Una nuova strategia per disegnare mappe molecolari delle metastasi da un prelievo di sangue

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

Tumor heterogeneity and lesion-specific response to targeted therapy in colorectal cancer

Titolo originale dell'articolo: Tumor heterogeneity and lesion-specific response to targeted therapy in colorectal cancer

Titolo della rivista: Cancer Discovery

Data di pubblicazione originale: 1 dicembre 2015

In caso di tumore con metastasi è importante sapere quali sono le caratteristiche genetiche di ogni lesione, per decidere quali terapie hanno maggiori probabilità di fermare la malattia. Poiché non si può tuttavia effettuare una biopsia per ogni metastasi, occorreva trovare un metodo d'indagine nuovo e meno invasivo. È ciò che ha inventato e messo a punto l'équipe di Alberto Bardelli dell'Istituto per la ricerca sul cancro di Candiolo. Il metodo, sviluppato con il contributo di AIRC, prevede la combinazione di due strategie: la cosiddetta biopsia liquida, cioè un esame del sangue seguito dall'analisi genetica dei frammenti di DNA rilasciati nel sangue stesso dalle cellule tumorali, unita a tecniche di imaging come la TC e la risonanza magnetica.

"Anche i farmaci più innovativi, pure se utilizzati in modo personalizzato dopo un po' diventano purtroppo inefficaci perché il paziente sviluppa resistenza", spiega Bardelli. Questo accade, verosimilmente, poiché le metastasi di un tumore sono molto eterogenee dal punto di vista genetico e per questo sono in grado di opporre più di una resistenza allo stesso farmaco. Ecco perché, per fare un piano terapeutico accurato, bisognerebbe studiare tutte le lesioni. È proprio quello che ha tentato di fare il gruppo di Bardelli lavorando a stretto contatto con un gruppo di ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston, che stava seguendo una giovane donna con cancro del colon. La donna aveva inizialmente reagito positivamente a una terapia, ma dopo poco tempo la malattia aveva ripreso la sua progressione.

"Biopsia liquida e imaging ci hanno permesso di capire che erano coinvolte diverse metastasi, con profili genetici diversi e che proprio una mutazione presente in una delle lesioni aveva contribuito allo sviluppo di resistenza alla terapia" riferisce Bardelli. Se l'efficacia del metodo sarà ulteriormente verificata, in futuro lo si potrà utilizzare per ottenere mappe genetiche ad alta risoluzione che catturino la complessità molecolare delle metastasi. "Avremo così a disposizione uno strumento per capire come evolve un tumore, scegliere in modo ancora più mirato i farmaci da utilizzare e seguire in diretta la risposta del paziente" conclude il ricercatore.

  • Valentina Murelli