Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020
A parlare, coloro che fanno sperimentazione animale, ma anche esperti di comunicazione e pazienti che anche agli animali di laboratorio devono terapie salvavita.
Gli esperti che si occupano di benessere degli animali nella ricerca scientifica si sono ritrovati a Roma per la quarta volta da quanto, nel 2010, hanno scritto la cosiddetta Basel Declaration.
Si tratta di un documento con cui il gruppo di ricercatori si impegnava a una maggiore trasparenza e comunicazione sull'uso degli animali di laboratorio. Nel documento si invitava, fra le altre cose, a seguire la cosiddetta regola delle 3R (replacement, ovvero sostituzione degli animali con metodi alternativi ogniqualvolta ciò sia possibile; reduction, ovvero riduzione al minimo del numero di animali usati in ricerca; refinement, ovvero studio di metodologie di ricerca in grado di limitare al massimo l'eventuale dolore o fastidio per l'animale). Sempre dal 2010 la regola delle 3R fa parte anche della Direttiva europea che stabilisce le norme da seguire in materia in tutti i Paesi dell'unione.
In seguito alla stesura della Basel Declaration è nata anche una società scientifica, con lo stesso nome, che si è data il compito di aggiornarne e promuoverne i principi. "Siamo nati per dire sia a chi è contrario all'uso degli animali in ricerca, sia ai colleghi che non ne sentivano l'esigenza che gli scienziati che fanno questo tipo di esperimenti sono tutt'altro che insensibili alle questioni etiche" ha spiegato in apertura Stefan Treue, direttore del German Primate Center di Gottinga, in Germania, e uno dei primi firmatari del documento. "La strada tracciata con le 3R è l'unica percorribile, al momento attuale, visto che non possiamo fare a meno degli animali tutte le volte che dobbiamo valutare la reazione di un organismo complesso a un farmaco o a una nuova scoperta. Nello stesso tempo, però, dobbiamo lavorare dal punto di vista tecnico per limitare il numero di esemplari in ciascun esperimento o per cercare alternative, qualora siano possibili e altrettanto sicure per l'uomo".
La scelta di Roma come sede del congresso non è stata casuale: negli ultimi anni il nostro Paese ha vissuto un'intensificazione delle attività dei gruppi che difendono i diritti degli animali. Campagne in cui non sempre è stata diffusa un'informazione precisa: si è per esempio diffusa l'idea che sia possibile fare a meno degli animali, senza correre rischi per la salute umana. Questo, al momento, non corrisponde purtroppo al vero, come ha sottolineato Giuliano Grignaschi, responsabile dell'Animal Care Unit dell'Istituto Mario Negri di Milano e segretario generale di Research4Life, un consorzio creato da numerose istituzioni di ricerca, enti non profit, università e industrie per fornire un'informazione scientificamente corretta in materia. "Il Parlamento italiano ha emanato una legge, per ora congelata da una moratoria che scadrà il 31 dicembre 2016, ancora più restrittiva della norma europea che si ispira alle 3R. Si tratta di un provvedimento che metterebbe a rischio interi settori di ricerca medica, e in particolare quello oncologico poiché vieta gli xenotrapianti, cioè il trapianto di tessuti tra una specie e l'altra, una tecnica spesso usata per studiare la risposta ai diversi farmaci dei tessuti tumorali umani prelevati dai pazienti". Oltre agli xenotrapianti, la normativa italiana vieterebbe anche la ricerca animale sulle droghe da abuso, essenziale, per esempio, per trovare una cura per le crisi di astinenza dei neonati nati da madri tossicodipendenti.
L'incontro romano ha visto la presenza di esperti internazionali, come Guido Silvestri, direttore della Divisione di microbiologia e immunologia della Emory University, negli Stati Uniti. Silvestri, che si occupa di ricerca sull'AIDS, ha ricordato che tutto ciò che si sa oggi sul virus HIV è stato scoperto soprattutto grazie agli studi con le scimmie. Oggi, tuttavia, contro l'HIV manca ancora un vaccino e i farmaci salvavita per chi convive con l'AIDS sono da migliorare: senza i primati, indispensabili a queste ricerche, tali obiettivi sono irraggiungibili.
È poi intervenuta Fiona Fox, responsabile del Science Media Center di Londra, concentrandosi sui problemi di comunicazione in Gran Bretagna. Qui il movimento animalista è stato particolarmente intenso e violento dagli anni sessanta agli anni ottanta. Fox ha spiegato come una politica di dialogo e apertura da parte degli scienziati abbia contenuto le forme più estreme di opposizione all'uso degli animali nella ricerca.
Hanno chiuso il convegno, presso il Senato della Repubblica, alcune straordinarie testimonianze di pazienti che si sono esposti in prima persona per far capire quanto è importante, per la loro stessa sopravvivenza, la possibilità di ricorrere, se necessario, al modello animale per provare nuove terapie. Particolarmente toccante la dichiarazione della mamma di una ragazza colpita da una malattia rara e incurabile, che si rivolgeva idealmente a chi propone di vietare la sperimentazione animale: "Chi siete voi - ha detto la mamma - per dire a me che non posso cercare una cura per mia figlia?".
Il congresso di Roma ha prodotto un documento importante destinato a coloro che devono valutare i progetti di ricerca nell'ottica dell'adesione alle 3R. Per quanto si cerchi di standardizzare i criteri che garantiscono una sperimentazione rispettosa degli animali, a volte i funzionari dell'Istituto superiore di sanità che devono decidere se autorizzare un progetto o meno non hanno vita facile. Per esempio, le 3R prevedono di ridurre al minimo il numero degli esemplari coinvolti, senza compromettere la validità statistica dei risultati, ma chiedono al contempo il maggior benessere possibile per gli animali. In alcuni casi, se gli animali coinvolti sono molto sociali, ridurre troppo il loro numero rischia di aumentare la loro solitudine. Un altro problema sottolineato dagli esperti riguarda l'obbligo di ricorrere a misure alternative, se esistono. Il fatto stesso che vengano menzionate nella Dichiarazione di Basilea ha indotto infatti i cittadini a credere che le alternative esistano sempre e che siano sempre disponibili, quando in realtà il quadro è ben diverso: solo in pochissimi casi si è trovato un degno sostituto del modello animale. Per i revisori dei progetti, quindi, si profila un compito complesso, perché ciascuna delle 3R dipende dalle altre, in un delicato equilibrio tra protezione dell'animale, rispetto delle norme etiche ed efficacia della ricerca.
Daniela Ovadia