Ultimo aggiornamento: 28 luglio 2025
L’epatite B è un’infezione spesso silenziosa, ma dalle conseguenze potenzialmente gravi, incluso l’aumento del rischio di cancro al fegato. I dati più recenti confermano che l’incidenza è sotto controllo, ma è possibile fare molto di più, soprattutto per alcuni gruppi di persone più a rischio.
L’epatite B è un’infezione del fegato causata dal virus HBV (dall’inglese Hepatitis B virus). Si trasmette attraverso il contatto con sangue infetto o altri liquidi biologici, e può avvenire per via sessuale, per trasmissione da madre a figlio al momento del parto, o attraverso pratiche non sterili come tatuaggi, piercing, iniezioni o trattamenti estetici. Nella maggior parte degli adulti, l’infezione si risolve spontaneamente.
Il rischio maggiore legato all’infezione con il virus dell’epatite B è legato soprattutto alla possibile cronicizzazione della malattia. L’epatite B può diventare cronica, in particolare se il contagio avviene in giovane età o se il sistema immunitario non riesce a eliminare il virus. L’infezione può rimanere asintomatica per anni, ma nel tempo provoca danni progressivi al fegato. Nei casi più gravi si sviluppa una cirrosi epatica, condizione irreversibile che può evolvere in carcinoma epatocellulare, il tumore del fegato primitivo più comune. Questo tipo di tumore ha una prognosi spesso sfavorevole e rappresenta una delle principali cause di morte per tumore a livello globale.
Secondo l’OMS, oltre 250 milioni di persone nel mondo vivono con epatite B cronica. In Italia, le stime parlano di centinaia di migliaia di casi, molti dei quali non diagnosticati.
Secondo il “Bollettino Epatiti n. 16” pubblicato dall’Istituto superiore di sanità (ISS), aggiornato al 31 dicembre 2024, l’incidenza dell’epatite B acuta in Italia resta relativamente stabile. Tuttavia, l’analisi dei casi confermati rivela alcuni aspetti critici:
È importante sottolineare che in alcuni casi segnalati nel bollettino, le persone risultavano formalmente vaccinate, ma l’infezione si è comunque verificata. Una lettura più approfondita dei dati mostra però che si trattava di cicli vaccinali incompleti o non aggiornati: casi che, secondo il commento dell’ISS, sarebbero stati evitabili con un’offerta vaccinale più attenta e tempestiva.
Il vaccino contro l’epatite B è uno dei più efficaci disponibili: garantisce una protezione di lunga durata e ha un eccellente profilo di sicurezza. In Italia è stato reso obbligatorio nel 1991 per tutti i neonati, contribuendo in modo decisivo alla riduzione della trasmissione del virus. Restano però scoperte alcune fasce di popolazione:
Per queste categorie il Ministero della salute raccomanda una vaccinazione attiva e gratuita, spesso disponibile anche attraverso i Dipartimenti di prevenzione delle ASL. Una buona copertura vaccinale non solo protegge il singolo, ma contribuisce a limitare la circolazione del virus nella popolazione, riducendo il rischio di nuovi casi e complicanze gravi.
Raffaella Gatta