Il narghilè è più sicuro delle sigarette?

Il fumo del narghilè, come la sigaretta, espone a quantità elevate di sostanze cancerogene e ha gravi effetti sulla salute, anche se ci si espone saltuariamente.

Ultimo aggiornamento: 6 agosto 2025

Tempo di lettura: 79 minuti

In breve

  • Fumare il narghilè espone a nicotina, monossido di carbonio, catrame e altre sostanze tossiche. Quando il fumo passa attraverso l’acqua, viene solo raffreddato, e non depurato dalle sostanze nocive.
  • Una sola sessione può equivalere a fumare decine di sigarette.
  • Confermati i legami con oltre 10 tipi di tumore, oltre a malattie cardiovascolari, respiratorie, metaboliche e riproduttive.
  • È dannoso anche per chi lo fuma occasionalmente o lo condivide in gruppo.
  • Il narghilè può causare dipendenza: il suo uso tra i giovani è in crescita e spesso sottovalutato.

Un’abitudine all’apparenza innocua

Il narghilè – noto anche come waterpipe, shisha o hookah – è una pipa ad acqua usata da secoli in Medio Oriente e Asia per fumare tabacco aromatizzato. Negli ultimi decenni, il suo utilizzo si è diffuso anche in Europa, soprattutto tra i giovani. La sensazione di freschezza del fumo e la ritualità sociale del gesto hanno portato molti a pensare che si tratti di un’alternativa meno dannosa della sigaretta. Ma questa percezione è ingannevole. Come dimostrano numerosi studi scientifici, il fumo del narghilè contiene molte delle stesse sostanze tossiche e cancerogene presenti nel fumo di sigaretta, spesso in quantità maggiori. Eppure, a oggi, molti utenti non ne sono consapevoli. Peraltro, parecchi di loro sono giovani.

Un’esposizione sottovalutata

Una “fumata” di narghilè può durare dai 30 ai 90 minuti. Durante questo tempo si possono inalare oltre 100 litri di fumo, rispetto al mezzo litro circa aspirato con una sigaretta. Gli autori di uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno stimato che una sola seduta di narghilè equivale, in termini di esposizione a nicotina, catrame e monossido di carbonio, a fumare fino a 100 sigarette.

Il fumo del narghilè e il tabacco aromatizzato usato contengono:

  • monossido di carbonio in quantità superiori rispetto alla sigaretta, aumentando il rischio cardiovascolare e causando avvelenamento acuto;
  • idrocarburi policiclici aromatici (IPA), metalli pesanti e aldeidi, tutte sostanze cancerogene ben documentate;
  • nicotina, che provoca dipendenza.

L’acqua attraverso cui passa il fumo non filtra le sostanze tossiche, ma serve solo a raffreddarlo, rendendo l’inalazione più facile e profonda. Proprio la maggiore “fumosità” e il tempo prolungato dell’esposizione portano a un’assunzione complessiva più alta di sostanze dannose rispetto alle sigarette.

Cosa rende il narghilè così dannoso?

A differenza delle sigarette, il tabacco da narghilè viene riscaldato (non bruciato direttamente) con l’uso di carbonella. Questo processo produce un fumo denso e aromatico, che però contiene numerose sostanze tossiche. La combinazione tra tabacco, aromi, dolcificanti e carbone è alla base di una miscela particolarmente pericolosa.

Gli aromi fruttati, dolci o alcolici, spesso aggiunti per rendere il fumo più piacevole, non sono inoffensivi. Quando riscaldati, rilasciano aldeidi, furani e altri composti potenzialmente cancerogeni o irritanti per le vie respiratorie. Alcuni, come il diacetile (responsabile della cosiddetta “popcorn lung”), sono stati associati a gravi danni polmonari in animali di laboratorio.

Il tabacco aromatizzato da narghilè può contenere fino al 70% di glicerina e zuccheri, che aumentano il volume e la dolcezza del fumo. Ma anche questi additivi, durante il riscaldamento, generano sostanze tossiche come l’acroleina e la formaldeide, già note per i loro effetti nocivi sul sistema respiratorio.

Infine, il carbone usato per scaldare il tabacco è una fonte importante di tossine: libera monossido di carbonio, benzene e metalli pesanti come piombo, arsenico e cadmio.

Tutti questi elementi, usati per rendere il prodotto più attraente per i giovani, aumentano la tossicità del narghilè e favoriscono la diffusione e la sottovalutazione del rischio.

Rischi per la salute: non solo tumori

L’uso regolare del narghilè è associato a un aumento del rischio di diversi tipi di tumori, ma non solo. Non mancano anche relazioni con malattie cardiovascolari, come infarto e ictus, e malattie respiratorie croniche, come bronchite e asma.

Nel 2017 Waziry e il suo gruppo hanno confermato che fumare il narghilè è associato a un rischio significativamente maggiore di sviluppare molte malattie. Tra queste:

  • cancro del cavo orale;
  • cancro del polmone;
  • bronchite cronica;
  • malattia polmonare cronica ostruttiva (BPCO);
  • malattie cardiovascolari;
  • sindrome metabolica, con aumento di glicemia, trigliceridi, pressione arteriosa e obesità addominale;
  • nascita di bambini con basso peso alla nascita;
  • problemi di salute mentale, con un’associazione significativa tra fumo di narghilè e ansia e depressione.

Un’analisi degli studi sul tema, pubblicata nel 2024 sulla rivista Neuroepidemiology, ha evidenziato un’associazione significativa anche fra fumo di narghilè e rischio di sclerosi multipla. Il legame potrebbe essere mediato da meccanismi di infiammazione cronica e stress ossidativo, suggerendo che i danni del narghilè possano estendersi anche al sistema nervoso centrale.

Chi fuma il narghilè è anche esposto allo stesso rischio di dipendenza da nicotina di un fumatore di sigarette. Infine, la condivisione del bocchino per aspirare il fumo, una pratica comune nei contesti sociali, può favorire la trasmissione di malattie infettive come epatiti, infezioni da herpes e tubercolosi.

A conferma di questi effetti nocivi, una revisione basata su 191 studi osservazionali condotti in 24 Paesi e pubblicata nel 2025 sulla rivista Systematic Reviews ha confermato i risultati raccolti nel tempo e ha mostrato anche un’associazione con problemi di fertilità e danni al DNA degli spermatozoi.

L’associazione tra il narghilè e sintomi respiratori cronici, come tosse persistente, bronchite e respiro affannoso, è stata comprovata anche da test spirometrici, un tipo di esami utilizzato per valutare la funzionalità respiratoria.

Attenzione ai giovani e agli “occasionali”

Uno dei motivi della crescente popolarità del narghilè è la percezione di “sicurezza” legata al suo utilizzo occasionale e ricreativo. Ma anche un uso saltuario può avere conseguenze importanti, specialmente nei più giovani. Il narghilè è spesso una porta d’accesso al fumo di sigaretta, abbassando la percezione del rischio legato al tabacco.

In conclusione

Le evidenze disponibili, seppure con qualche eterogeneità, sono concordi su un punto: il narghilè non è un’alternativa sicura al fumo di sigaretta, ma una modalità di consumo del tabacco con rischi ben documentati per molteplici organi e sistemi, anche in chi ne fa un uso saltuario o in ambienti condivisi. Fumare il narghilè non è meno dannoso che fumare sigarette. Anche se si fuma in modo occasionale, i rischi per la salute sono concreti e confermati da molti studi affidabili. I principali sono dovuti all’esposizione a sostanze cancerogene, alla dipendenza da nicotina e ai danni cardiovascolari e respiratori. È quindi importante sfatare il mito della presunta innocuità del narghilè e fornire una corretta informazione, soprattutto ai più giovani. La prevenzione passa anche da qui: riconoscere i rischi nascosti dietro abitudini socialmente accettate, ma tutt’altro che innocue.

  • Raffaella Gatta

    Biotecnologa con un dottorato in Scienze genetiche e biomolecolari, ha svolto attività di ricerca preclinica in oncologia presso l’Istituto Mario Negri. Dal 2018 è freelance scientific writer e medical writer, e collabora con fondazioni, agenzie e testate specializzate nella produzione di contenuti destinati a medici, operatori sanitari e al grande pubblico. Si occupa principalmente di medicina e ricerca clinica, raccontando con chiarezza e rigore l’evoluzione della conoscenza scientifica e il suo impatto sulla salute.