Ultimo aggiornamento: 7 novembre 2025
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Il sistema endocrino è un insieme di ghiandole e cellule che producono ormoni e li rilasciano nel sangue. Tramite la circolazione sanguigna gli ormoni raggiungono i propri recettori in tessuti e organi in ogni parte del corpo. Il sistema endocrino controlla la crescita, lo sviluppo sessuale, il sonno, la fame e il modo in cui l’organismo utilizza gli alimenti. Ne fanno parte, per esempio, gli organi che rilasciano gli ormoni sessuali che regolano il ciclo femminile, e il pancreas endocrino che produce l’insulina, l’ormone che mantiene nei limiti i livelli di glucosio nel sangue.
Gli interferenti endocrini sono sostanze di vario genere, presenti in natura o immesse nell’ambiente in seguito ad attività umane. Sono così chiamati per la loro capacità di interagire in diversi modi con il sistema endocrino e, potenzialmente, di danneggiare l’organismo. Gli interferenti endocrini spesso mimano l’azione degli ormoni e interagiscono con i loro recettori.
In genere gli interferenti endocrini sono classificati in 3 categorie, a seconda della loro azione:
Le sostanze che, secondo una classificazione dell’Unione Europea, sicuramente interferiscono con il sistema endocrino sono finora 66, mentre per altre 52 non esistono prove sufficienti per stabilire una classificazione adeguata.
Gli interferenti endocrini si trovano nel terreno, nell’acqua, nell’aria e anche negli alimenti. Data la loro vasta distribuzione, hanno suscitato allarme e il sospetto che possano avere effetti negativi sulla salute, aumentando il rischio di cancro e di altre malattie.
La lista dei principali interferenti endocrini stilata dall’Unione Europea, con l’indicazione delle fonti in cui si trovano, comprende:
Avere dei sospetti sulla base della distribuzione di queste sostanze e dei loro meccanismi d’azione non basta però a provare un possibile rischio per la salute. Per questo occorrono osservazioni epidemiologiche negli esseri umani, in grado di dimostrare che le persone più esposte agli interferenti endocrini si ammalino più di quelle meno o per nulla esposte. Tuttavia, studiare gli effetti degli interferenti endocrini dal punto di vista epidemiologico è particolarmente complicato perché le sostanze sono numerose e varie e possono interagire tra loro. Inoltre, ne siamo quasi tutti esposti, di conseguenza è praticamente impossibile trovare, come controllo, un gruppo sufficientemente ampio di persone non esposte. Per queste ragioni al momento non esistono né studi, né risultati su cui basare conclusioni attendibili.
Il Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio, un gruppo di consulenti scientifici al servizio del governo italiano, ha prodotto un rapporto in cui è stato analizzato lo stato delle conoscenze in materia. Esso rappresenta, per ora, il documento italiano più completo sul tema.
È bene ricordare che gli interferenti endocrini sono soggetti anche al regolamento CE n.1907/2006 (regolamento REACH) con cui sono normati per legge sia la commercializzazione delle sostanze chimiche in Europa sia la valutazione dei potenziali rischi.
La Commissione europea ha inoltre adottato la Comunicazione n. 350/2016, contenente i criteri per definire una sostanza come potenziale interferente endocrino.
Secondo gli esperti che hanno revisionato lo stato delle conoscenze nel settore degli interferenti endocrini, questo è ciò che sappiamo finora:
Il rapporto della CNBBSV riporta alcuni dati sulla relazione tra interferenti endocrini e cancro della tiroide, ma si tratta di un’associazione teorica, non sostenuta da evidenze scientifiche. Inoltre, in piccoli studi epidemiologici gli autori hanno ipotizzato un ruolo dell’inquinamento ambientale da interferenti endocrini nei tumori ipofisari, ma anche in questo caso le prove sono insufficienti.
Vi sono poi alcuni interferenti endocrini che possono favorire l’obesità che, a sua volta, è un fattore di rischio per lo sviluppo di diversi tipi di cancro. Bisfenolo A, tributiltina, dietilesilftalato, nonilfenolo, genisteina, ftalati, composti perfluoroalchilici, acido perfluoroctanico sono tra i principali prodotti chimici che possono svolgere un’azione di questo tipo. Sulla base dei dati disponibili, il CNBBSV ritiene che possano essere un fattore di rischio per l’aumento di peso, in particolare se l'esposizione avviene nei primi anni di vita.
Infine, si discute molto della relazione tra interferenti endocrini e fertilità, in particolare quella maschile. I risultati di una recente metanalisi suggeriscono che il ruolo dei singoli composti sia minore di quanto ipotizzato. Se gli interferenti endocrini fossero in grado di alterare la fertilità, e questo va ancora dimostrato definitivamente, ciò deriverebbe dal cosiddetto “effetto cocktail”, cioè dall’esposizione contemporanea a più agenti.
In conclusione, ciò che sappiamo del funzionamento dei sistemi ormonali maschili e femminili e dell’effetto dei più comuni interferenti endocrini suggerisce che vi possa essere un’interazione possibile, ma i dati ottenuti dagli studi con gli esseri umani sono ancora insufficienti perché gli esperti possano pronunciarsi.
Autore originale: Agenzia Zoe
Revisione di Antonino Michienzi in data 7/11/2025
Agenzia Zoe