Ultimo aggiornamento: 10 marzo 2025
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Le malattie tropicali neglette sono patologie che colpiscono centinaia di persone all’anno: è importante aumentare la consapevolezza su come trattarle, riconoscerle e ridurne l’impatto.
Le malattie tropicali neglette (NTD, dall’inglese “neglected tropical diseases”) mettono a rischio la vita di una persona su cinque nel mondo e possono provocare emarginazione, disabilità e povertà in comunità spesso già di per sé molto fragili. Ma quali patologie di preciso sono comprese in questa categoria?
L’espressione indica un insieme di malattie infettive di varia origine, accomunate da due caratteristiche principali: l’alta diffusione in aree tropicali, favorita da una combinazione di fattori climatici e socio-economici, e lo scarso interesse dimostrato nei loro riguardi, perlomeno fino a tempi molto recenti, da parte del mondo della ricerca, dell’industria farmaceutica, dei finanziatori e dei decisori politici.
Gli agenti patogeni che causano le malattie tropicali neglette sono diversi per ciascuna patologia, e comprendono un variegato gruppo di batteri, virus, protozoi, funghi e parassiti vermiformi. La loro maggiore diffusione nelle zone più umide e calde è dovuta sia a condizioni climatiche ideali per la loro crescita e proliferazione, sia alla presenza, nelle aree tropicali del pianeta, di contesti di grave povertà. Questi ultimi si trovano specialmente tra le comunità rurali, nelle baraccopoli di immense città non necessariamente povere, e tra i gruppi di sfollati. In tali ambienti possono essere inadeguati sia la disponibilità di farmaci sia le risorse igieniche basilari, come acqua corrente e servizi igienici, dato che gli alloggi sono spesso di fortuna o fatiscenti.
All’interno di queste collettività vulnerabili, le malattie tropicali neglette, oltre a essere causa diretta di sofferenze, disabilità e morte, possono aumentare l’impatto di altre malattie come AIDS, tubercolosi e malaria. Inoltre alcune malattie tropicali neglette possono avere come conseguenza deformazioni e lesioni deturpanti, tali da determinare uno stigma sociale per le persone colpite.
L’impatto di queste infezioni si fa sentire anche sul rendimento scolastico e sulla produttività degli ammalati, che si ritrovano intrappolati in un circolo vizioso di povertà e malattie. Eppure la maggior parte di queste patologie sarebbe facilmente prevenibile o curabile tramite un migliore accesso all’assistenza medica di base, interventi igienico-sanitari di provata efficacia o la somministrazione di farmaci già esistenti, anche a basso costo.
In ciascun Paese a basso reddito si registra la diffusione di almeno 5 malattie neglette, e spesso gli abitanti di tali nazioni che vivono in condizioni particolarmente svantaggiate sono colpiti contemporaneamente da più di una patologia. Sarebbe però sbagliato ritenere il problema un’esclusiva di questi Paesi, dato che queste infezioni si diffondono anche nelle comunità più indigenti dei Paesi economicamente più forti, dove però sono messe in ombra dai problemi di salute tipici degli abitanti più ricchi.
La definizione è volutamente molto ampia e variabile a seconda dell’evolvere delle situazioni locali e di quella globale. All’interno della lunga lista delle malattie tropicali neglette, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dato priorità a 20 malattie di particolare rilevanza per incidenza e impatto socioeconomico.
Si stima che oltre un miliardo e mezzo di persone sia affetto da almeno una malattia tropicale negletta. Tre di queste – ascariasi, tricuriasi e anchilostomiasi – interessano attualmente più di mezzo miliardo di persone ciascuna, tra cui molti bambini. Si tratta di infezioni intestinali causate da parassiti vermiformi (perlopiù elminti) che penetrano nell’organismo tramite acqua o cibo contaminati o per assorbimento cutaneo di larve da suoli infestati. Influiscono negativamente sulla crescita e sul rendimento scolastico dei bambini, e in alcuni casi possono essere mortali. Queste malattie sono trattabili con medicinali antielmintici, da somministrare in massa a partire dall’infanzia. Una riduzione drastica delle infezioni si otterrebbe comunque già con interventi preventivi di depurazione delle acque e installazione di servizi igienici adeguati nelle zone endemiche.
Altre malattie nella lista sono più note al grande pubblico, che però di solito non è consapevole del fatto che siano ancora endemiche in certe zone del mondo.
Investendo cifre anche modeste nel controllo delle malattie tropicali neglette, è possibile avere un grande ritorno in termini economici, oltre a rafforzare i servizi di sanità pubblica, la cui utilità va ben al di là del trattamento di queste malattie. E anche se è solo dai primi anni Duemila che si utilizza il termine collettivo “malattie tropicali neglette”, alcuni programmi per l’eliminazione o al controllo di patologie di questo tipo erano già attivi da decenni.
Nel 1980, per esempio, i Centers for Disease Control and Prevention (CDCs) statunitensi avevano dato il via alla campagna globale per eradicare la dracunculiasi, diffusa in Africa e causata dal cosiddetto “verme di Guinea”. Questo parassita è trasmesso da piccoli crostacei che vivono in acque contaminate, e l’infezione causa dolore bruciante e lesioni agli arti inferiori insieme a nausea, stordimento, febbre e artrite. Grazie anche alla cooperazione con l’OMS e altri partner, il programma ha avuto un enorme successo, portando i casi annuali registrati da tre milioni e mezzo a meno di un centinaio nell’arco degli ultimi quarant’anni.
Nelle Americhe, dal 1992 è attiva l’OEPA (“Onchocerciasis Elimination Program for the Americas”), un’iniziativa di collaborazione tra i governi dei Paesi dove l’oncocercosi è endemica. In Africa, tre programmi dell’OMS a partire dal 1973 hanno sostenuto alcuni Paesi nello sviluppo di strategie per affrontare e prevenire la malattia. Questi programmi hanno raggiunto più di 150 milioni di persone e permesso di curarne completamente 8 milioni.
Nel 2000 è stato invece lanciato il programma GPELF (“Global Programme to Eliminate Lymphatic Filariasis”) per l’eliminazione della filariasi linfatica. Il piano comprende la somministrazione di farmaci antiparassitari a tutta la popolazione una volta all’anno per almeno cinque anni e un migliore accesso alla chirurgia e ad altri approcci terapeutici per alleviare le conseguenze fisiche della malattia.
Oggi esiste un dipartimento dell’OMS che si occupa espressamente delle malattie tropicali neglette, nonché una Rete globale per il controllo delle malattie tropicali neglette (GNNTDC), gestita sempre dall’Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2007, inoltre, è stata inaugurata una rivista medica dedicata, PLoS Neglected Tropical Diseases.
Dal 2006 l’agenzia statunitense USAID (United States Agency for International Development) ha sostenuto gli sforzi di 33 Paesi a basso reddito per controllare ed eliminare la filariasi linfatica, il tracoma, l’oncocercosi, la schistosomiasi e le malattie trasmesse da parassiti vermiformi attraverso suoli contaminati. Il lavoro coinvolge i governi dei Paesi interessati, insieme a partner pubblici e privati, per localizzare le aree di diffusione, trattare le popolazioni a rischio e monitorare i progressi, cercando di aiutare le comunità interessate a rendersi autonome nel trattamento delle malattie con il rafforzamento degli strumenti diagnostici e dei laboratori di analisi e ricerca.
Il programma ha fatto arrivare nei Paesi con cui collabora donazioni per miliardi di dollari in medicine da parte di aziende farmaceutiche, grazie alle quali centinaia di milioni di persone oggi non sono più a rischio per le NTD. Nel 2012, grazie agli accordi contenuti in un documento, intitolato Dichiarazione di Londra, il programma è stato ulteriormente intensificato, con maggiori sforzi per il controllo globale di queste malattie. Inoltre sono stati stabiliti degli obiettivi temporali per la loro eradicazione e si è registrata la conferma dell’impegno in questo senso da parte di numerose aziende multinazionali farmaceutiche.
Purtroppo, non solo la pandemia di Covid-19 ha ritardato il conseguimento di questi obiettivi. Alcuni programmi in corso non sono riusciti a sostenere adeguatamente i piani di cura per alcune malattie. Ad esempio, milioni di persone non hanno accesso a strumenti diagnostici e terapeutici per la lebbra. Inoltre, la recente tendenza all’isolazionismo seguita dalla politica di alcuni Paesi coinvolti mette a rischio il finanziamento e il sostegno dei programmi di eradicazione.
C’è ancora molto da fare in termini di consapevolezza da parte dei Paesi e nel superare i limiti dati dalle attuali instabilità mondiali, che minacciano la stabilità dei canali di finanziamento e mettono in discussione la persistenza dell’interesse verso queste problematiche, nonché le previsioni sul futuro di queste malattie.
Tuttavia, emergono alcuni risultati incoraggianti nell’ultimo rapporto globale sulle malattie tropicali neglette, pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2023 con l’obiettivo di descrivere i progressi incoraggianti nella lotta contro le malattie tropicali neglette. Nel 2023 circa 50 Paesi hanno efficacemente debellato una di queste infezioni, e nel 2022 quasi 1,6 miliardi di persone hanno ricevuto trattamenti contro queste malattie, con una riduzione del 26% rispetto al 2010. Questo dato è purtroppo però ancora elevato e viene sottolineato come siano necessari ulteriori sforzi per raggiungere l’obiettivo di ridurre l’impatto globale di queste malattie del 90% entro il 2030.
Autore originale: Anna Rita Longo (01/01/2021)
Revisione di Denise Cerrone in data 08/01/2025
Anna Rita Longo