Da una pianta, una nuova possibile terapia per i tumori della testa e del collo

Ultimo aggiornamento: 30 gennaio 2020

Da una pianta, una nuova possibile terapia per i tumori della testa e del collo

Una molecola derivata dalla “pianta dei petardi” agisce in modo selettivo sulle cellule staminali tumorali senza danneggiare quelle sane.

 

La molecola SVC112, un derivato della bouvardina, una sostanza contenuta nella pianta messicana Bouvardia ternifolia, sembra essere in grado di ridurre la crescita delle cellule tumorali e di potenziare gli effetti della radioterapia nel carcinoma squamoso della testa e del collo (in inglese head and neck squamous cell carcinoma, HNSCC).

Lo studio di laboratorio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Research, ha rivelato che questa molecola agisce preferenzialmente sulle cellule staminali tumorali, ossia quelle verosimilmente responsabili della crescita del tumore e particolarmente resistenti alle terapie.

Un mondo vegetale di opportunità

Da sempre molte delle ricerche sui farmaci antitumorali guardano con interesse al mondo naturale. Grazie a questo tipo di studi sono infatti state scoperte sostanze che ormai fanno parte delle terapie standard per vari tipi di tumori. Per esempio, i principi attivi dei tassani derivano da sostanze contenute nella pianta del tasso, mentre la trabectedina è un composto derivato da organismi invertebrati marini. I ricercatori responsabili di questo studio, dell’Università del Colorado, hanno rivolto la loro attenzione alla bouvardina, contenuta in una pianta ornamentale che cresce in Messico e nel sud-ovest degli Stati Uniti, chiamata anche “pianta dei petardi” per i caratteristici grappoli di lunghi fiori rossi (simili a piccoli petardi), del cui nettare sono golosi i colibrì.

Studi di botanica eseguiti in passato suggerivano che la bouvardina potesse interferire con la crescita cellulare. I ricercatori hanno allora studiato in laboratorio un nuovo derivato della pianta per vedere che effetto avesse sulle cellule tumorali, e hanno scoperto che la molecola SVC112 ne blocca in effetti la moltiplicazione, agendo sulla sintesi delle proteine. L’effetto è stato dimostrato in cellule tumorali di pazienti con HNSCC, mentre è stato limitato in cellule sane. Inoltre la bouvardina è sembrata essere più potente e più selettiva di un'altra molecola con lo stesso meccanismo di azione già approvata e disponibile per l’uso in clinica.

Le prove in animali di laboratorio

Utilizzando la tecnica del xenotrapianto, ovvero trapiantando un frammento del tumore in un topo per poi esporlo alla sostanza che si vuole testare, i ricercatori hanno così dimostrato che SVC112 inibisce la crescita del tumore e, in combinazione con la radioterapia, ne induce la regressione. Analizzando nel dettaglio gli effetti di questa molecola, i ricercatori hanno osservato che agisce sulle cellule staminali tumorali: più queste vengono distrutte, più la crescita del tumore trapiantato nel topo rallenta.

Le cellule staminali tumorali rappresentano un bersaglio importante per le nuove terapie proprio perché in genere costituiscono la retroguardia del tumore, difficile da attaccare e pronta a fare ripartire la malattia. Anche se la nuova molecola è un candidato promettente per la chemioterapia dei tumori, la sua efficacia e sicurezza andranno dimostrate con ulteriori studi prima che essa possa essere utilizzata negli esseri umani.