TC (Tomografia computerizzata)

Ultimo aggiornamento: 24 giugno 2022

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Di che cosa si tratta?

La tomografia computerizzata (TC oppure CT dall’inglese Computed Tomography) è una tecnica diagnostica per immagini che consente di esaminare a scopo diagnostico e terapeutico diverse parti del corpo (encefalo, polmone, fegato, pancreas, reni, utero, vasi arteriosi e venosi, muscoli, ossa e articolazioni) .

È un esame radiologico che prevede la raccolta di dati relativi al passaggio di vari fasci di raggi X nell'area interessata e la loro rielaborazione da parte di un computer, in modo da ricostruire un’immagine tridimensionale dei diversi tipi di tessuto analizzati. Esiste ancora, ma è in disuso, l’acronimo TAC, per tomografia “assiale” computerizzata, in quanto tempo fa l’esame era condotto lungo un solo asse, con sezioni perpendicolari alla lunghezza del corpo. Oggi esistono macchinari multistrato più moderni e la tomografia computerizzata non è più solo assiale, ma le immagini sono acquisite con una tecnica spirale che permette di ottenere immagini tridimensionali. Pertanto il termine TAC deve essere ritenuto ormai improprio e obsoleto.

Oggigiorno esistono diverse procedure diagnostico-terapeutiche TC-guidate, di radiologia cosiddetta "interventistica" (per esempio le biopsie TC-guidate). Tali interventi, se indicati, consentono di evitare le procedure chirurgiche più invasive.

Come si esegue?

Il paziente è disteso su un lettino che si muove orizzontalmente all’interno di una struttura ad anello, chiamata Gantry, contenente il tubo radiogeno, che emette i raggi X. La struttura ad anello, con spessore non superiore ai 50 cm, evita al paziente delle reazioni di claustrofobia in quanto fa sì che la procedura sia completamente "aperta". I raggi X emessi dal tubo radiogeno attraversano i distretti corporei da esaminare e vengono raccolti e trasformati in immagini da un software.

Durante l’esame è necessario che la paziente rimanga immobile e che segua specifiche indicazioni dello specialista, come trattenere il respiro o non deglutire. Grazie all’ausilio di apparecchiature specifiche, lo specialista segue in tempo reale l’esame radiologico e le immagini raccolte.

Talvolta, per ottenere migliori immagini della vascolarizzazione (arteriosa e venosa) di organi e tessuti, viene utilizzato un mezzo di contrasto a base di iodio, che viene comunemente iniettato per via endovenosa. L’iniezione può determinare una sensazione di calore piuttosto intensa ma che svanisce velocemente. Per specifiche indicazioni (TC addominale) sono utilizzati anche altri tipo di mezzi di contrasto, che sono somministrati per via orale oppure introdotti nel retto o in un’articolazione (TC articolare).

È un esame che possono fare tutti o ha controindicazioni?

Poiché la TC, in tutte le sue varianti, impiega raggi X, l’esame è controindicato in gravidanza, specie se l’area da indagare è l’addome. In questi e in altri casi (per esempio in soggetti giovani), in cui è importante evitare l’esposizione a radiazioni ionizzanti, si preferisce ricorrere alla risonanza magnetica (o RM) o a tecniche che non producono radiazioni, come l’ecografia.    

L'esame con il mezzo di contrasto è controindicato nelle persone allergiche a queste sostanze. In casi eccezionali, in cui l'indagine sia indispensabile, il medico potrà comunque decidere di eseguirla adottando misure precauzionali.

L'impiego del mezzo di contrasto iniettato per via endovenosa può diventare critico per persone affette da malattie che comportano un danno alla funzione di organi come i reni o il fegato (diabete, insufficienza renale, insufficienza epatica e mieloma). Per questo motivo, quando è necessario iniettare il mezzo di contrasto, vengono richiesti, prima della TC, alcuni accertamenti. L'indagine non deve essere eseguita nei giorni successivi ad altri esami radiologici che utilizzino il bario (per es. clisma opaco), perché le immagini ottenute potrebbero risultare alterate.

Occorre qualche tipo di preparazione particolare all'esame?

Nei casi in cui l’indagine non preveda l’uso del mezzo di contrasto non è necessaria alcuna preparazione. Se è previsto l'impiego di contrasto per via endovenosa, il paziente deve essere a digiuno da almeno 6 ore.

In tutti i casi occorre togliere vestiti e accessori con parti metalliche che possono alterare il processo di acquisizione delle immagini.

È inoltre necessario che la paziente abbia a disposizione tutta la documentazione clinica e diagnostica precedente, ai fini di una corretta informazione ed esecuzione del protocollo d’esame da parte dello specialista. Se la paziente ha precedenti referti di esami TC, è necessario esibirli per un confronto.

È meglio che mi faccia accompagnare da qualcuno o posso venire da solo? Potrò guidare la macchina per tornare a casa?

Non è necessario farsi accompagnare. L'esecuzione della TC diagnostica non ha infatti alcun impatto sulla capacità di guidare veicoli. Se si eseguiranno invece procedure di radiologia interventistica, sarà necessario farsi accompagnare.

L'esame è doloroso o provoca altri tipi di disagio?

No, l’esame non è doloroso, se si esclude il possibile piccolo fastidio legato all'iniezione del mezzo di contrasto.

Alcuni pazienti riportano disturbi legati all'iniezione del contrasto: una sensazione di calore diffuso, necessità impellente di urinare, molto raramente un gusto metallico in bocca e una lieve sensazione di nausea. Questi sintomi sono dovuti al rapido passaggio nei vasi del corpo del mezzo di contrasto e scompaiono in pochi minuti.

In caso di TC diagnostico-terapeutica (biopsie TC-guidate ad esempio), si potrà avvertire qualche dolore nella sede di prelievo o di intervento.

L'esame comporta dei rischi immediati?

I rischi immediati della TC sono imputabili solamente all’iniezione endovenosa del mezzo di contrasto, per cui possono essere ridotti al minimo valutando in precedenza le condizioni del paziente. I più frequenti (e comunque molto rari) effetti collaterali sono rappresentati dalla comparsa di lievi reazioni allergiche che comportano prurito e macchie rosse sulla pelle. I sintomi durano poco e scompaiono da soli. Il paziente deve avvertire il medico qualora dovesse accorgersi di questi sintomi.

Nei rarissimi casi in cui si verificano reazioni allergiche più gravi, esse vengono immediatamente controllate con farmaci somministrati attraverso lo stesso ago utilizzato per iniettare il mezzo di contrasto.

L'esame comporta dei rischi a lungo termine?

L'esame prevede l’utilizzo di raggi X, quindi è opportuno valutare con il medico quando è realmente necessario eseguirlo. L'esposizione a radiazioni, infatti, aumenta il rischio di tumori e leucemie in relazione alla dose, soprattutto nei bambini e nei giovani, per cui occorre in ogni singolo caso confrontare questi possibili rischi con il beneficio che ci si attende dall’indagine.

Quanto dura?

L'esecuzione dell’esame varia a seconda della zona esaminata e dal sospetto diagnostico. In ogni caso la durata oscilla tra i 10 e i 25 minuti.

Alla fine posso andare subito a casa o devo restare in osservazione? Per quanto?

In genere non è necessaria alcuna attesa al termine dell'esame, anche se, nel caso di iniezione endovenosa di mezzo di contrasto, è prudente attendere qualche minuto nel reparto di radiologia, per sorvegliare l’eventuale esordio di una reazione allergica. Nelle persone affette da malattie renali, a volte viene iniettata una soluzione fisiologica per consentire la più rapida eliminazione del mezzo di contrasto.

Posso riprendere subito la mia vita normale o devo avere particolari accortezze?

Eseguito l’esame, si può tornare alle proprie abitudini quotidiane. L’unico consiglio è bere abbondantemente, nelle ore successive all’indagine, per facilitare l’eliminazione del mezzo di contrasto.

Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.

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