Negli ultimi anni la qualità dell’aria è migliorata, ma l’esposizione a inquinanti continua a favorire lo sviluppo di patologie respiratorie, cardiovascolari e di tumori, in Italia e nel resto del mondo. Riconoscere il problema è il primo passo per provare a prevenirlo.
Non lo vediamo ed è difficile da riconoscere, ma l’inquinamento dell’aria è un rischio reale per la salute. A livello globale compete con il tabagismo e una dieta sbilanciata, e il suo impatto è ancora più evidente nei Paesi economicamente svantaggiati. In Europa, nonostante la qualità dell’aria sia migliorata negli ultimi anni, circa 1 persona su 10 muore precocemente a causa dell’inquinamento ambientale. Sia in casa sia all’aperto siamo infatti esposti a numerosi inquinanti che possono indurre patologie a lungo termine, dall’asma al tumore del polmone. A seconda di dove ci troviamo e in quale momento può cambiare in modo notevole il tipo e la quantità di inquinanti a cui siamo esposti e di conseguenza i suoi effetti sulla salute. Alcune azioni possono aiutare a prevenire questi problemi dovuti all’inquinamento atmosferico.
Al momento, le particelle inquinanti più conosciute e monitorate sono:
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha stabilito che il particolato e gli inquinanti esterni sono cancerogeni certi (gruppo 1). In modo diverso sulla base delle loro caratteristiche, queste esposizioni possono infatti indurre mutazioni genetiche o alterazioni epigenetiche e modificare meccanismi molecolari che predispongono all’insorgenza di malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche. Il tumore più frequentemente associato agli inquinanti atmosferici è il cancro ai polmoni, ma l’esposizione al diossido di nitrogeno e al particolato fine è stata associata anche al tumore del seno e a quello del cervello. Tra i vari inquinanti bisogna prestare una particolare attenzione al particolato fine. Grazie alle sue minuscole dimensioni, è in grado di addentrarsi nel nostro organismo più in profondità rispetto agli altri inquinanti, raggiungere il circolo sanguigno e le cavità polmonari, e quindi favorire lo sviluppo di patologie croniche.
Per sapere quanto una sostanza è dannosa per la salute è importante comprendere per quanto tempo si entra in contatto con gli inquinanti e a quali concentrazioni. L’esposizione può essere cronica se è continuativa e relativamente omogenea nel tempo, oppure acuta, se è dovuta a una temporanea e intensa produzione di inquinanti, per esempio a causa di un incendio o un altro evento specifico. Per quanto riguarda le soglie di sicurezza, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha fornito delle linee guida sui parametri per definire la qualità dell’aria, che ha aggiornato e reso più restrittive nel 2021. L’inquinamento dell’aria è un rischio per la salute se in un anno in media si è esposti a quantità maggiori di 5 microgrammi per metrocubo (microgrammi/m3) di PM2.5, 15 microgrammi/m3 di PM10 e 10 microgrammi/m3 di diossido di nitrogeno. Secondo questi parametri, la quasi totalità delle persone nel mondo vive in ambienti con un’eccessiva presenza di inquinanti. In Italia queste soglie vengono superate soprattutto nel Nord, in Pianura padana, dove si stima che circa 40.000 persone all’anno muoiano precocemente a causa di livelli di PM2.5 superiori ai limiti definiti dall’OMS. Senza le opportune precauzioni, la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi anni a causa del cambiamento climatico. Tra le sue varie conseguenze, la crescita delle temperature intensifica gli effetti negativi sulla salute dell’inquinamento, mentre l’aumento del numero di incendi esporrà a maggiori quantità di particolato fine.
Soprattutto se si vive in Pianura Padana o in grandi città, è molto difficile evitare l’esposizione a inquinanti senza politiche strutturali, ma alcune azioni quotidiane possono aiutare a prevenire i rischi individuali per la salute.
Oltre a questi accorgimenti individuali, sono infatti necessari interventi estesi e a lungo termine da parte degli enti governativi, che coinvolgano soprattutto una riorganizzazione degli spazi urbani e cambiamenti della produzione di energia e delle attività industriali. A livello europeo, nel 2024 la nuova direttiva sulla qualità dell’aria si è allineata alle più recenti e restrittive indicazioni dell’OMS. Questa misura rientra nel piano Zero Pollution, che intende ridurre l’inquinamento atmosferico a livelli non pericolosi per la salute entro il 2050, regolamentando le emissioni industriali e agricole e migliorando il monitoraggio della qualità dell’aria. Oltre a questa direttiva, in Italia non sono state avviate particolari iniziative da parte dello Stato per contrastare il problema. Alcune eccezioni provengono da progetti regionali e locali, come la creazione di aree verdi e incentivi rivolti alla cittadinanza per aumentare l’efficienza energetica di casa propria e promuovere l’acquisto di biciclette.
Camilla Fiz
Articolo pubblicato il:
5 giugno 2025