Tumore del colon-retto: scoperta la ragione delle diverse risposte ai farmaci anti-EGFR

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

Perché pazienti trattati con anticorpi monoclonali contro EGFR traggono benefici differenti? La risposta sta nello specifico meccanismo di resistenza che i tumori sviluppano.

Titolo originale dell'articolo: Acquired RAS or EGFR mutations and duration of response to EGFR blockade in colorectal cancer

Titolo della rivista: Nature Communications

Data di pubblicazione originale: 1 dicembre 2016

La resistenza ai farmaci antitumorali dipende da meccanismi molecolari complessi: comprenderli è fondamentale per definire nuove linee di terapia. Nell'ambito del tumore metastatico del colon-retto, il gruppo coordinato da Alberto Bardelli, dell'Istituto di Candiolo e del Dipartimento di oncologia dell'Università di Torino, ha svelato in una ricerca recente perché alcuni pazienti trattati ricevono un beneficio che dura limitatamente nel tempo. I risultati sono pubblicati sulla rivista Nature Communications.

Con l'uso di tecniche genomiche i ricercatori, in particolare Beth Van Emburgh e Sabrina Arena, hanno studiato come il profilo molecolare dei tumori si modifica ed evolve durante il trattamento farmacologico. In questo modo hanno scoperto che i pazienti che presentano una risposta più efficace e duratura sviluppano mutazioni nel gene EGFR. Al contrario, coloro che ricadono precocemente presentano mutazioni nel gene RAS.

Il lavoro - realizzato grazie al contributo di AIRC - è partito dalle biopsie liquide di pazienti con cancro colorettale metastatico trattati con anticorpi monoclonali anti-EGFR. Alcuni di loro avevano sviluppato mutazioni nel gene RAS, altri, mutazioni nel gene EGFR. "Un semplice esame del sangue, la biopsia liquida, consente di esaminare il DNA tumorale circolante, il che ci ha permesso di ricostruire la mappa molecolare dei tumori prima, durante e dopo la terapia" spiega Bardelli. Confrontando il DNA dei due gruppi di pazienti, i ricercatori hanno scoperto che la differenza sta nelmomento in cui compaiono le mutazioni che conferiscono resistenza. Quelle di RAS tendono ad apparire durante le fasi iniziali del trattamento, in alcuni casi perché sono già presenti a bassissimi livelli prima della somministrazione del farmaco. Le mutazioni di EGFR, invece, compaiono più tardi, e si associano a un decorso clinico migliore.

Le ricadute cliniche non sono forse immediate, ma la scoperta è di rilievo: svelando le basi molecolari della resistenza, in futuro potrà aiutare il medico a scegliere la terapia più adeguata. Inoltre conferma ancora una volta la validità della biopsia liquida come strumento per scoprire e studiare i meccanismi di resistenza.

  • Valentina Murelli