Il sole: tanti raggi, tanti effetti

Ultimo aggiornamento: 12 giugno 2024

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Il sole è fonte di vita: i suoi raggi forniscono alla Terra calore e luce, e sono responsabili dell’attivazione della fotosintesi clorofilliana, il processo con cui le piante producono essenziali sostanze nutrienti e ossigeno. Ha un ruolo significativo anche per la nostra salute. Innanzitutto, l’esposizione alla luce solare negli esseri umani stimola la produzione di vitamina D, un ormone con molteplici proprietà in vari organi e tessuti, e il cui apporto con la dieta è talvolta insufficiente.

È stato inoltre dimostrato che l’esposizione ai raggi solari ha anche un effetto benefico sull’umore, soprattutto in chi soffre di disturbi affettivi stagionali, una forma di depressione innescata dai cambi di stagione. La luce solare, infatti, promuove la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore che, tra le sue funzioni, aiuta a calmare l’ansia e lo stress e migliora il tono dell’umore.

Il sole contribuisce anche a regolare il ritmo sonno-veglia e favorisce un buon riposo notturno.

Infine, l’esposizione al sole, nelle quantità idonee e con le necessarie cautele, può contribuire a migliorare alcune malattie della pelle, come determinate forme di psoriasi ed eczemi.

Le componenti dei raggi solari

La luce solare è costituita da radiazioni elettromagnetiche. In particolare, ne fanno parte le onde elettromagnetiche che appartengono al cosiddetto “spettro visibile”, cioè le radiazioni che gli esseri umani possono percepire.

I raggi solari sono dati da radiazioni che hanno energia diversa, intermedia tra quella delle onde radio (che hanno un’energia inferiore) e quella dei raggi x (con energia superiore). Per questo quando le radiazioni solari vengono deviate, per esempio attraverso le gocce d’acqua sospese in aria dopo i temporali, possiamo percepirne la scomposizione in colori diversi, ognuno dei quali è dato da radiazioni elettromagnetiche di energia differente. Ai “margini” dello spettro visibile ci sono le radiazioni infrarosse e quelle ultraviolette, invisibili ai nostri occhi ma capaci di penetrarli.

  • Raggi infrarossi: hanno la capacità di riscaldare, ma proprio per questo possono dilatare i capillari e i vasi superficiali, favorendo la formazione di inestetismi cutanei come la couperose e facilitando o peggiorando le vene varicose delle gambe.
  • Luce visibile: indispensabile per la vita sulla Terra. Tuttavia, può favorire, soprattutto con le sue componenti blu-violette ad alta energia che si avvicinano agli ultravioletti, la degenerazione maculare della retina, prima causa di cecità negli anziani dei Paesi a reddito maggiore.
  • Raggi ultravioletti di tipo A (UVA): rappresentano circa il 95 per cento delle radiazioni ultraviolette che raggiungono la superficie terrestre. Penetrano in profondità nella pelle, stimolando un’abbronzatura lenta e duratura, ma danneggiando le fibre elastiche: sono quindi i principali responsabili dell’invecchiamento cutaneo e della formazione di rughe. Possono causare danni indiretti al DNA delle cellule, e quindi favorire alcuni tumori della pelle. Come avverte l’American Cancer Society, infatti, “non esistono raggi UV sicuri”.
  • Raggi ultravioletti di tipo B (UVB): sono una piccola componente delle radiazioni UV che arrivano sulla Terra, perché circa il 90 per cento viene naturalmente assorbito e quindi trattenuto dalla fascia di ozono che avvolge il pianeta. Gli UVB catalizzano la produzione di vitamina D nella pelle, ma sono anche causa delle scottature solari. Un’eccessiva esposizione a questo tipo di radiazioni è associata a diverse patologie, tra cui tumori della pelle e degli occhi.
  • Raggi ultravioletti di tipo C (UVC): sarebbero i più pericolosi, ma sono bloccati dallo strato di ozono dell’atmosfera e quindi non raggiungono la superficie terrestre. L’assottigliamento della fascia di ozono a causa di sostanze chimiche inquinanti è un tema prioritario dell’agenda sanitaria ed ecologica globale. L’incremento di radiazioni ultraviolette è infatti nocivo sia per la salute umana sia per gli lecosistemi. Le azioni messe in campo per ridurre il cosiddetto “buco dellozono” consentono oggi un cauto ottimismo, che va tuttavia accompagnato da ulteriori interventi per continuare a mitigare l’indebolimento dell’ozonosfera.

Testo originale a cura di Agenzia Zadig, pubblicato il 20 maggio 2021.

Testo revisionato da Antonino Michienzi, in data 12 giugno 2024.

  • Agenzia Zadig