Ultimo aggiornamento: 12 dicembre 2018
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L’alcol, il benzene, la naftalina usata come antitarme negli armadi, ma anche farmaci come la ciclosporina, impiegata per impedire il rigetto in caso di trapianto anche in alcuni tipi di tumore: tutte queste sostanze hanno in comune l'appartenenza al gruppo 1 dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, che stila la classifica di ciò che può provocare il cancro (che viene detto cancerogeno o carcinogeno) in base agli studi scientifici.
Le sostanze vengono classificate in quattro gruppi. Se ci sono sufficienti evidenze di cancerogenicità negli esseri umani la sostanza viene classificata nel gruppo 1; se ci sono limitate evidenze di cancerogenicità negli esseri umani, ma sufficienti evidenze negli animali di laboratorio, la sostanza viene classificata nel gruppo 2A; se ci sono limitate evidenze di cancerogenicità sia negli esseri umani sia negli animali, la sostanza è classificata nel gruppo 2B; se le prove non sono sufficienti, la sostanza è classificata nel gruppo 3; infine se le prove in esseri umani e altri animali indicano un’assenza di attività cancerogena, la sostanza è classificata nel gruppo 4.
Il gruppo 1 contiene i carcinogeni umani certi e comprende, al momento della pubblicazione di questa scheda, 120 agenti; il gruppo 2A comprende carcinogeni probabili per l'uomo e contiene 82 agenti; il gruppo 2B riunisce i possibili carcinogeni, per un totale di 302 sostanze; il gruppo 3 comprende le sostanze non classificabili come carcinogene (al momento sono 501); il gruppo 4, infine, raggruppa sostanze probabilmente non carcinogene per l'uomo (in questa categoria c'è una sola sostanza, il caprolactam, un precursore del nylon).
Salta subito all'occhio il dato del gruppo 4: è evidente che le sostanze innocue nel mondo devono essere più di una. Le liste dello IARC, compilate a partire dal 1971 sulla base degli studi disponibili nella letteratura scientifica, includono soltanto gli agenti studiati perché nei loro confronti c'era un sospetto: nel caso del caprolactam, quando il nylon si è diffuso nell'abbigliamento, qualcuno ha avuto un dubbio sulla sua innocuità. Così è stato valutato in laboratorio per poi scoprire che non interagisce con le molecole biologiche contenute nell'organismo umano e che quindi non dà alcun problema.
La curiosa vicenda del caprolactam è utile anche per spiegare come mai le sostanze contenute nel gruppo 1 non sono state vietate e ritirate dal commercio. Per dimostrare la cancerogenicità di un agente è necessario da un lato valutare l’esposizione di animali di laboratorio a tale sostanza in altissime concentrazioni, di solito molto superiori a quelle che si riscontrano nella vita reale. Dall’altro lato gli esperti dello IARC tengono anche conto di eventuali osservazioni epidemiologiche negli esseri umani. È noto a tutti che chi beve troppo alcol è a rischio di tumori del tratto gastrointestinale, mentre chi fuma tabacco rischia il cancro al polmone in modo proporzionale alla quantità. Le osservazioni epidemiologiche in questo senso sono state rafforzate da studi di laboratorio e di conseguenza sia l’alcol sia il tabacco sono entrate nella famosa lista 1. Nonostante ciò, chi beve una piccola quantità di alcol nella vita o fuma una sola sigaretta non vede crescere il proprio rischio oncologico in modo misurabile.
Nel 2015 lo IARC ha inserito la carne rossa lavorata, come salumi e carne in scatola, nel gruppo 1 e la carne rossa nel gruppo 2A. Il salame è pericoloso quanto il fumo di sigaretta? No, fumare è molto più dannoso per la salute che mangiare qualche insaccato. A qualcuno verrebbe in mente di vietare salami e prosciutti? Quasi sicuramente no.
Lo IARC stabilisce soltanto se una sostanza è con ragionevole certezza un cancerogeno, mentre non paragona fra loro i cancerogeni per la loro potenza. Così le carni rosse, tanto per continuare con lo stesso esempio, sono con ragionevole certezza delle sostanze cancerogene in grado di aumentare il rischio di tumori, ma la probabilità di ammalarsi dipende sia dalle quantità consumate sia dall’intrinseco potere cancerogeno di tali sostanze, il quale, secondo le osservazioni epidemiologiche è più basso, per esempio, del fumo di sigaretta.
Ecco perché quando leggiamo sui giornali che una sostanza è entrata a far parte di una delle liste dello IARC dovremmo chiederci anche quanto è cancerogena, a quali dosaggi e dopo quanto tempo di esposizione, e quindi preoccuparci eventualmente dei suoi effetti, anche in caso di categorie particolarmente a rischio, come bambini, donne in gravidanza o anziani.
Vi sono anche moltissime sostanze di cui il potere cancerogeno è altamente probabile, ma che non sono in nessuna lista poiché mancano gli studi rigorosi richiesti dallo IARC per l'inserimento nel proprio database: magari esiste un dato epidemiologico, ma mancano gli studi di laboratorio, o viceversa; oppure ci sono studi incompleti o non conclusivi. Se gli studi non sono completi, o non sono durati un tempo sufficientemente lungo, non si possono trarre conclusioni.
Vi sono anche alcune sostanze che sono cancerogene solo se associate con altre, ma molte combinazioni non sono menzionate nelle liste IARC perché non sono mai state studiate con sistematicità.
Quando leggiamo che una sostanza o un agente è stato inserito in una delle liste dello IARC, non è il caso di farsi prendere dal panico. È necessario capire quali sono i reali livelli di rischio ed entro che dosi e limiti vale la pena di preoccuparsi davvero.
Agenzia Zoe