Ultimo aggiornamento: 28 marzo 2022
Un’analisi, effettuata su richiesta di Farmindustria, dimostra che i ritardi nelle visite e nelle operazioni maturati durante il lockdown e recuperati in parte nella primavera del 2021 hanno ricominciato ad accumularsi in seguito al picco di omicron.
A circa un anno e mezzo dall'inizio della pandemia di Covid-19, nella primavera del 2021, il Sistema sanitario nazionale italiano ha profuso uno sforzo importante per recuperare i ritardi accumulati durante il lockdown del 2020 nelle diagnosi di tumore e nelle terapie oncologiche non urgenti. I risultati che cominciavano a vedersi sono stati però in parte vanificati dalla “fiammata” di nuovi contagi da Covid-19 registrata a partire da dicembre 2021, con l’ondata provocata dalla variante omicron. Dopo l'allarme lanciato all'inizio di gennaio da numerose organizzazioni di medici, ora la conferma arriva da un'analisi realizzata dall'Osservatorio sull’impatto della pandemia da Covid-19 sull’accesso alle diagnosi e alle cure, creato dalla società di consulenza IQVIA in collaborazione con Farmindustria.
I ricercatori hanno interpellato un campione rappresentativo di 900 medici di medicina generale e 450 oncologi ed ematologi per ricostruire l’andamento degli ultimi tre anni (da gennaio 2019 a dicembre 2021) e confrontare la situazione attuale con quella precedente alla comparsa del virus SARS-CoV-2.
Per quanto riguarda in particolare le malattie oncologiche, le nuove diagnosi risultano essere diminuite complessivamente dell'8 per cento circa nel 2021 rispetto al 2019; i ricoveri per interventi chirurgici sono diminuiti del 3 per cento circa, mentre il numero di terapie somministrate all'interno delle strutture sanitarie nel 2021 si è ridotto addirittura del 13 per cento rispetto a due anni prima, a causa della preoccupazione dei pazienti e dei limiti di accesso posti dalle istituzioni ad ambulatori e reparti.
Questo non ha solo allungato le liste di attesa ma, per molti malati di tumore, ha probabilmente significato ottenere un'assistenza adeguata solo quando il cancro era già progredito significativamente. Il Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo) ha denunciato la situazione negli stessi giorni in cui veniva completata questa analisi: "Negli ultimi anni sono stati ottenuti progressi molto importanti nella cura di pazienti affetti da tumori maligni: aumento di guarigioni, prolungamento della sopravvivenza per chi non guarisce e miglioramento della qualità di vita per la maggior parte dei pazienti" ha detto Luigi Cavanna, presidente di Cipomo. "Questi progressi sono stati ottenuti attraverso la prevenzione con gli screening, la ricerca tecnica, biologica, farmacologica, e strategie di cura multidisciplinare, ma rischiano di essere vanificati dalla pandemia di Covid-19. Chi oggi, a inizio 2022, ha bisogno dell’ospedale per patologie diverse dal Covid-19 rischia di non ricevere una cura adeguata, o comunque di gran lunga inferiore al gennaio 2020" ha spiegato.
I dati contenuti nell’analisi hanno trovato conferma nella pubblicazione dei dati di attesa in Lombardia, una delle Regioni più attive in campo oncologico, sulla quale convergono anche pazienti da fuori Regione. A metà febbraio 2022, i tempi di attesa per una colonscopia con polipectomia, un esame interventistico essenziale per chi è a rischio di sviluppare un cancro del colon, sono di 399 giorni per chi accede con il Sistema sanitario nazionale.
Agenzia ZOE