Ultimo aggiornamento: 10 dicembre 2024
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La graviola, detta anche guanàbana o corossole, è il frutto della pianta tropicale Annona muricata, anche se spesso questo nome è usato per indicare gli estratti di tale frutto con presunte attività curative. La pianta è diffusa nella foresta pluviale di Africa, America del sud e Sudest asiatico. In molti Paesi occidentali è possibile acquistare composti a base di graviola sotto forma di capsule o di tè, mentre l’industria alimentare utilizza la graviola nella preparazione di gelatine, caramelle e gelati.
Gli studi fitochimici hanno identificato le acetogenine annonacee tra gli ingredienti della graviola con potenzialità di principio attivo. La pianta ne contiene circa 70 diverse varianti, mentre nell’intera famiglia delle Annonacee ne sono state identificate oltre 500. Oltre alle acetogenine, la graviola contiene altre molecole (oltre 200) che potrebbero avere un effetto attivo sull’organismo, come per esempio flavonoidi e alcaloidi isochinolinici.
Nei Paesi di origine della graviola, i frutti, la corteccia, le foglie e le radici di questa pianta sono usati talvolta nella preparazione di rimedi tradizionali per combattere infezioni virali e parassitarie, reumatismi, artrite, ipertensione, insonnia e infiammazioni. I risultati di alcune ricerche hanno confermato che estratti della pianta possono avere qualche effetto positivo contro queste malattie. Per quanto riguarda il cancro, tuttavia, al momento non esistono prove di efficacia e di tollerabilità a sostegno dell’uso della graviola come terapia antitumorale negli esseri umani.
In alcuni studi si è osservato che alcuni estratti di graviola hanno la capacità di uccidere cellule di tumore in coltura o in animali di laboratorio come topi e ratti. Gli studi sono stati condotti in particolare con cellule derivate da tumori di pancreas, polmone, mammella, colon, testa-collo e in tumori del sangue, e inoltre in animali di laboratorio con alcuni di questi tumori. Per esempio, una ricerca i cui risultati sono stati pubblicati nel 2023 sulla rivista BMC Complementary Medicine and Therapies ha mostrato un’attività degli estratti di graviola su un particolare tipo di tumore del seno nei ratti. Più in dettaglio, i ricercatori hanno notato che gli estratti del frutto sembrano essere più efficaci rispetto a quelli delle foglie. Altre ricerche hanno inoltre mostrato un effetto preventivo della graviola, che riesce in alcuni casi a ridurre il rischio che una lesione pretumorale diventi maligna.
Tuttavia, come riportato in una revisione della letteratura pubblicata nel 2022 sulla rivista Cancers, la graviola è stata oggetto solo di pochi studi randomizzati e controllati (RCT) negli esseri umani. Nella maggior parte dei casi tali studi hanno coinvolto pazienti con tumore del colon-retto già sottoposti a intervento chirurgico. La graviola sembra aver avuto alcuni effetti positivi in questi pazienti, ma gli autori della revisione ricordano che servono altre ricerche per confermare le potenzialità anticancro di questi estratti negli esseri umani.
I possibili meccanismi d’azione anticancro degli estratti di graviola sarebbero diversi e non ancora del tutto chiari: si va dalla morte cellulare programmata (apoptosi) al blocco della capacità delle cellule di migrare in altre aree, passando attraverso modifiche del metabolismo cellulare e a effetti antiossidanti e antinfiammatori.
Questi e altri potenziali meccanismi d’azione ed effetti sulla salute sono stati descritti in dettaglio in uno studio i cui risultati sono stati pubblicati nel 2018 sulla rivista Oxidative Medicine and Cellular Longevity. Nell’articolo gli autori sottolineano che per comprendere l’eventuale ruolo della graviola nella terapia anticancro negli esseri umani sia necessario condurre studi clinici ben progettati.
Per quanto riguarda gli esseri umani, infatti, al momento sono disponibili i risultati di pochissimi studi che descrivono casi di singoli pazienti con tumore che hanno tratto beneficio dall’uso di graviola. Tali dati riflettono casi aneddotici, ma mancano sia di rigore sia della potenza statistica di studi più ampi con molti pazienti, necessari per giustificare l’uso in clinica della graviola contro i tumori. La ragione per cui non sono stati finora condotti tali ampi studi, per verificare in modo sistematico gli eventuali effetti anticancro degli estratti della graviola negli esseri umani, sono i probabili, gravi effetti collaterali di tali sostanze sul sistema nervoso.
Su Internet sono presenti molti siti che magnificano le virtù anticancro della graviola. Questi siti però travisano un’osservazione che ha in effetti una base scientifica, ma decisamente ancora molto preliminare, ed enfatizzano solo i possibili effetti curativi, sottovalutando i rischi.
Come ricordano alcuni esperti della Cleveland Clinic, in Ohio, ad alte dosi la graviola può causare sintomi simili a quelli del Parkinson, come rigidità muscolare, cambiamenti della personalità, lentezza dei movimenti, problemi con i movimenti oculari e con deambulazione ed equilibrio. Da non dimenticare poi che i composti presenti negli estratti e nei tè a base di graviola possono interferire con alcuni trattamenti, inclusi farmaci contro ipertensione e diabete.
Occorre anche tenere in conto il fatto che migliaia di composti che si dimostrano promettenti in laboratorio si comportano diversamente nell’organismo umano, dove entrano in gioco molte altre variabili.
Gli studi negli esseri umani sono anche essenziali a verificare eventuali dosi e modalità di somministrazione. Per i prodotti di origine vegetale è infatti dimostrato che piante coltivate in diverse aree possono contenere quantità e tipi anche molto differenti di molecole e sostanze attive, e questo vale anche per la graviola. Una ragione in più per non prendere alla leggera il consumo di questi prodotti.
Nessuna sostanza è salutare o dannosa, sicura o tollerabile solo in quanto naturale o sintetica. L’unico modo di conoscere le eventuali proprietà e la possibile sicurezza di un composto è effettuare, ove possibile, una rigorosa sperimentazione scientifica prima in laboratorio e poi in clinica con un numero adeguato di pazienti. Ma tali studi non saranno mai autorizzati dagli enti regolatori qualora sussistano importanti dubbi sulla tossicità dei composti da valutare.
Ciò che negli esperimenti di laboratorio funziona in modo incoraggiante non sempre funziona nello stesso modo nell’organismo umano, dove entrano in gioco molte altre variabili. Le virtù anticancro degli estratti di graviola non sono ancora state messe alla prova in studi rigorosi che abbiano preso in considerazione ampi campioni di esseri umani, anche per gli importanti indizi di neurotossicità della pianta. Infatti, il consumo della graviola, così come può avvenire con altre sostanze di origine naturale, può comportare pericoli o effetti collaterali. Prima di affidare a queste sostanze le proprie speranze di guarigione occorre sapere che solo le cure sottoposte al vaglio di una rigorosa sperimentazione scientifica offrono sufficienti garanzie di efficacia e sicurezza. E che quando tali studi non vengono effettuati ci sono importanti ragioni di tossicità che li impediscono.
Agenzia Zoe