. Cosa NON dobbiamo fare? Se ci avanza qualche medicina, non distribuiamola a familiari e amici perché “ha gli stessi sintomi che avevo io” o perché “a me ha fatto bene”: non è questa la re-dispensazione virtuosa. Con i farmaci non si scherza, è il medico a doverli prescrivere.

Referenze

  • Smale EM, et al. Cost Savings and Waste Reduction Through Redispensing Unused Oral Anticancer Drugs - The ROAD Study. JAMA Oncol. doi:10.1001/jamaoncol.2023.4865. Published online November 16, 2023.
  • Agenzia Zoe

    Agenzia di informazione medica e scientifica