Mamme dopo il tumore al seno anche grazie a un ormone che protegge le ovaie

Ultimo aggiornamento: 23 agosto 2018

L'ormone triptorelina riduce il rischio di menopausa precoce associata a chemioterapia senza compromettere l'efficacia dei farmaci. Una nuova conferma da uno studio tutto italiano pubblicato su Jama.

Titolo originale dell'articolo: Ovarian Suppression With Triptorelin During Adjuvant Breast Cancer Chemotherapy and Long-term Ovarian Function, Pregnancies, and Disease-Free Survival: A Randomized Clinical Trial

Titolo della rivista: JAMA

Data di pubblicazione originale: 1 dicembre 2015

Ogni anno, in Italia, circa 3.000 donne con meno di 40 anni ricevono una diagnosi di tumore al seno e iniziano un trattamento antitumorale. Il trattamento in molti casi è efficace, ma può comportare la perdita della funzionalità ovarica, con insorgenza di menopausa precoce. E, dunque, impossibilità di avere figli.

Per ridurre il rischio di questa evenienza, prima della chemioterapia si possono prelevare degli ovociti, da congelare e conservare per eventuali utilizzi successivi nell'ambito di procedure di fecondazione in vitro. Un'altra strategia più recente consiste nel proteggere gli ovociti durante il trattamento direttamente lì dove sono, mettendo a riposo le ovaie con un ormone sintetico, la triptorelina. Ora uno studio italiano pubblicato su Jama (Journal of American Medical Association), la conferma che la strategia funziona ed è sicura.

Lo studio, coordinato da Lucia Del Mastro dell'Ospedale San Martino-Istituto per la ricerca sul cancro di Genova e condotto grazie al contributo fondamentale di AIRC, è partito nel 2003 coinvolgendo 281 giovani donne con tumore al seno in trattamento con chemioterapia. Metà di loro, insieme ai farmaci antitumorali ha ricevuto anche la triptorelina. A distanza di 6-8 anni, i risultati del doppio trattamento sono stati molto confortanti.

L'ormone riduce in modo significativo il rischio di andare incontro a menopausa precoce e raddoppia la probabilità di una gravidanza negli anni successivi. In realtà le gravidanze osservate non sono state molte - 8 tra le donne che avevano assunto triptorelina, 3 tra quelle che non l'avevano fatto - ma questo dipende dal tipo particolare di campione preso in esame. "Molte delle donne con le quali abbiamo lavorato hanno affrontato dopo la chemioterapia anche una terapia antiormonale, durante la quale si raccomanda di non cercare una gravidanza" spiega Del Mastro. "Anche altri studi, comunque, hanno osservato l'effetto positivo dell'ormone sulla probabilità di gravidanza". L'altra buona notizia emersa dallo studio è la conferma che la triptorelina non riduce l'efficacia della chemioterapia.

Oltre al congelamento degli ovociti, quindi, esiste oggi un'altra strategia per preservare la funzionalità ovarica e la fertilità dopo la chemioterapia. Le linee guida dell'Associazione italiana di oncologia medica raccomandano già di utilizzarle entrambe.

  • Valentina Murelli