Ultimo aggiornamento: 24 febbraio 2021
Si stimano per quest'anno 1,4 milioni di decessi per tumore nella Ue e nel Regno Unito, in calo rispetto al passato. Risulta invece stabile il tasso di mortalità per cancro del pancreas per gli uomini e in aumento per le donne, come è pure in crescita quello per tumore al polmone nelle donne.
La buona notizia è che anche per il 2021 si conferma la tendenza alla diminuzione del tasso di mortalità complessiva per cancro sia nell'Unione europea sia nel Regno Unito. La notizia meno buona è che questa tendenza non riguarda né il tumore del polmone nelle donne, per il quale si prevedono ancora tassi di mortalità in aumento, né quello del pancreas, “l'unico tumore che non ha mostrato una riduzione dei tassi di mortalità negli ultimi tre decenni in Europa in entrambi i sessi”, afferma Carlo La Vecchia, professore di statistica medica ed epidemiologia all'Università Statale di Milano. A tracciare per l'undicesimo anno consecutivo il quadro delle previsioni della mortalità per cancro nella Ue e nel Regno Unito sono i risultati di uno studio pubblicati sulla rivista Annals of Oncology da un gruppo di ricerca coordinato proprio da La Vecchia ed Eva Negri con il sostegno di Fondazione AIRC. Uno studio importante, perché le previsioni sull'andamento della mortalità per cancro costituiscono la base per la programmazione di interventi necessari a ridurla.
Punto di partenza sono stati i dati ufficiali di mortalità per cancro dell'Organizzazione mondiale della sanità e di Eurostat dal 1970 al 2015 (ultimo anno per il quale erano disponibili). “Abbiamo considerato sia i tassi di mortalità complessiva sia quelli di 10 tumori singoli, quelli che colpiscono stomaco, polmone, pancreas, vescica, colon-retto, prostata, mammella, utero, ovaio e leucemie” spiega l'epidemiologo. “Le previsioni per il 2021 sono state ottenute attraverso un software specifico.”
Le proiezioni indicano per l'anno in corso un totale di 1,44 milioni di decessi per tumori, di cui 1,27 milioni nell'Ue e 176.000 nel Regno Unito: circa 130 uomini ogni centomila e 81 donne ogni centomila. Cifre che descrivono un calo della mortalità dal 2015 a oggi pari al 7 per cento circa per gli uomini e al 5 per cento circa per le donne. Si stima che, se i livelli di mortalità fossero rimasti quelli del 1988, nel solo 2021 ci sarebbero stati 348.000 decessi in più nell'Ue e 69.000 in più nel Regno Unito. “Merito di una maggiore diffusione delle strategie di prevenzione – soprattutto grazie alla riduzione del fumo, principale fattore di rischio per molti tumori – ma anche della maggiore efficacia delle terapie” commenta La Vecchia.
Il tasso di mortalità del tumore del pancreas è invece stimato come stabile per gli uomini e in aumento per le donne. “In parte questo potrebbe spiegarsi con il fatto che negli ultimi anni è leggermente migliorata la capacità diagnostica, per cui si individuano più casi.” D'altra parte quello del pancreas è un tumore che raramente si riesce a diagnosticare precocemente (aspetto fondamentale per ottenere buoni risultati dalle cure) e per cui sono ancora scarse le strategie terapeutiche efficaci. “Nuovi farmaci mirati stanno portando a qualche miglioramento nel trattamento, ma è difficile quantificare il loro impatto. Sul fronte della prevenzione, evitare il fumo e il consumo eccessivo di alcol, controllare il peso e, quindi, abbassare il rischio di ammalarsi di diabete sono le azioni principali per aiutare a prevenire il tumore del pancreas, ma questi fattori di rischio causano solo una parte dei casi. Ecco perché è molto importante fornire risorse adeguate per mettere a punto nuove strategie per la prevenzione, la diagnosi precoce e la gestione di questa malattia.”
Anche nel caso del tumore del polmone nelle donne è stato stimato un aumento della mortalità: un effetto dovuto al fatto che le donne hanno cominciato a fumare in massa più tardi rispetto agli uomini (per esempio a partire dagli anni Settanta in Italia) e oggi si trovano a fare i conti con le conseguenze di questa abitudine sulla loro salute.
Secondo i dati pubblicati, in Italia la situazione sembra migliore della media europea, con una riduzione dei tassi di mortalità complessivi rispetto al 2015 di quasi il 10 per cento per gli uomini e dell'8 per cento per le donne. “Da notare il tasso di mortalità per tumore della prostata molto più basso rispetto a quello europeo (5,9 per cento rispetto al 9,4 per cento), un dato non del tutto spiegabile anche perché i fattori di rischio per questo cancro sono ancora poco noti” segnala La Vecchia. “Più basso rispetto alla media europea anche il tasso previsto di mortalità per tumori del polmone nell'uomo (26,5 per cento rispetto al 32,8 per cento), mentre quello relativo alle neoplasie polmonari che colpiscono le donne, pur in crescita, aumenta meno che in altri Paesi. In diminuzione ma ancora elevato e migliorabile il tasso di mortalità del tumore dello stomaco, che del resto fino agli Settanta rappresentava il tumore più frequente nel nostro paese, per l'elevata diffusione del suo principale fattore di rischio, l’Helicobacter pylori.”
Tra i Paesi con una situazione ancora molto critica si distinguono quelli dell'Europa dell'Est e in particolare la Polonia, con tassi di mortalità per cancro molto più alti della media europea, in particolare negli uomini. “Sono Paesi nei quali storicamente c'è sempre stato un tasso elevato di tumori, a causa dell'elevatissimo consumo di alcol e fumo, di un inquinamento ambientale diffuso, di una dieta in passato estremamente povera, di terapie non ancora ottimali” spiega La Vecchia. “La situazione comincia a migliorare ma lo fa lentamente, anche perché l'infrastruttura sanitaria non è ancora del tutto adeguata.”
Di fronte a un quadro tanto accurato delle previsioni sui tassi di mortalità per cancro, è inevitabile chiedersi quale potrebbe essere l'effetto della pandemia di Covid-19 su questi tassi. La Vecchia di dichiara tutto sommato ottimista: “L'effetto globale è difficile da stimare, ma è possibile che non sia troppo rilevante. Nei primi mesi della pandemia (marzo e aprile 2020) ci sono sicuramente stati ritardi nei trattamenti che possono aver avuto un impatto sfavorevole, mentre per quanto riguarda il blocco degli screening e della diagnosi precoce penso che le conseguenze siano recuperabili”.
Valentina Murelli