Ultimo aggiornamento: 25 settembre 2020
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L'uretere è un tubo lungo e stretto che collega il rene alla vescica. Attraverso gli ureteri (ce ne sono due, uno per ciascun rene) l'urina che si forma nel rene raggiunge la vescica e lì rimane fino a quando è espulsa all'esterno. La parte più alta dell'uretere, quella a diretto contatto con il rene, ha una forma leggermente allargata e prende il nome di pelvi renale. Anche in queste strutture, che fanno parte della cosiddetta via escretrice, si possono sviluppare tumori.
I tumori di pelvi renale e uretere non sono molto comuni e rappresentano solo una piccola percentuale di tutti i tumori che colpiscono l'apparato uro-genitale: circa il 7 per cento dei tumori del rene prende infatti origine a livello della pelvi renale e circa il 5 per cento dall’uretere.
In Italia ogni anno si registrano circa 1.900 nuovi casi, con un’incidenza che dal 2003 al 2014 è rimasta sostanzialmente stabile nel tempo per entrambi i sessi.
Le cause dei tumori di pelvi renale e uretere non sono ancora del tutto note, ma sono stati identificati alcuni fattori di rischio che aumentano le probabilità di sviluppare la malattia e che si sovrappongono in genere a quelli tipici del tumore della vescica. Uno di questi fattori è il fumo di sigaretta, al quale si aggiungono anche l'uso inappropriato o troppo prolungato nel tempo di alcuni farmaci per il dolore (tra cui farmaci che non necessitano della prescrizione medica) e l'esposizione ad alcune sostanze chimiche o coloranti utilizzate nella produzione di materie plastiche o nella lavorazione delle pelli. Esistono inoltre alcuni fattori di rischio che non possono essere modificati, come per esempio l'età o il sesso: questi tumori sono infatti più comuni negli uomini rispetto alle donne e insorgono spesso dopo i 40 anni (in genere attorno ai 60-70 anni). Infine, anche continue infezioni urinarie e una storia familiare di tumore a cellule di transizione possono aumentare il rischio.
Quasi tutti i tumori (oltre il 90 per cento) che colpiscono pelvi renale e uretere derivano dallo strato di cellule che riveste queste strutture e che viene definito epitelio di transizione: il tumore prende così il nome di carcinoma a cellule di transizione. Queste cellule sono le stesse che rivestono anche l’interno della vescica, al quale il tumore dell’uretere è strettamente correlato, tanto che in presenza di un tumore dell’uretere aumenta il rischio di cancro della vescica. Il restante 10 per cento delle neoplasie di pelvi e uretere è rappresentato da tumori a cellule squamose e da adenocarcinomi (estremamente rari).
In fase precoce i tumori di pelvi renale e uretere possono essere privi di sintomi. In fase avanzata invece i sintomi si fanno maggiormente frequenti e tra i più comuni si possono citare presenza di sangue nelle urine, dolore o bruciore durante la minzione (quando si espelle l'urina) o necessità di urinare spesso, dolore continuo alla schiena o dolore pelvico, stanchezza e perdita di peso senza motivo.
Non esiste una strategia precisa per la prevenzione dei tumori della pelvi renale e dell'uretere, ma è buona norma cercare di evitare i fattori di rischio già noti. Si può per esempio smettere di fumare se si è fumatori, evitare di assumere farmaci per il dolore senza prima consultare il medico e prendere tutte le precauzioni necessarie per garantire la propria sicurezza se si lavora con sostanze pericolose.
Dopo aver posto domande precise per conoscere meglio i sintomi e la storia familiare del paziente, il medico effettua una visita approfondita e, nel caso sospetti la presenza di un tumore, prescrive esami di approfondimento. Dall'esame delle urine è possibile per esempio scoprire l'eventuale presenza di batteri, proteine anomale o sangue, ma anche in alcuni casi (analisi citologica dell'urina) di cellule tumorali che si sono staccate dal tumore e sono state eliminate con le urine. L'ureteroscopia è un esame più invasivo durante il quale un sottile tubicino dotato di luce e telecamera viene inserito nell'uretere e nella pelvi renale. Grazie a questo esame è possibile vedere se c'è qualche area dall'aspetto strano o sospetto all'interno degli organi esaminati ed è anche possibile prelevare un campione di tessuto anomalo per analizzarlo al microscopio (biopsia). La biopsia permette di essere certi della presenza di un tumore e anche di conoscerne più in dettaglio le caratteristiche. In alcuni casi il medico può anche prescrivere un'urografia per verificare se ci sono "blocchi" in qualche zona dell'apparato urinario: nel corso dell'esame viene iniettato per via intravenosa un mezzo di contrasto che si muove attraverso le vie renali e le rende visibili alla radiografia. Tomografia computerizzata (TC), ecografie e risonanza magnetica possono invece rivelarsi utili per capire se e quanto il tumore si è diffuso in altre parti dell'organismo.
Una volta certi della presenza di un tumore, è molto importante capire se e quanto si è diffuso nell'organismo. Questa operazione viene definita stadiazione perché permette di assegnare uno "stadio" al tumore. Nel caso dei tumori di pelvi renale e uretere si utilizza il sistema TNM, che tiene conto della dimensione del tumore (T), del coinvolgimento dei linfonodi (N) e della presenza di metastasi (M). Si possono così distinguere 5 diversi stadi, a partire dallo stadio 0 (tumore localizzato) fino allo stadio IV (tumore che ha raggiunto organi anche lontani da quello di origine).
Per scegliere il trattamento più adatto a ogni singolo caso è necessario tenere conto delle caratteristiche del tumore (tipo di tumore, sua posizione e diffusione) e del paziente (età, stato di salute generale).
Di solito la prima scelta per la cura dei tumori di pelvi renale e uretere è la chirurgia, con la quale si cerca di asportare, se possibile, tutto il tumore. Uno degli interventi più comuni è la cosiddetta nefroureterectomia, che prevede l'asportazione completa del rene, dell'uretere e di una parte della vescica. Si può anche decidere di asportare solo la parte di uretere che contiene il tumore e una piccola parte di tessuto sano circostante (ureterectomia parziale), ma si tratta di una scelta riservata solo a casi molto selezionati, dal momento che con questo intervento il rischio che il tumore si ripresenti in un altro tratto dell'uretere è piuttosto alto. La decisione di asportare solo una parte della pelvi renale intaccata dal tumore senza rimuovere l'intero rene è riservata a quelle persone che hanno già problemi renali o vivono con un solo rene.
A volte si utilizza la cosiddetta elettroresezione per distruggere il tessuto tumorale attraverso una corrente elettrica o si ricorre a un laser che agisce come un bisturi e rimuove (o distrugge) il tumore.
Quando il tessuto malato non può essere eliminato con queste tecniche si ricorre alla chemioterapia, somministrata a volte localmente a livello di pelvi e uretere per far giungere a destinazione la massima concentrazione di farmaco. La chemioterapia può essere somministrata anche prima dell’intervento chirurgico (terapia neoadiuvante) per ridurre la massa tumorale o dopo l’operazione (terapia adiuvante) per distruggere le cellule tumorali non eliminate con il bisturi.
In alcuni casi si può anche optare per terapie biologiche (Bacillo di Calmette-Guérin o BCG, interferone) o immunoterapia, che sfruttano il sistema immunitario del paziente per combattere il tumore.
Infine, la radioterapia viene utilizzata a scopo palliativo, cioè per ridurre il dolore nelle fasi terminali della malattia, oppure in associazione alla chemioterapia neoadiuvante.
Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
Agenzia Zoe