Chirurgia intestinale, si guarisce meglio con i microbi giusti

Ultimo aggiornamento: 22 novembre 2024

Chirurgia intestinale, si guarisce meglio con i microbi giusti

I microbi presenti nell’intestino possono aiutare a prevenire le complicanze postoperatorie dopo la resezione di un tumore

Il microbiota è l’insieme dei microrganismi che colonizzano diverse parti del corpo. Quello dell’intestino ha un ruolo importante nel processo di guarigione dopo la rimozione di un tumore del colon-retto. In particolare, il microbiota influenza la “tenuta” delle cosiddette anastomosi chirurgiche, ossia delle giunzioni create dai chirurghi tra le porzioni sane di intestino che si trovano a monte e a valle del tratto interessato dal tumore e per questo rimosso. Un gruppo di ricercatori canadesi ha identificato alcuni batteri che favoriscono o viceversa ostacolano le possibili “perdite” in queste giunzioni e ha scoperto che ciò dipende anche dall’abilità dei batteri stessi di influire sulla produzione di molecole infiammatorie nei tessuti operati. Modificare la composizione del microbiota prima della chirurgia potrebbe perciò ridurre il rischio di complicazioni postoperatorie.

Infiltrazioni pericolose

La mancata tenuta dell’anastomosi, in gergo chiamata leakage anastomotico, rappresenta una pericolosa complicanza degli interventi di resezione intestinale. La perdita di continuità della parete permette che il contenuto dell’intestino coli nella cavità peritoneale, causando la formazione di ascessi o l’insorgere della sepsi, una condizione potenzialmente fatale. Inoltre le perdite possono allungare i tempi di degenza e aumentare il rischio di andare incontro a una recidiva del cancro. Nonostante l’ottimizzazione delle tecniche chirurgiche, si stima che questa complicanza si presenti nell’11 per cento circa dei pazienti sottoposti a un intervento al colon-retto.

Il meccanismo alla base del leakage anastomotico non è chiaro. Posto che l’operato del chirurgo abbia un ruolo cruciale, si è ipotizzato che esistano altri fattori di rischio, tra cui l’età dei pazienti, l’obesità, il tipo di dieta, il fumo, la radioterapia, l’immunosoppressione e, appunto, la composizione del microbiota.

Negli ultimi decenni è divenuto sempre più evidente quanto il microbiota intestinale sia importante per la salute dell’organismo e in special modo per quella dell’intestino. I ricercatori del Centro ospedaliero dell'Università di Montreal (CRCHUM) sono perciò andati a studiare se esiste una relazione tra la composizione della flora intestinale e l’insorgenza di leakage dopo la rimozione di un tumore colorettale.

Trapianto di feci

Per i loro esperimenti gli studiosi canadesi hanno eseguito dei trapianti di feci in animali di laboratorio e ne hanno osservato gli effetti. Più precisamente, hanno selezionato una serie di pazienti operati per tumore del colon-retto, alcuni dei quali avevano sviluppato leakage anastomotico e altri no. Hanno quindi trasferito un campione di materiale fecale, raccolto prima dell’intervento da ciascun paziente, nell’intestino di un gruppo di topi. Infine, hanno valutato se, quando tali topi venivano sottoposti a chirurgia, le anastomosi che si erano create “tenevano” o meno.

Dagli esperimenti è risultato che i topi che avevano ricevuto materiale fecale di pazienti andati incontro a leakage mostravano difetti nella guarigione delle anastomosi intestinali. Utilizzando tecniche di biologia molecolare i ricercatori hanno ricostruito che nell’intestino dei pazienti e dei topi con leakage erano più abbondanti i batteri della specie Alistipes onderdonkii, mentre nei pazienti in cui le anastomosi funzionavano bene prevaleva la specie Parabacteroides goldsteinii. A ulteriore conferma, quando si somministrava per via orale l’A. onderdonkii si favoriva il leakage, mentre quando si assumeva la specie Parabacteroides goldsteinii si ripristinava la barriera intestinale.

Questione di infiammazione

Altre analisi hanno messo in evidenza che nella mucosa intestinale dei pazienti che avevano sofferto di leakage vi erano alti livelli di alcune molecole pro-infiammatorie della famiglia delle citochine. Non solo: anche prima dell’intervento questi pazienti avevano un numero maggiore di globuli bianchi neutrofili e monociti, indice di un quadro generale di infiammazione.

Ebbene, anche i topi che avevano ricevuto materiale fecale da questi pazienti avevano alti livelli di citochine pro-infiammatorie, il che lascia supporre che il cambiamento della flora intestinale indotto col trapianto di feci abbia creato una condizione favorevole alla comparsa delle complicanze post-operatorie.

I risultati ottenuti dai ricercatori del CRCHUM sono molto promettenti perché aprono la strada a un possibile intervento terapeutico per favorire la guarigione dell’intestino. Ciò comporterebbe la somministrazione di una miscela di prebiotici e probiotici ai pazienti qualche giorno prima dell’intervento di rimozione del tumore. Lo stesso approccio potrebbe essere utile anche in altri interventi di chirurgia intestinale.

Serviranno però studi approfonditi per comprendere quale sia la composizione ottimale del microbiota batterico in occasione di un intervento di chirurgia intestinale. Occorre anche capire come cambia la flora intestinale per via delle procedure chirurgiche e della preparazione all’intervento (digiuno, lassativi ecc.). Solo dopo avere chiarito quando e cosa somministrare ai pazienti, e avere fatto le relative sperimentazioni cliniche, questo tipo intervento potrà essere introdotto nella routine.

  • Agenzia Zoe

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