Coltiviamo cibo, non tabacco

Ultimo aggiornamento: 30 maggio 2023

Coltiviamo cibo, non tabacco

Quattro milioni di ettari di suolo che potrebbero essere destinati alle colture alimentari sono utilizzati per produrre tabacco

Il 31 maggio si celebra la Giornata mondiale senza tabacco, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). L’appello di quest’anno è: “Abbiamo bisogno di cibo, non di tabacco”. La campagna 2023 mira, infatti, a sensibilizzare i Governi e l’opinione pubblica sull’enorme spreco di risorse e di suolo legato alla produzione del tabacco, incompatibile con le crescenti necessità alimentari della popolazione mondiale. Molto può essere fatto per incoraggiare i contadini a sostituire le piante di tabacco con altre colture più utili, sostenibili e salutari, destinate alla produzione di cibo. Tale cambiamento potrebbe migliorare le condizioni di vita di questi lavoratori e contrastare l’emergenza alimentare globale.

Il tabacco contribuisce all’insicurezza alimentare

In oltre 125 Paesi il tabacco è una coltura da reddito. Si stima che l’area occupata dalle piante di Nicotiana tabacum sia pari a circa 4 milioni di ettari, un’estensione maggiore di quella di un Paese come la Svizzera. Ogni anno sono più di 200.000 gli ettari di foresta disboscati per fare posto alla coltura di questa singola specie vegetale. Il terreno coltivato a tabacco richiede inoltre un uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti che contribuiscono a degradare i terreni e a danneggiare la salute di chi li coltiva o vi vive accanto. Questi campi sono particolarmente soggetti alla desertificazione e l’impatto della coltivazione del tabacco è molto più distruttivo sugli ecosistemi rispetto ad altre attività agricole.

Nove dei dieci maggiori produttori di tabacco sono Paesi a basso e medio reddito, quattro dei quali classificati a basso reddito con deficit alimentari e popolazione denutrita. La coltivazione del tabacco non solo non crea ricchezza per i contadini, ma ostacola la produzione di cibo. Convertire i campi di tabacco in campi di colture alimentari contribuirebbe al raggiungimento del secondo obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite: porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare l’alimentazione e promuovere l’agricoltura sostenibile.

No allo sfruttamento

“L’industria del tabacco sta sfruttando il tema della sussistenza economica dei contadini” da queste coltivazioni “per fare pressioni contro politiche di cambiamento finalizzate alla riduzione della domanda di tabacco” spiega Ruediger Krech, il direttore del Dipartimento di promozione della salute dell’OMS. “Abbiamo bisogno di proteggere la salute e il benessere dei contadini e delle loro famiglie, non solo dai danni dell’agricoltura del tabacco, ma anche dallo sfruttamento da parte dell’industria del tabacco.”

In genere i coltivatori hanno accordi contrattuali estremamente svantaggiosi: i semi e gli altri materiali necessari sono forniti dall’industria stessa, che poi ne scala i costi dai ricavi. Dato che spesso il prezzo pagato per il raccolto non è equo, per i contadini diventa impossibile saldare pienamente i propri debiti e abbandonare la produzione del tabacco.

La campagna dell’OMS esorta Governi e politici a sviluppare e promuovere strategie e iniziative che consentano ai coltivatori di tabacco di trovare forme di sussistenza alternative e uscire dal circolo vizioso in cui si trovano. Terra, acqua e altre risorse verrebbero impiegate per produrre cibo. Così facendo diventerebbe anche più facile implementare misure per il controllo del fumo, che sono fortemente ostacolate nei Paesi dove la coltivazione e la manifattura del tabacco sono fonti di reddito.

  • Agenzia Zoe

    Agenzia di informazione medica e scientifica