Ultimo aggiornamento: 8 maggio 2025
Le nuove diagnosi e i decessi per il tumore all’ovaio nel mondo sono aumentati negli ultimi 30 anni, ma non per tutte le donne allo stesso modo. Un’analisi dell’andamento globale della malattia aiuta a individuare le persone più a rischio, anche nel nostro Paese.
Dal 1990 a oggi il numero di diagnosi di tumori all’ovaio è aumentato ed è probabile che continuerà a farlo nei prossimi anni. Secondo i risultati dello studio pubblicato sulla rivista BMC Cancer a febbraio 2025, la crescita non è omogenea. Infatti, varia a seconda dell’età delle pazienti e dei diversi Paesi ed è associata a due tra i principali fattori di rischio: l’obesità e l’esposizione all’amianto. L’8 maggio, nella Giornata mondiale per il tumore ovarico, la diffusione di queste informazioni potrà sia aiutare i progressi della ricerca, anche clinica, in questo campo, sia evidenziare le disparità che rimangono nella prevenzione e nella cura di questo tumore.
Per comparare le diverse evoluzioni dei casi di tumore all’ovaio nel mondo, il gruppo di ricerca ha analizzato diversi indici e parametri in relazione alle principali neoplasie femminili dal 1990 al 2021, provenienti dal programma di ricerca internazionale “Global Burden of Disease”. I risultati dello studio hanno confermato che il tumore all’ovaio è meno diffuso di altre neoplasie femminili, come quelle della cervice uterina e del seno, ma in proporzione provoca più decessi. Ne è un esempio il fatto che nel 2021 nel mondo sono stati registrati 200.000 casi di tumore all’ovaio, circa 10 volte in meno di quelli del cancro della mammella, ma sono stati circa 100.000 i decessi dovuti a un cancro ovarico, ovvero circa 6 volte in meno rispetto a quelli dovuti al cancro della mammella. Nonostante le terapie siano migliorare negli ultimi anni, il tumore ovarico rimane infatti una delle neoplasie più difficili da curare. La causa è soprattutto dei ritardi nelle diagnosi, dovuti sia a caratteristiche proprie della malattia, che non provoca sintomi riconoscibili nelle prime fasi, sia alla mancanza di esami di screening efficaci. Esisterebbero esami efficaci di screening per le donne con le mutazioni dei geni BRCA1 e 2, ma soltanto una parte di loro è consapevole di presentarle e viene monitorata in modo opportuno.
Ciononostante, l’incidenza del tumore all’ovaio, ovvero il numero di nuove diagnosi e decessi, è aumentata negli ultimi 30 anni e potrebbe continuare a crescere fino al 2050. Questi andamenti però variano a seconda dei fattori presi in considerazione. Negli ultimi anni sono aumentati i nuovi casi tra le ragazze di 20-24 anni, mentre sono diminuiti quelli per chi ha più di 75 anni. Anche la mortalità è cresciuta tra le pazienti giovani e si è ridotta tra le donne più anziane. Differenze notevoli sono state osservate anche tra Paesi con un diverso grado di sviluppo, rappresentato dall’indice sociodemografico. Per esempio, in Europa e negli Stati Uniti più donne ricevono una diagnosi di tumore all’ovaio, ma sono diminuiti i decessi per la patologia. Nei Paesi classificati come meno sviluppati, invece, la mortalità è cresciuta negli ultimi anni. Alla base di questa discrepanza potrebbe esserci un differente sviluppo dei servizi sanitari e di accesso a metodi di prevenzione, diagnosi precoce e cura.
L’aumento del numero di donne con tumore ovarico potrebbe essere anche dovuto all’obesità, uno dei principali fattori di rischio individuati dai ricercatori, seguito dall’esposizione all’amianto. In media il numero di persone con un eccessivo peso corporeo sta aumentando a livello globale, e l’Italia non è da meno. Gli ultimi dati disponibili riportano che nel 2021 circa il 10% delle persone era obesa, una percentuale che è raddoppiata dal 1990 e persino quadruplicata tra gli adolescenti. Per quanto riguarda l’amianto, le sue conseguenze sono minori nel nostro Paese, ma non trascurabili. Nonostante il suo utilizzo sia vietato dal 1992, ogni anno più di 50 donne sviluppano tumori e altre malattie associate a esposizione professionale.
Ulteriori studi dovranno dunque verificare se, per esempio, l’aumento delle diagnosi e della mortalità della malattia per le giovani donne sono associate rispettivamente a una condizione di sovrappeso e obesità o all’aggressività della malattia. Tuttavia, in Italia questi risultati mostrano come i miglioramenti delle cure abbiano portato a guarire più tumori all’ovaio. Evidenziano anche la necessità di sensibilizzare le persone sull’importanza della prevenzione e di un’alimentazione salutare fin da giovani.
Camilla Fiz