È vero che gli interferenti endocrini possono aumentare il rischio di cancro?

Forse. Al momento vi sono sospetti in base al loro meccanismo d’azione, ma non vi sono ancora dati sufficienti per affermare che queste sostanze aumentino il rischio di tumori negli esseri umani.

Ultimo aggiornamento: 7 novembre 2025

Tempo di lettura: 8 minuti

In breve

  • I cosiddetti interferenti endocrini sono sostanze di vario genere, così chiamate perché considerate in grado di interagire in vari modi con il sistema endocrino.
  • Sono presenti nell’ambiente e possono essere di origine naturale o prodotti da attività umane.
  • Spesso mimano l’azione degli ormoni e interagiscono con i loro recettori. Influiscono così, nell’organismo, su reazioni che non sono state attivate dagli ormoni. Per questo si dice che l’azione degli ormoni è stata mimata.
  • Secondo una classificazione pubblicata dall’Unione Europea, gli interferenti endocrini con effetti certi di interferenza con il sistema endocrino sono 66, e ve ne sono altri 52 per i quali non esistono prove sufficienti.
  • Gli interferenti endocrini si trovano nel terreno, nell’acqua, nell’aria e anche negli alimenti: la loro vasta diffusione è stata motivo di allarme.
  • Dato che molti tumori hanno una relazione con i sistemi ormonali, si è ipotizzato che gli interferenti endocrini possano avere un ruolo nello sviluppo di alcuni di essi.
  • Il rapporto del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio suggerisce che vi possa essere una possibile interazione tra interferenti endocrini e sistemi ormonali maschile e femminile, ma i dati ottenuti dagli studi scientifici negli esseri umani sono ancora insufficienti.

Cosa sono il sistema endocrino e i suoi interferenti?

Il sistema endocrino è un insieme di ghiandole e cellule che producono ormoni e li rilasciano nel sangue. Tramite la circolazione sanguigna gli ormoni raggiungono i propri recettori in tessuti e organi in ogni parte del corpo. Il sistema endocrino controlla la crescita, lo sviluppo sessuale, il sonno, la fame e il modo in cui l’organismo utilizza gli alimenti. Ne fanno parte, per esempio, gli organi che rilasciano gli ormoni sessuali che regolano il ciclo femminile, e il pancreas endocrino che produce l’insulina, l’ormone che mantiene nei limiti i livelli di glucosio nel sangue.

Gli interferenti endocrini sono sostanze di vario genere, presenti in natura o immesse nell’ambiente in seguito ad attività umane. Sono così chiamati per la loro capacità di interagire in diversi modi con il sistema endocrino e, potenzialmente, di danneggiare l’organismo. Gli interferenti endocrini spesso mimano l’azione degli ormoni e interagiscono con i loro recettori.

In genere gli interferenti endocrini sono classificati in 3 categorie, a seconda della loro azione:

  • Alcuni mimano gli ormoni, dando luogo a una stimolazione in eccesso o in difetto, se sono meno potenti degli ormoni naturali. Per esempio, alcuni possono riprodurre gli effetti degli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili, degli androgeni, gli ormoni sessuali maschili, e degli ormoni tiroidei.
  • Altri si legano ai recettori ormonali allinterno di una cellula, impedendo il legame con l’ormone endogeno. Esempi in questo senso sono gli anti-estrogeni e gli anti-androgeni.
  • Altri ancora interferiscono con la produzione o con il controllo di alcuni ormoni, per esempio alterando il metabolismo del fegato.

Le sostanze che, secondo una classificazione dell’Unione Europea, sicuramente interferiscono con il sistema endocrino sono finora 66, mentre per altre 52 non esistono prove sufficienti per stabilire una classificazione adeguata.

Dove si trovano gli interferenti endocrini?

Gli interferenti endocrini si trovano nel terreno, nell’acqua, nell’aria e anche negli alimenti. Data la loro vasta distribuzione, hanno suscitato allarme e il sospetto che possano avere effetti negativi sulla salute, aumentando il rischio di cancro e di altre malattie.

La lista dei principali interferenti endocrini stilata dall’Unione Europea, con l’indicazione delle fonti in cui si trovano, comprende:

  • idrocarburi policiclici aromatici: presenti nei gas di scarico, nel fumo di sigaretta, ma anche nella carne cotta alla griglia e nei prodotti alimentari affumicati;
  • benzene: si può formare nei gas di scarico e nelle sigarette, negli incendi boschivi e nei residui agricoli;
  • diossina: può essere rilasciata durante la combustione dei rifiuti, soprattutto plastici. I prodotti maggiormente esposti al rischio di contaminazione da diossina, che è liposolubile, sono il burro, i pesci grassi, il latte e i suoi derivati;
  • ftalati: presenti nel PVC, nei cartoni per cibo da asporto, ma anche negli smalti per unghie, negli adesivi e nelle vernici;
  • perfluorato: si trova nelle materie plastiche, nella carta, nelle fibre tessili e nel pellame, nelle schiume antincendio, nei cosmetici e nei prodotti casalinghi;
  • bisfenolo A: presente in giocattoli, bottiglie, attrezzature sportive, dispositivi medici e odontoiatrici, lenti per occhiali, supporti ottici, elettrodomestici, caschi di protezione, rivestimento di lattine per alimenti e bevande;
  • octilfenolo e nonifenolo: ne sono state trovate tracce in alcuni tipi di pesce pescato nel Mar Tirreno. È presente nei detersivi, nei prodotti di pulizia eliminati con le acque di scarico e nei cosmetici;
  • policlorobifenili: in prodotti da processi industriali, si trovano principalmente in latte, burro, uova, pesce;
  • alchilfenoli: si trovano in shampoo, cosmetici, spermicidi, detergenti, prodotti ortofrutticoli o confezionati in plastiche e pellicole;
  • tributiltina: presente in pesticidi, conservanti per legno e tessuti, e sistemi di condizionamento dell’aria;
  • acido perfluoroctanico: contenuto nel teflon, nelle pentole e nelle padelle antiaderenti.

Avere dei sospetti sulla base della distribuzione di queste sostanze e dei loro meccanismi d’azione non basta però a provare un possibile rischio per la salute. Per questo occorrono osservazioni epidemiologiche negli esseri umani, in grado di dimostrare che le persone più esposte agli interferenti endocrini si ammalino più di quelle meno o per nulla esposte. Tuttavia, studiare gli effetti degli interferenti endocrini dal punto di vista epidemiologico è particolarmente complicato perché le sostanze sono numerose e varie e possono interagire tra loro. Inoltre, ne siamo quasi tutti esposti, di conseguenza è praticamente impossibile trovare, come controllo, un gruppo sufficientemente ampio di persone non esposte. Per queste ragioni al momento non esistono né studi, né risultati su cui basare conclusioni attendibili.

Il Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio, un gruppo di consulenti scientifici al servizio del governo italiano, ha prodotto un rapporto in cui è stato analizzato lo stato delle conoscenze in materia. Esso rappresenta, per ora, il documento italiano più completo sul tema.

È bene ricordare che gli interferenti endocrini sono soggetti anche al regolamento CE n.1907/2006 (regolamento REACH) con cui sono normati per legge sia la commercializzazione delle sostanze chimiche in Europa sia la valutazione dei potenziali rischi.

La Commissione europea ha inoltre adottato la Comunicazione n. 350/2016, contenente i criteri per definire una sostanza come potenziale interferente endocrino.

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Cosa dice il rapporto del CNBBSV sugli interferenti endocrini?

Secondo gli esperti che hanno revisionato lo stato delle conoscenze nel settore degli interferenti endocrini, questo è ciò che sappiamo finora:

  • in studi con animali di laboratorio è stato dimostrato che gli interferenti endocrini possono agire sul sistema ormonale e compromettere la riproduzione. Al momento non è tuttavia chiaro se tali sostanze, nelle concentrazioni presenti nell'ambiente, possano esercitare effetti simili negli animali selvatici;
  • gli interferenti endocrini possono teoricamente far aumentare i casi di disturbi riproduttivi, di alcuni tipi di cancro, di malattie metaboliche come l’obesità e il diabete e di malattie cardiovascolari. I risultati degli studi disponibili finora non sono sufficienti a documentare una relazione di causa ed effetto tra la possibile esposizione agli interferenti endocrini e il rischio di sviluppare alcune malattie;
  • per capire la portata dei rischi e i possibili effetti tossici legati all’esposizione a basse dosi a queste sostanze, occorrono ulteriori ricerche per una valutazione più approfondita dei rischi;
  • molte sostanze che sono interferenti endocrini sono già soggette a limitazioni per altri motivi, non legati alla loro possibile attività sui sistemi ormonali;
  • gli interferenti endocrini sono tante molecole diverse per struttura e funzione. Questo rende complesso – se non impossibile – studiare tali sostanze e i loro effetti come un fattore di rischio unico, dato che i loro meccanismi d’azione sono spesso molto diversi.

Quali sarebbero gli effetti degli interferenti endocrini sulla salute?

Il rapporto della CNBBSV riporta alcuni dati sulla relazione tra interferenti endocrini e cancro della tiroide, ma si tratta di un’associazione teorica, non sostenuta da evidenze scientifiche. Inoltre, in piccoli studi epidemiologici gli autori hanno ipotizzato un ruolo dell’inquinamento ambientale da interferenti endocrini nei tumori ipofisari, ma anche in questo caso le prove sono insufficienti.

Vi sono poi alcuni interferenti endocrini che possono favorire lobesità che, a sua volta, è un fattore di rischio per lo sviluppo di diversi tipi di cancro. Bisfenolo A, tributiltina, dietilesilftalato, nonilfenolo, genisteina, ftalati, composti perfluoroalchilici, acido perfluoroctanico sono tra i principali prodotti chimici che possono svolgere un’azione di questo tipo. Sulla base dei dati disponibili, il CNBBSV ritiene che possano essere un fattore di rischio per l’aumento di peso, in particolare se l'esposizione avviene nei primi anni di vita.

Infine, si discute molto della relazione tra interferenti endocrini e fertilità, in particolare quella maschile. I risultati di una recente metanalisi suggeriscono che il ruolo dei singoli composti sia minore di quanto ipotizzato. Se gli interferenti endocrini fossero in grado di alterare la fertilità, e questo va ancora dimostrato definitivamente, ciò deriverebbe dal cosiddetto “effetto cocktail”, cioè dall’esposizione contemporanea a più agenti.

In conclusione, ciò che sappiamo del funzionamento dei sistemi ormonali maschili e femminili e dell’effetto dei più comuni interferenti endocrini suggerisce che vi possa essere un’interazione possibile, ma i dati ottenuti dagli studi con gli esseri umani sono ancora insufficienti perché gli esperti possano pronunciarsi.

Come posso ridurre l’esposizione agli interferenti endocrini?

  • Non riutilizzare i recipienti in plastica per gli alimenti se sono di tipo monouso;
  • non utilizzare padelle e pentole antiaderenti se il loro rivestimento interno risulta deteriorato e non acquistarli se la provenienza è incerta;
  • durante la cottura degli alimenti ventilare adeguatamente o usare una cappa aspirante;
  • non travasare liquidi e alimenti caldi in contenitori di plastica che non sono stati fabbricati per sopportare le alte temperature;
  • le pellicole trasparenti e le carte per alimenti vanno sempre utilizzate rispettando le indicazioni del produttore che sono obbligatoriamente riportate in etichetta;
  • non mangiare gli alimenti con parti bruciate come spesso accade nella cottura alla brace della carne e del pesce e nelle pizze;
  • ridurre il consumo degli alimenti affumicati a caldo;
  • limitare ogni forma di combustione negli ambienti chiusi, specialmente dovuta a sigarette, sigari, pipa, candele e incenso e provvedere a un adeguato ricambio dell’aria;
  • limitare l’utilizzo di capi di abbigliamento trattati con prodotti idrorepellenti e antimacchia;
  • nell’acquisto di oggetti per l’arredo della casa e dell’ufficio, evitare prodotti fabbricati con PVC morbido.

Autore originale: Agenzia Zoe

Revisione di Antonino Michienzi in data 7/11/2025

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