Cosa porta i bambini al sovrappeso e all’obesità

Ultimo aggiornamento: 10 ottobre 2025

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Il sovrappeso e l’obesità infantile rappresentano oggi una delle principali sfide di salute pubblica a livello globale.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’UNICEF, nel 2022 circa 1 bambino o adolescente su 5 tra i 5 e i 19 anni era in sovrappeso, mentre nel 2025 si è raggiunto un punto di svolta storico: per la prima volta l’obesità ha superato il sottopeso come forma più frequente di malnutrizione in questa fascia di età (9,4% contro 9,2%). Dal 2000 al 2022 il numero di bambini e adolescenti in sovrappeso nel mondo è più che raddoppiato, passando da 194 milioni a 391 milioni.

Definizione

L’OMS definisce il sovrappeso e l’obesità in età pediatrica basandosi sull’indice di massa corporea (BMI), un parametro che mette in relazione il peso corporeo con l’altezza, rapportandolo all’età e al sesso.

Il BMI resta lo strumento più utilizzato per stabilire se una persona è in sovrappeso oppure obesa, ma presenta dei limiti: non distingue tra massa grassa e magra e non tiene in considerazione le differenze etniche. Alcuni bambini, per esempio di origine asiatica, possono avere un rischio maggiore di sviluppare malattie metaboliche, come il diabete e patologie cardiovascolari, anche con valori di BMI più bassi rispetto a bambini di altre etnie.

Oggi è sempre più importante valutare anche la distribuzione del grasso corporeo, attraverso la misura della circonferenza della vita e il suo rapporto con l’altezza. Un eccessivo accumulo di grasso a livello addominale aumenta ulteriormente il rischio di sviluppare diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari.

Cause

Le cause dell’obesità infantile sono complesse e multifattoriali, legate all’interazione tra predisposizione biologica, comportamenti individuali e fattori ambientali. Tra i possibili fattori di rischio ci sono:

  • Fattori prenatali e perinatali come l’obesità materna, l’aumento eccessivo di peso in gravidanza e il diabete gestazionale. Anche il parto cesareo, la nutrizione artificiale ad alto contenuto proteico e lo stress in gravidanza possono aumentare il rischio di sovrappeso e obesità, mentre l’allattamento al seno sembra avere un effetto protettivo.
  • Seguire un’alimentazione squilibrata con un consumo frequente di merendine e snack confezionati, bevande zuccherate e alimenti ricchi di grassi e zuccheri semplici. Inoltre, alcuni bambini e adolescenti crescono circondati da cibi ultraprocessati facilmente accessibili, economici e pubblicizzati in modo aggressivo. Nei Paesi ad alto reddito questi prodotti arrivano a costituire fino alla metà dell’apporto calorico giornaliero degli adolescenti.
  • Trascorrere molto tempo davanti alla televisione, ai videogiochi e agli smartphone, attività sedentarie che contribuiscono a ridurre la quantità di movimento svolto quotidianamente.
  • Disuguaglianze sociali ed economiche che, nei Paesi ad alto reddito, portano più di frequente all’obesità i bambini che crescono in famiglie a basso reddito o in condizioni socio-culturali svantaggiate. Anche il livello di istruzione dei genitori è infatti un importante fattore di rischio. Inoltre, la povertà limita l’accesso ad alimenti freschi e nutrienti, riduce le opportunità di svolgere attività fisica e genera stress cronico che influenza i meccanismi biologici alla base dell’aumento di peso.
  • Fattori psicologici e ambientali, come disturbi del sonno, aver vissuto esperienze infantili avverse e stress familiare, possono portare a seguire abitudini poco salutari. Durante la pandemia di Covid-19, i bambini in età prescolare hanno mostrato un aumento temporaneo dei tassi di sovrappeso e obesità, legato al fatto che si passava molto tempo in casa facendo poco movimento e consumando pasti meno equilibrati. Con la riapertura delle scuole, i livelli sono in parte tornati a quelli precedenti la pandemia.

Conseguenze per la salute

Il sovrappeso e l’obesità infantile hanno conseguenze sia a breve sia a lungo termine. Nell’infanzia possono comparire disturbi respiratori, problemi ortopedici, disturbi del sonno e ridotta autostima. L’apnea ostruttiva del sonno può interessare fino al 60% dei bambini con obesità.

Nell’adolescenza e nell’età adulta, sovrappeso e obesità possono aumentare il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, l’ipertensione (fino a 8 volte più frequente negli adolescenti in sovrappeso), la dislipidemia (un’alterazione dei livelli di grassi nel sangue) e malattie cardiovascolari. La steatosi epatica metabolica (MASLD) colpisce circa un terzo dei bambini obesi.

L’obesità centrale, cioè l’accumulo di grasso a livello addominale, amplifica il rischio cardiometabolico e neurocognitivo, a causa della produzione di sostanze infiammatorie da parte del tessuto adiposo viscerale. Inoltre, è correlata alla pubertà precoce, a disturbi muscoloscheletrici e a ipertensione intracranica idiopatica (IIH).

L’obesità è associata anche ad ansia e depressione, con effetti negativi sul rendimento scolastico e sulle opportunità lavorative future. Infine, si stima che, a livello globale, i costi diretti e indiretti legati all’obesità infantile potrebbero superare i 4 trilioni di dollari entro il 2035.

Prevenzione e interventi

È importante cercare di contrastare l’obesità infantile prima della nascita prevenendo il diabete gestazionale e incoraggiando stili di vita salutari durante la gravidanza. Nei primi anni di vita, fattori come l’allattamento al seno, uno svezzamento secondo le indicazioni date dal pediatra e uno sviluppo equilibrato del bambino contribuiscono a ridurre il rischio di sviluppare sovrappeso e obesità.

Nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza, seguire una dieta varia ed equilibrata che privilegi frutta, verdura, cereali integrali e legumi, e limiti il consumo di cibi ricchi di grassi, zuccheri e conservanti, aiuta a mantenere il peso nella norma. L’attività fisica è altrettanto fondamentale: l’OMS raccomanda di svolgere almeno 60 minuti al giorno di attività fisica moderata o intensa. Anche il sonno regolare contribuisce a proteggere dall’aumento di peso.

Un ruolo cruciale spetta poi alle scuole e alle comunità: mense scolastiche con menù bilanciati, spazi sicuri per giocare e fare attività fisica, programmi educativi e regole chiare sulla pubblicità alimentare rivolta ai minori sono strumenti determinanti. Le scuole materne e primarie, in particolare, possono essere un presidio fondamentale anche per mitigare gli effetti di eventi improvvisi, come per esempio una pandemia.

Possono contribuire a prevenire l’obesità anche politiche sociali con interventi come, per esempio, tassare maggiormente alcuni alimenti poco salutari, favorire un’etichettatura nutrizionale chiara e sostenere la produzione locale di cibi freschi. L’obiettivo è ridurre l’impatto della povertà sulle abitudini alimentari.

Secondo una metanalisi del 2025, le strategie più efficaci per contrastare l’obesità infantile sono quelle che integrano più componenti — alimentazione sana, attività fisica e strategie comportamentali — mentre approcci isolati, inclusi quelli basati solo sull’uso di farmaci, hanno effetti limitati soprattutto sull’accumulo di grasso a livello addominale. Nei casi più gravi, in particolare negli adolescenti, sono oggi disponibili anche opzioni terapeutiche che prevedono la somministrazione di farmaci per trattare il diabete di tipo 2, come per esempio la liraglutide e la semaglutide, o, in situazioni selezionate, la chirurgia bariatrica, un intervento chirurgico per ridurre il peso corporeo. Ma sono sempre da considerare come parte di un percorso multidisciplinare che includa cambiamenti dello stile di vita.

Un impegno collettivo

Il sovrappeso e l’obesità nei bambini sono condizioni complesse e multifattoriali, che riflettono non solo gli stili di vita individuali, ma anche i contesti familiari, sociali ed economici. Le radici possono affondare già nel periodo prenatale e nei primi anni di vita, mentre gli ambienti della vita moderna che favoriscono l’obesità e le disuguaglianze sociali ed economiche ne amplificano la diffusione.

Contrastare l’obesità infantile richiede un approccio integrato che preveda di educare bambini e adolescenti a seguire abitudini salutari, partendo dal contesto familiare e scolastico, e politiche sociali capaci di ridurre la disponibilità di cibi non salutari e le disuguaglianze sociali. Solo così sarà possibile invertire la tendenza e garantire alle nuove generazioni un futuro più sano.

  • Raffaella Gatta

    Biotecnologa con un dottorato in Scienze genetiche e biomolecolari, ha svolto attività di ricerca preclinica in oncologia presso l’Istituto Mario Negri. Dal 2018 è freelance scientific writer e medical writer, e collabora con fondazioni, agenzie e testate specializzate nella produzione di contenuti destinati a medici, operatori sanitari e al grande pubblico. Si occupa principalmente di medicina e ricerca clinica, raccontando con chiarezza e rigore l’evoluzione della conoscenza scientifica e il suo impatto sulla salute.