Ultimo aggiornamento: 14 giugno 2021
Uno studio tutto italiano e sostenuto da AIRC mostra che colpire un tipo di microRNA potrebbe essere una strada per vincere la resistenza del tumore della mammella ad alcuni farmaci.
Una scoperta, frutto di una ricerca i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Cell Biology, potrebbe portare in futuro a nuove terapie contro le cellule staminali tumorali (abbreviate in CSC, dall’inglese cancer stem cells). Andando a colpire miR-146a e miR-146b, due microRNA importanti per il mantenimento delle cellule staminali della mammella e delle staminali tumorali del cancro al seno, si potrebbe smascherare la “vulnerabilità nascosta” del tumore.
Alcuni ricercatori ritengono che le cellule staminali tumorali, individuate in molti tumori solidi, guidino l’iniziazione del tumore, la resistenza alle terapie, le ricadute e la formazione di metastasi. I tumori al seno con esiti sfavorevoli ne mostrano una concentrazione più alta rispetto ai tumori con una prognosi migliore. Inoltre le CSC si trovano in uno stato “quiescente”, in pratica a riposo, il che le rende resistenti alle terapie anti-cancro che invece eliminano preferibilmente le cellule che si moltiplicano più rapidamente.
“Dobbiamo capire i meccanismi con cui i tumori sfuggono ai trattamenti in uso” afferma Francesco Nicassio dell’Istituto italiano di tecnologia di Milano e ultimo firmatario dell’articolo insieme a Pier Paolo Di Fiore dell’Istituto europeo di oncologia. Piuttosto che sviluppare nuovi farmaci in grado di funzionare su tutte le cellule, strada difficilmente percorribile, i ricercatori sperano che accoppiando ai farmaci un inibitore di un “interruttore molecolare” si possano colpire le cellule resistenti, rendendo l’intero tumore più aggredibile. Nel tumore al seno, sottolinea Nicassio, tali interruttori sembrano proprio essere miR-146a e miR-146b.
Lo studio mostra che questi microRNA sono presenti nelle cellule staminali della mammella e nelle CSC del cancro al seno a concentrazioni più alte rispetto agli altri tipi di cellule. Chiara Tordonato, prima autrice dell’articolo, ha spiegato che questi microRNA tendono a essere molto elevati nei tumori al seno più aggressivi che hanno un alto numero di CSC. “È stato sufficiente distruggere questi due microRNA nelle cellule tumorali per ridurre, in laboratorio, la capacità di tali cellule di formare nuovi tumori” ha affermato.
La capacità di “addormentarsi” durante le terapie permette alle CSC di sopravvivere, spiega Nicassio, ma, agendo su molecole regolatorie e impedendo al tumore di sfruttare questa opportunità, le si può “smascherare”, in particolare per superare alcune forme di farmacoresistenza in ambito clinico.
Agenzia ZOE