Dal 2026 per i malati oncologici più tutele sul lavoro

Ultimo aggiornamento: 11 luglio 2025

Dal 2026 per i malati oncologici più tutele sul lavoro

Via libera anche dal Senato alla norma che dà diritti in più a dipendenti e liberi professionisti con invalidità superiore al 74% e alle prese con un percorso di cure oncologiche, in follow-up precoce, con malattie croniche o rare.

Prima è arrivato l’ok unanime della Camera, a marzo 2025. Poi quello parimenti concorde del Senato, l’8 luglio. Dopo anni di richieste avanzate dai malati oncologici e dalle loro famiglie, rappresentate da associazioni di pazienti, il mondo della politica italiana si è mostrato compatto, con un ulteriore passo a tutela di alcuni diritti. Dal 2026 i quasi 4 milioni di pazienti che vivono nel nostro Paese potranno contare su una norma salva-lavoro. La legge, votata in maniera trasversale da tutti i gruppi politici, prevede che i lavoratori dipendenti affetti da malattie oncologiche (o comunque invalidanti, croniche o rare), con un grado di invalidità pari o superiore al 74% possano richiedere un periodo di congedo non superiore a 24 mesi. Durante questa “pausa”, continuativa o frazionata, ogni persona manterrà il proprio posto di lavoro, anche se senza stipendio (e non potendo svolgere alcuna altra attività lavorativa). 

I diritti garantiti dalla legge “salva-lavoro”

Si tratta di un cambiamento importante, perché in passato alcuni lavoratori sono stati licenziati allo scadere dei 6 mesi, previsti quale limite di assenza massima (in gergo chiamato comporto) finora in vigore per la conservazione del posto di lavoro. Alla luce delle nuove regole, invece, il paziente oncologico potrà chiedere di assentarsi per ulteriori 18 mesi: senza stipendio e contribuzione (ai fini dell’anzianità e della pensione), ma con la garanzia di conservare il posto di lavoro. La legge prevede pure che al termine del periodo di congedo il lavoratore possa lavorare in remoto in maniera prioritaria “ove la prestazione lavorativa lo consenta”. Viene garantito inoltre un incremento a 10 ore dei permessi retribuiti (attualmente in molti contratti collettivi nazionali ne sono previste 18, quindi si potrà arrivare fino a 28) per tutti i pazienti fragili soggetti a visite ed esami ravvicinati, o con figli con malattie oncologiche o di altro tipo che comportino un grado di invalidità di almeno il 74%. Per le ore di permesso aggiuntive rispetto ad altri permessi contrattuali, scatterà inoltre l’applicazione della disciplina prevista per i casi di gravi patologie che richiedono terapie salvavita.

Sono previste più tutele anche per i lavoratori autonomi, con la possibilità di sospendere l’attività fino a 300 giorni all’anno per chi ha incarichi continuativi (attualmente tale sospensione è fino a 150 giorni).

L’applicazione della norma

Per l’applicazione della norma sono previste coperture finanziarie crescenti a partire da 20,9 milioni nel 2026, per arrivare a 25,2 dal 2035 - che si spera possano essere adeguate al fabbisogno. Nel testo della legge sono contenute in aggiunta indicazioni circa l’istituzione di un fondo da 2 milioni annui che saranno gestiti dal Ministero dell’università e della ricerca per erogare premi di laurea in memoria di persone colpite da malattie oncologiche, da assegnare a laureati in materie inerenti la salute. È previsto anche il potenziamento dell’infrastruttura tecnologica dell’Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS).

Un ulteriore passo dopo l’oblio oncologico

Per esercitare i propri diritti i pazienti non dovranno fare altro che richiedere una certificazione semplificata all’oncologo che li ha in cura o al proprio medico di medicina generale.

Il provvedimento si inserisce nelle misure inaugurate con l’approvazione della legge sul cosiddetto oblio oncologico. “Compiamo un altro passo in avanti a sostegno di chi affronta lunghi e complessi percorsi di cura e di riabilitazione, dando un segnale di civiltà e umanità” è stato il commento rilasciato a caldo dal Ministro della salute, Orazio Schillaci.

Cosa ne pensano i pazienti

È soddisfatta Annamaria Mancuso, coordinatrice del gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, cui aderiscono 46 associazioni di pazienti. “Siamo contenti per tutti coloro che potranno avere una maggiore serenità almeno per ciò che riguarda la stabilità professionale ed economica, in modo da contenere gli effetti della tossicità finanziaria dovuta alla perdita di produttività legata alle conseguenze della malattia” ha dichiarato. Più cauta invece la posizione della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (FAVO): “Si va nella direzione giusta, ma permangono delle lacune che avremmo voluto vedere colmate da questa legge: dal divieto di lavoro notturno per i pazienti oncologici all’obbligo per i datori di lavoro di comunicare in anticipo la scadenza del comporto, dalle quali avremmo voluto che rimanessero fuori le assenze per terapie salvavita” afferma Elisabetta Iannelli, segretario generale. “Ci auguriamo che in futuro si intervenga per colmare queste lacune e restituire dignità e protezione a chi affronta una malattia grave.”

Referenze

In data 11/07/25 abbiamo precisato meglio alcune informazioni: abbiamo corretto la dicitura "molti lavoratori venivano licenziati" in "alcuni lavoratori sono stati licenziati" e la frase "un incremento a 10 ore dei permessi retribuiti (attualmente è di 8 ore)", ora "un incremento a 10 ore dei permessi retribuiti (attualmente in molti contratti collettivi nazionali ne sono previste 18, quindi si potrà arrivare fino a 28)"

  • Fabio Di Todaro

    Laureato in scienze biologiche (indirizzo biologia della nutrizione), è giornalista professionista dal 2010. Dopo aver lavorato nella redazione di Altroconsumo e in seguito a una lunga esperienza in Fondazione Umberto Veronesi, ha vinto il concorso nazionale bandito dalla Rai e lavorato per un anno nella redazione della Tgr Basilicata. La passione per il giornalismo medico-scientifico lo ha riportato però alle origini: attualmente è giornalista medico-scientifico della rivista specializzata AboutPharma e collaboratore di Fondazione AIRC. Per oltre dieci anni ha collaborato con i quotidiani La Gazzetta del Mezzogiorno, La Stampa e La Repubblica. È membro dell'Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione (Unamsi) e dell’associazione Science Writers in Italy (Swim).