Disturbo da uso di alcol (DUA): che cos’è e come si può curare

Ultimo aggiornamento: 29 settembre 2025

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L’Istituto superiore di sanità definisce la dipendenza da alcol come il problema di salute mentale meno trattato al mondo. Ci sono però efficaci opportunità di cura. Alcuni dati e approfondimenti nel contesto europeo e italiano.

A lungo la parola “alcolismo” è stata usata da medici e non per indicare il consumo “problematico” di alcol. Oggi, però, la medicina preferisce parlare di disturbo da uso di alcol (DUA), un’espressione sia più precisa sia meno discriminante che in particolare indica una modalità disfunzionale di assunzione di alcolici, caratterizzata da sintomi che si manifestano nell’arco di almeno 12 mesi. Tra i più comuni troviamo la tendenza ad assumere alcol in quantità maggiori o per periodi più lunghi di quanto inizialmente previsto, e la difficoltà a ridurne l’uso nonostante i tentativi ripetuti di farlo. Il disturbo può compromettere il rendimento sul lavoro o a scuola, oltre a creare problemi nelle relazioni e nelle attività quotidiane. Spesso sfocia anche in situazioni rischiose, come mettersi alla guida sotto l’effetto dell’alcol.

Il DUA è una dipendenza, per cui nel tempo possono comparire sia la tolleranza, cioè la necessità di assumere quantità sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto, sia l’astinenza, con sintomi fisici e psicologici che spingono a bere di nuovo per attenuarli. Per questi motivi il DUA è un caso particolare all’interno dei disturbi da uso di sostanze (DUS), che possono essere illegali (diversi tipi di droga) o legali, come il tabacco, alcuni farmaci, e appunto l’alcol.

L’etanolo è una sostanza tossica: il suo consumo è legato all’insorgere di numerose patologie, tra cui diversi tipi di cancro. I rischi aumentano con la quantità, ma non esiste una soglia di consumo considerata sicura. Anche nel caso del DUA, il consumo di alcol in sé non porta automaticamente allo sviluppo del disturbo, ma è ovviamente il prerequisito fondamentale. La patologia è influenzata non solo da fattori genetici, ma anche ambientali, psicologici e sociali. Traumi affettivi, uso di altre sostanze, fragilità psichiche e sociali sono solo alcuni dei fattori che possono contribuire allo sviluppo di un DUA.

Epidemiologia e tendenze recenti

Nelle Linee guida per il trattamento del disturbo da uso di alcol, pubblicate nel 2024 dall’Istituto superiore di sanità, un gruppo multidisciplinare di esperti ha dedicato ampio spazio all’epidemiologia del fenomeno e ai modelli di consumo che lo favoriscono.

 

Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) reperibili nel Libro bianco sull’alcol (2022), l’alcol è il quinto fattore di rischio a livello globale per l’impatto delle malattie, e l’Unione europea è l’area del mondo dove se ne consuma di più. Qui, infatti, l’abuso di alcol rappresenta la terza causa di morte prematura. Nel 2016, sempre nell’Unione europea, i decessi alcol-correlati sono stati pari al 5,5% del totale, equivalenti a 291.100 morti, con le patologie oncologiche a rappresentare la quota maggiore (29%). Oltre alle malattie non trasmissibili, l’alcol produce molti altri problemi gravi: per esempio ferite, come quelle causate da incidenti stradali o gli atti di violenza dovuti ad abuso di alcolici, e le overdosi alcoliche. Per il 2022 le linee guida riportano che, su 56.284 incidenti con lesioni, in 4.979 casi (8,8%) il conducente era in stato di ebbrezza e in 1.672 (3%) sotto l’effetto di stupefacenti; tra i 20 e i 24 anni, 1 decesso su 4 è attribuibile all’alcol.

In Italia il consumo annuo pro-capite (7,7 litri di alcol puro) risulta leggermente inferiore alla media (11,3) europea, ma è in aumento dal 2010. Preoccupano in particolare i comportamenti di consumo non in linea con le raccomandazioni di salute pubblica, e inoltre si osservano criticità specifiche per fascia d’età.

La prima emergenza riguarda la diffusione del cosiddetto “binge drinking”, cioè l’abitudine a consumare grandi quantità in breve tempo, e l’aumento del consumo fuori pasto, che favorisce un maggiore assorbimento dell’etanolo. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità (ISS), nel nostro Paese nel 2022 i consumatori fuori pasto (dagli 11 anni in su) erano circa 17 milioni e i binge drinker circa 3,7 milioni.

La seconda emergenza è il consumo da parte di categorie a rischio. In Italia, nel 2022 quasi metà delle persone tra 11 e 24 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica, e tra i 16-17enni le percentuali superavano il 35%. I giovani tra 18 e 32 anni hanno ricevuto il 77,5% delle sanzioni notturne per guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di droghe, e gli incidenti erano la prima causa di morte tra i 15 e i 29 anni. Anche gli over 65 sono a rischio: nel 2022, oltre 2,5 milioni di anziani hanno mostrato comportamenti problematici legati all’alcol, aggravati da solitudine, disabilità e fragilità sociale.

La terza emergenza è, appunto, il disturbo da uso di alcol (DUA). In Italia i servizi per le dipendenze alcologiche prendono in carico ogni anno un numero limitato di pazienti (63.490 nel 2021) rispetto alla dimensione stimata del fenomeno. Un punto critico è il ritardo nell’accesso alle cure: nei giovani adulti intercorrono in media oltre 15 anni tra l’esordio del disturbo e la prima presa in carico. Per questo le linee guida insistono sull’individuazione precoce, e sull’integrazione tra ospedali e servizi territoriali.

Il trattamento del DUA

Le Linee guida sul trattamento del DUA sono state elaborate per i professionisti sanitari: raccolgono in modo sistematico le prove scientifiche disponibili e fanno il punto sugli interventi più efficaci nella pratica clinica. Qui riportiamo soltanto gli aspetti principali, per offrire ai lettori una panoramica generale delle possibilità di cura.

Le opzioni disponibili si dividono in 3 grandi categorie. La prima è quella farmacologica: esistono medicinali che possono ridurre il desiderio di bere (il cosiddetto “craving”) o aiutare a mantenere l’astinenza, come il naltrexone, l’acamprosato e il nalmefene. In passato è stato usato anche il disulfiram, ma oggi il suo ruolo è più limitato, perché le evidenze scientifiche a supporto sono meno solide.

La seconda categoria riguarda la psicoterapia, che ha un ruolo centrale nel trattamento. Gli approcci che hanno mostrato maggiore efficacia sono il colloquio motivazionale, utile per sostenere la decisione di cambiare, e la terapia cognitivo-comportamentale, che aiuta a riconoscere e modificare i pensieri e i comportamenti legati al bere.

Infine, ci sono gli interventi psicosociali: il counseling individuale o familiare, i programmi di gruppo e, più in generale, il sostegno offerto dalla rete dei servizi territoriali. Questi interventi sono importanti perché il DUA non riguarda solo la salute fisica, ma anche le relazioni, il lavoro, la vita sociale. Non è da dimenticare che, a differenza di altre sostanze, l’alcol è comunemente consumato in circostanze sociali. L’ISS mette a disposizione anche un numero verde, il Telefono verde alcol (TVAl): 800 632000.

Soprattutto se tempestiva e mantenuta nel tempo, la combinazione di farmaci e sostegno psicologico sembra essere più efficace dei singoli interventi considerati separatamente. È importante anche capire che non esiste un’unica soluzione valida per tutti. Le linee guida ricordano che il trattamento deve essere personalizzato, adattato cioè alla gravità del disturbo, alle condizioni di salute e al vissuto della persona.

Per chi pensa di avere un problema con l’alcol, il passo più importante è chiedere aiuto. Oltre al già citato numero verde, il primo riferimento può essere il proprio medico di base, che ha il compito di indirizzare verso i servizi territoriali dedicati alle dipendenze e all’alcol. In questi centri specializzati medici, psicologi e assistenti sociali collaborano per offrire percorsi di diagnosi e cura.

  • Stefano Dalla Casa

    Giornalista e comunicatore scientifico, si è formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrive o ha scritto per le seguenti testate o siti: Il Tascabile, Wonder Why, Aula di Scienze Zanichelli, Chiara.eco, Wired.it, OggiScienza, Le Scienze, Focus, SapereAmbiente, Rivista Micron, Treccani Scuola. Cura la collana di divulgazione scientifica Zanichelli Chiavi di Lettura. Collabora dalla fondazione con Pikaia, il portale dell’evoluzione diretto da Telmo Pievani, dal 2021 ne è il caporedattore.