Farmaci biologici e sistema immunitario, insieme contro il tumore del colon-retto

Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2018

Alcuni farmaci già noti, come il cetuximab, uccidono le cellule tumorali, ma non solo. Le rendono 'visibili' al sistema immunitario che, quindi, risponde eliminando anche le cellule tumorali ancora viventi.

Titolo originale dell'articolo: The EGFR-specific antibody cetuximab combined with chemotherapy triggers immunogenic cell death

Titolo della rivista: Nature Medicine

Data di pubblicazione originale: 1 maggio 2016

Uno studio dell'Istituto europeo di oncologia di Milano (IEO), finanziato dal ministero della Salute e da AIRC, pubblicato su Nature Medicine, dimostra che alcuni anticorpi monoclonali che bloccano l'interazione tra le cellule tumorali e i fattori di crescita che le alimentano, non solo inducono morte delle cellule tumorali, ma fanno in modo che le cellule uccise siano "viste" dal sistema immunitario e venga indotta una risposta specifica contro il tumore.

"Si sa da tempo che anticorpi che bloccano l'interazione tra una cellula tumorale e un fattore di crescita e che sono normalmente usati nella pratica clinica, come il cetuximab, portano alla morte della cellula tumorale" spiega Maria Rescigno, direttore del programma di Immunoterapia dello IEO e professore all'Università Statale di Milano, oltre che coordinatrice dello studio. "Tuttavia non si sapeva che alcuni anticorpi inducono nelle cellule tumorali una morte che le rende 'visibili' al sistema immunitario. Questo tipo di morte, che viene chiamata immunogenica, permette alle cellule del sistema immunitario di riconoscere le cellule tumorali e di iniziare una risposta specifica antitumorale che consente di eliminare anche quelle che non sono morte".

"Non tutte le cellule tumorali però vanno incontro a morte immunogenica" interviene Chiara Pozzi, primo autore del lavoro. "Alcune mutazioni genetiche interferiscono con la morte immunogenica e questo permette di prevedere in anticipo quali pazienti non risponderanno alla terapia".

"Questi risultati - conclude Rescigno - permettono di identificare i pazienti in cui gli anticorpi hanno maggiori probabilità di successo e di formulare nuove combinazioni terapeutiche per migliorare l'efficacia del farmaco".

  • Redazione