Angela Gallo contro il glioblastoma - Un tumore in cerca di cura

Ultimo aggiornamento: 3 dicembre 2020

Angela Gallo contro il glioblastoma - Un tumore in cerca di cura

Esperta di RNA editing, Angela Gallo sta cercando una cura per il glioblastoma, un tumore cerebrale molto aggressivo che colpisce anche i bambini.

Lo ha capito durante gli anni spensierati della prima adolescenza, piena di scorribande selvagge nelle campagne dell’Aversano in mezzo alla natura – circondata da papere e conigli, allodole, caprette, anatroccoli, rane e tartarughe – che l’amore per la ricerca l’avrebbe accompagnata per tutta la vita. “La mia prima scoperta scientifica fu che le lucertole fanno uova che rimbalzano!” racconta Angela Gallo. Una passione che fu poi alimentata da un microscopio giocattolo ricevuto in dono, la sua “chiave per una porta magica”.

Quando il gallo che razzolava nelle vicinanze di casa finì in padella “fu un lutto familiare”, condiviso con il papà Armando e la mamma Rita, entrambi professori di liceo classico, lui insegnante di latino e greco, lei di storia e filosofia. “La mia è quindi diventata una famiglia di vegetariani” spiega.

Oggi Angela dirige il laboratorio di RNA editing dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, e il suo profondo amore per gli animali non si è affievolito, anche se il suo desiderio di contribuire a trovare una cura contro il glioblastoma la costringe a fare una scelta non facile, già affrontata più volte nel corso della vita: “Quando ero all’università, il corso di fisiologia prevedeva che ciascuno studente sacrificasse una ranocchia, per osservare con i propri occhi l’attività elettrica dei muscoli, ma io mi rifiutai” rievoca. “La professoressa mi avvertì con tono severo che il mio rifiuto avrebbe avuto riflessi negativi sul voto finale, ma questo non bastò a smuovermi: i miei genitori mi hanno insegnato a rispettare gli animali e le piante.”

Nonostante i “riflessi negativi”, l’esame di fisiologia fu superato brillantemente. Un esame che ha in un certo senso segnato l’inizio di una brillante carriera scientifica all’insegna di un dialogo incessante tra la Angela che ama definirsi “animalista” e la Angela laureata in biologia con una specializzazione in patologia alla facoltà di medicina, consapevole dell’importanza di fare ciò che serve per spostare un po’ più avanti i confini della conoscenza sulle malattie, e in particolare sul cancro.

Gli animali al centro

Oggi convive con due gatti trovatelli, Briciola e Sansone, e il cane Totò, “iperattivo, piccolo ed energico”, che ha adottato di recente.

Incidente a parte, le giornate di Angela sono scandite dai suoi animali e dalla vita di laboratorio, in cui trascorre tutta la giornata alle prese con le gioie e i dolori della ricerca, che certi giorni hanno inevitabilmente “riflessi negativi” sul suo stato d’animo. Come quella volta, proprio il giorno prima di questa intervista, in cui ha passato la notte insonne cercando di capire cosa avesse causato la morte inspiegabile di metà degli animali usati per un esperimento: “Io non volevo lavorare con gli animali, ma per fare ricerca sul cancro è ancora necessario farlo, pur limitandone il numero al minimo indispensabile, nel rispetto di questi esseri che con il loro sacrificio ci aiutano a progredire verso cure sempre più efficaci. In questo senso, l’insegnamento di Umberto Veronesi mi è stato di grande ispirazione” spiega.

La morte di quei cinque topolini è stata probabilmente causata da un errore nel dosaggio del farmaco sperimentale, e rischierà forse di compromettere la pubblicazione dei risultati di una ricerca sottoposti a una rivista scientifica. “Oggi però ci stiamo fortunatamente avvicinando a una scienza sempre più libera dall’uso animale, grazie per esempio all’intelligenza artificiale, algoritmi matematici sempre più sofisticati e organi miniaturizzati” spiega Gallo. “I risultati vanno replicati e verificati con il massimo impegno, utilizzando anche modi diversi e cercando di confermarne l’esito” specifica la ricercatrice, ben consapevole del fatto che questa esigenza va conciliata con l’imperativo di usare gli animali solo quando non c’è un’alternativa adeguata.

La sperimentazione animale comunque è fortemente controllata: per usare animali da laboratorio occorre presentare al Ministero della salute una richiesta di autorizzazione, e aspettare: “Può volerci anche un anno per avere il permesso” spiega. “Ma questo non è compatibile con i tempi della ricerca.”

I meccanismi di approvazione nascono per garantire una maggiore attenzione ai diritti e al benessere degli animali, ma il burocratico e spesso irragionevole allungamento dei tempi per le autorizzazioni finisce per fermare, magari a pochi passi dal traguardo, anche chi lavora con competenza e coscienza.

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Un tumore pediatrico

Il traguardo, nel caso delle ricerche di Angela, consiste in una terapia contro il glioblastoma, un tumore cerebrale molto aggressivo che colpisce prevalentemente persone in età compresa tra i 45 e i 75 anni, ma a volte anche i bambini. Si tratta della forma più maligna di glioma costituito da cellule scarsamente differenziate, quindi molto aggressive, e da solo rappresenta circa il 15 per cento di tutti i tumori cerebrali.

Con l’obiettivo di mettere a punto nuovi trattamenti per questo tumore, il laboratorio di RNA editing di Angela Gallo sta seguendo un approccio innovativo basato appunto sull’uso di molecole di RNA, molecole che negli ultimi anni hanno dimostrato avere molte funzioni all’interno delle cellule sane e di quelle colpite da tumore.

Le ricerche che dal 2019 Angela porta avanti anche grazie a un finanziamento quinquennale di AIRC stanno esplorando una strada che ha intrapreso nei quattro anni trascorsi in Scozia: “Dopo la laurea magistrale in biologia alla Sapienza di Roma, con una tesi sperimentale sui superavvolgimenti del DNA portata avanti per due anni e mezzo, avevo lavorato quattro anni al CNR, al famoso progetto Genoma umano, e volevo fare un dottorato di ricerca” rievoca la ricercatrice campana.

Dalle discussioni sulla filosofia della ricerca con il suo mentore Gioacchino Micheli acquisisce il piacere della conoscenza: “Sono molto cresciuta grazie a tutte le domande che mi poneva, per esempio sul perché scegliessi un composto anziché un altro per un certo procedimento, e quali differenze dovevo attendermi se avessi usato quest’ultimo” rievoca. “Oggi si ha la tendenza a utilizzare kit preconfezionati, senza porsi troppe domande.”

Nei castelli di Scozia

Ad Angela le domande piacciono, e ambisce a una carriera nella ricerca, ma in quegli anni i posti per il dottorato di ricerca sono pochi e sono prerogativa delle università. Decide quindi di concorrere per una scuola di specializzazione di tre anni in neurobiologia promossa dal Ministero della ricerca con l’azienda Enichem, e se la aggiudica.

Alla conclusione dei tre anni, un periodo di ricerca all’estero è quasi inevitabile. La scelta cade sull’Unità di genetica umana del Medical Research Council di Edimburgo, in Scozia, dove si studia la biologia molecolare e in particolare il cosiddetto RNA editing, ovvero l’insieme delle modificazioni a cui le molecole di RNA vanno naturalmente incontro.

Angela è una ragazza molto riservata e timida, e in più sa di avere una conoscenza sommaria dell’inglese, ma parte. “Andai al colloquio sapendo che il mio inglese era scolastico, ma fu sufficiente” ricorda sorridendo. “In Scozia ho acquisito sicurezza, e anche il mio carattere è diventato più espansivo. La responsabile del laboratorio, Mary O‘Connell, spesso veniva apposta il sabato mattina a prendermi al bancone del laboratorio per portarmi a visitare i castelli storici di cui sono appassionata. Mi ha insegnato che si può fare scienza anche quando il cervello riposa.”

Il ritorno in Italia, dopo quattro anni, è suggerito dalle imperfette condizioni di salute della mamma, rimasta sola dopo la scomparsa prematura del papà quando Angela era molto giovane. “Feci domanda al Bambin Gesù, e ottenni il posto, sapendo che avrei dovuto superare selezioni dure per ottenere i fondi per sostenere le mie ricerche. La prima volta che presentai una domanda per un finanziamento AIRC, uno Start-Up Grant, la domanda non fu approvata, anche perché avevo una buona idea ma pochissimi dati preliminari. Fu AIRC a chiamarmi, incoraggiandomi a riprovare, e al secondo tentativo riuscii a ottenere un Investigator Grant triennale.” 

Collaborazioni internazionali

Da allora ha ottenuto importanti risultati pubblicati su riviste di prestigio e avviato collaborazioni con gruppi di ricerca in Inghilterra, Francia, Spagna, Israele e Ucraina. Ha poi continuato a pubblicare con i colleghi scozzesi, e rappresenta l’Italia nel gruppo internazionale COST degli “editologi”, gli esperti che studiano modificazioni a carico delle molecole di RNA e il loro impatto su diverse patologie, incluso il cancro.

Oltre a tenere lezioni e seminari in varie università italiane ed estere e a lavorare come revisore (occasionalmente chiedendo supplementi di indagine o nuovi esperimenti) per riviste internazionali di assoluto prestigio, come Cancer Cell, Nature, Nature Medicine e Journal of Clinical Investigation, da qualche tempo Angela è stata chiamata a far parte del comitato tecnico-scientifico della Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. E, accanto agli studi per contrastare il glioblastoma, porta avanti con costanza lo sforzo per limitare al massimo l’utilizzo di animali, per esempio testando terreni di coltura e anticorpi prodotti con metodi alternativi. “Un giorno, spero non tanto lontano, riusciremo a fare scienza totalmente animal-free e quello, per me, sarà un gran bel giorno” conclude.

  • Fabio Turone (Agenzia ZOE)