Ultimo aggiornamento: 12 marzo 2025
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I punti fermi e le prossime sfide della branca della medicina che si preoccupa di farci viaggiare in sicurezza.
Quando ci prepariamo a un viaggio pensiamo ai più comuni imprevisti che potrebbero capitarci e ci comportiamo di conseguenza. Quando si è lontani da casa è sempre meglio avere un piano B. Forse però, prima del 2020, i viaggiatori più inesperti non riflettevano più di tanto sulla possibilità di ammalarsi e fare ammalare gli altri. La disciplina che si occupa della salute dei viaggiatori si chiama emporiatria (dal greco emporos, viaggiatore per commercio) o, più semplicemente, medicina dei viaggi.
Alla fine degli anni Cinquanta i voli aerei commerciali cominciano a prendere piede e sempre più persone possono spostarsi rapidamente da un capo all’altro del pianeta. Come si protegge la salute di un viaggiatore che si trova in un ambiente diverso rispetto a quello in cui vive, ed è quindi esposto a rischi a cui non è preparato? In principio erano solo le malattie tropicali a preoccupare, la malaria in primo luogo, ma attorno agli anni Settanta i medici si sono resi conto che le misure di profilassi dovevano essere pensate caso per caso, a seconda sia del tipo di viaggiatore sia del Paese dov’era diretto. Gli agenti patogeni possono infatti avere varianti a seconda dei luoghi geografici e della stagione, e inoltre i farmaci possono comportarsi in modi non sempre uguali.
La medicina dei viaggi è nel tempo maturata come una disciplina a sé stante, cominciando anche a includere i rischi legati a malattie non trasmissibili o a eventi avversi. Alcuni esempi possono essere l’inquinamento atmosferico, un problema di molte città che può colpire negativamente i viaggiatori (oltre a chi ci abita), in particolare se si soffre di malattie cardiovascolari; oppure la possibilità di essere coinvolti in incidenti stradali.
Negli ultimi anni la disciplina si è ulteriormente evoluta, arrivando a occuparsi della salute non più solo del singolo viaggiatore, tipicamente il turista occidentale, che viaggia prevalentemente da un Paese più ricco a uno in via di sviluppo. Oggi la medicina dei viaggi è incentrata più in generale su tutti coloro che si spostano da una nazione a un’altra, compresi quelli che chiamiamo genericamente migranti e che comprendono gruppi molto diversi tra loro.
La medicina dei viaggi è soprattutto preventiva. È bene che i viaggiatori si consultino con il proprio medico prima di un viaggio, per valutare il proprio stato di salute e gli eventuali rischi presenti nel Paese di destinazione, anche a seconda del periodo in cui vi si recheranno e delle attività in programma. Chi vuole scalare una montagna è naturalmente esposto a rischi diversi rispetto a chi, invece, vuole passare qualche giorno su una spiaggia. Per raccogliere queste informazioni il medico può fare ricorso anche a dei questionari.
Le malattie infettive sono ancora una delle principali preoccupazioni e per questo i medici, anche a seconda dei regolamenti internazionali, valutano se e quali profilassi – vaccinazioni incluse – sono necessarie.
Arrivati alla meta, i viaggiatori dovrebbero essere consapevoli dei rischi e di ciò che si può fare per ridurli. Ciò nonostante qualcosa potrebbe andare storto e per questo chi viaggia dovrebbe sapere anche come comportarsi nel Paese di arrivo in caso di problemi. In alcune nazioni è obbligatorio, e in diversi casi comunque consigliabile, stipulare un’assicurazione sanitaria prima della partenza, a copertura di tutto il periodo di viaggio e soggiorno.
I viaggiatori possono informarsi sui rischi connessi ai propri viaggi e sulle precauzioni da assumere, sia rivolgendosi a medici specializzati (in Italia molte ASL hanno sportelli appositi per consulenza), sia attraverso l’ampia documentazione messa a disposizione dalle diverse istituzioni sanitarie, il più delle volte a portata di clic. In Italia molte risorse sono disponibili sul sito dell’Istituto superiore di sanità, del Ministero della salute, e sul portale Viaggiare sicuri del Ministero degli esteri. Tuttavia, secondo l’esperto ed ex presidente della International Society of Travel Medicine Leonardus Visser, nonché docente dell’Università di Leida, è importante riconoscere che ci sono ancora pochi studi che hanno misurato “nel mondo reale” l’efficacia dei consigli di viaggio e delle consulenze. È necessario continuare a raccogliere dati per capire se, come e quanto questi incidano sulla riduzione dei rischi, in modo da migliorare sia la comunicazione, sia gli interventi suggeriti.
Se una persona si sposta da un Paese in via di sviluppo verso uno industrializzato, come avviene con alcuni flussi migratori, l’assistenza prima del viaggio è molto limitata dalla mancanza di infrastrutture. Fortunatamente associazioni umanitarie come Medici senza frontiere stanno lavorando in questa direzione.
Anche nel Paese di arrivo possono presentarsi barriere che impediscono di avvalersi dell’assistenza necessaria. Si tratta di barriere non solo linguistiche e culturali, ma anche politiche. Per i migranti non regolarizzati e privi di documenti è, per esempio, difficile accedere ai servizi sanitari. Anche se alcune prestazioni sono comunque garantite e non è passibile di denuncia un malato che cerca assistenza, la disuguaglianza nelle tutele è fortissima. Basti pensare che al momento queste persone, come pure i molti senza fissa dimora, in Italia hanno difficoltà a vaccinarsi, benché ne abbiano diritto. Questo aspetto ha per esempio portato questa fragile parte di popolazione ad avere grandi limiti ad accedere alle vaccinazioni anti-Covid-19 nel 2020, con importanti ricadute sulla salute individuale e possibilmente anche su quella pubblica.
Questi sono gli esempi che forse conosciamo più da vicino, ma non sono certo i soli. Le persone si spostano in tutto il mondo, in tutte le direzioni e per i motivi più disparati. La sfida della medicina dei viaggi oggi, non più limitata al turismo occidentale, è appunto di salvaguardare la salute di tutte le persone che viaggiano.
La pandemia causata dal virus SARS-CoV-2, che ha colpito il mondo a partire dal 2020, aveva temporaneamente bloccato gli spostamenti nel mondo intero. Ora le restrizioni sono un lontano ricordo e la medicina dei viaggi è tornata a essere fondamentale per garantire spostamenti più sicuri.
Nonostante il Covid-19 non sia più al centro dell’emergenza sanitaria mondiale, rimane un rischio da considerare per chi viaggia, poiché il virus continua a circolare con le sue numerose varianti. Le vaccinazioni di massa hanno contribuito a ridurre il tasso di contagio e di mortalità, ma l’accesso e la somministrazione di vaccini a livello globale rimane comunque disomogenea: alcuni Paesi hanno raggiunto una quasi totale immunizzazione della popolazione, mentre altri, soprattutto in aree con infrastrutture sanitarie deboli, presentano ancora una bassa copertura vaccinale e alti rischi di diffusione di nuove varianti.
Il lavoro del medico dei viaggi rimane quindi essenziale non solo per consigliare vaccini specifici in base alle destinazioni, ma anche per aggiornare i viaggiatori sui rischi legati alle nuove varianti di questo virus, che potrebbero emergere e diffondersi rapidamente in ambienti con controlli sanitari ridotti. Inoltre l’evoluzione continua del virus, favorita dalla sua circolazione, rappresenta una sfida costante per il monitoraggio e la gestione sanitaria.
Igiene e mascherine continuano e continueranno a essere fondamentali, ma in viaggio è bene mettere in conto l’eventualità di assembramenti (per esempio all’interno di mezzi di trasporto pubblico sovraffollati). Qualora, nonostante le precauzioni, un viaggiatore si ammali di Covid-19, deve tenere in conto che il Paese può essere scarsamente attrezzato a curare la malattia.
Gli specialisti potranno anche in alcuni casi sconsigliare il viaggio ad alcuni pazienti, come è successo durante l’epidemia di Zika per le donne incinte o che programmavano la gravidanza.
In parallelo, uno degli obiettivi più urgenti resta l’inclusione nei programmi vaccinali di tutte le comunità marginalizzate e vulnerabili. Questo richiede sforzi per combattere l’esitazione vaccinale, migliorare l’accesso ai vaccini e diffondere informazioni chiare e accessibili.
Autore originale: Stefano Dalla Casa
Revisione di Denise Cerrone in data 12/03/2025
Stefano Dalla Casa