Per vivere bene e affrontare al meglio la malattia è importante essere consapevoli delle proprie emozioni, imparare a gestirle e a riconoscere quando stanno assumendo intensità e forme che richiedono un supporto.
La fase dei trattamenti contro il cancro può essere molto lunga e impegnativa per diversi motivi. Può portare a modificare le proprie abitudini, incidere sulle relazioni, costringere a confrontarsi con effetti collaterali e difficoltà fisiche. Tutti fattori che possono a loro volta influenzare il benessere emotivo.
I trattamenti per un tumore cambiano a seconda del tipo e dello stadio della malattia. Chirurgia, chemioterapia, radioterapia, immunoterapia e altri tipi di cure possono essere usati in diverse combinazioni e tempi. Per alcuni pazienti può essere sufficiente l’intervento chirurgico, mentre per altri le terapie possono essere molto lunghe, talvolta intervallate da periodi di attesa.
In questa fase è normale confrontarsi con numerose emozioni, che spesso si alternano in modo più o meno ciclico. Ecco le più comuni:
È forse l’emozione più frequente che si può provare nell’attesa di un intervento chirurgico. Si può anche avere timore dei trattamenti a cui sottoporsi e dei possibili effetti collaterali, delle possibili conseguenze sul lavoro, sulla vita familiare e sul futuro. Avere paura è del tutto normale di fronte a un percorso impegnativo e incerto come quello oncologico. È perfino sano, fino a quando questo sentimento non diventa eccessivo, tanto da impedire di seguire il percorso terapeutico e svolgere le proprie attività quotidiane. Per attenuarla, può essere utile cercare di concentrarsi su ciò che si può controllare, per esempio informandosi sul trattamento e su come gestire gli eventuali effetti collaterali. Può aiutare anche esprimere le proprie emozioni e tenersi occupati in attività il più possibile piacevoli.
Sentirsi tristi è una reazione fisiologica di fronte ai cambiamenti o a una perdita. Per chi è in cura per un cancro, è spesso un’emozione che accompagna gli alti e bassi tipici delle fasi dei trattamenti e lo stato di benessere o malessere fisico. Non di rado, però, la tristezza può comparire senza nessuna apparente causa diretta. Si tratta di una reazione normale, ma che non deve essere trascurata se persiste nel tempo, è molto intensa e interferisce con la vita quotidiana o con le cure. In questi casi è opportuno parlarne con il proprio medico e non avere timore a chiedere aiuto a uno specialista.
Cercare di non pensare alla malattia, non parlarne e comportarsi quasi come se non ci fosse è una reazione comune di fronte al cancro. Si può verificare anche dopo aver ricevuto la diagnosi e aver iniziato i trattamenti. Ciascun paziente ha il proprio modo di reagire a un’esperienza complessa come quella del cancro ed è giusto che le persone che si hanno intorno rispettino questa scelta. Tuttavia occorre fare attenzione che questo atteggiamento non incida sulle decisioni che riguardano la malattia e la terapia.
Il cancro irrompe nella vita come una tempesta, mandando in frantumi e ostacolando programmi, sforzi e prospettive. È del tutto normale manifestare la propria rabbia in diversi modi: diventando impazienti, adirandosi e reagendo in modo scomposto o piangendo. In genere, come le altre emozioni, anche questa può essere ciclica, seguire l’andamento della malattia ed essere scatenata dal senso di incertezza o dalla paura.
A molte persone che si ammalano di cancro può succedere di cercare la causa della propria malattia tra le proprie abitudini o comportamenti, finendo per farsene ingiustamente una colpa. Il più delle volte è infatti impossibile sapere esattamente che cosa ha provocato un cancro. I tumori sono il risultato di una combinazione di fattori, molti dei quali casuali, su cui non abbiamo sempre un controllo. Nessuno è immune e tutti possono ammalarsi di cancro. Anche qualora qualche abitudine o comportamento del passato abbia potuto contribuire al tumore, il senso di colpa non aiuta a curarsi e a convivere con la malattia.
Il modo in cui si vive l’esperienza del cancro è diverso da persona a persona. Alcuni affrontano il percorso della malattia per lo più da soli, altri ricevono un forte sostegno dalla famiglia o dagli amici. Ciononostante, anche quando si è attorniati dall’affetto dei propri cari si può provare un senso di profonda solitudine. Si può avere la sensazione di essere esclusi da esperienze che prima della malattia si facevano con gli altri, di non essere compresi, di essere distanti anche dalle persone che dovrebbero essere più vicine.
A volte, paradossalmente, proprio la fine dei trattamenti può coincidere con un’intensificazione del senso di solitudine, soprattutto per il venire meno del gruppo di medici e personale sanitario che a lungo ha rappresentato un punto di riferimento per i pazienti.
È importante avere qualcuno con cui condividere l’esperienza della malattia. A volte l’incomprensione con chi ci circonda può derivare dal fatto che le persone che ci sono accanto stanno a loro volta soffrendo per l’esperienza della malattia o perché non sanno come comportarsi. Per superare questo problema, il dialogo e il rispetto reciproco sono molto spesso di grande aiuto.
Per quasi tutti i malati di cancro, una delle sfide psicologiche più ardue nel percorso della malattia è convivere con l’incertezza, una condizione che è comune a tutti, ma viene profondamente amplificata quando ci si confronta con un tumore. Le fonti di incertezza sono innumerevoli e riguardano gli aspetti più profondi dell’esistenza, così come l’organizzazione pratica della vita quotidiana o la possibile evoluzione della malattia. Per esempio:
Tutte queste incognite possono suscitare molte emozioni già descritte in precedenza: ansia, rabbia, tristezza, paura. Per affrontarle può essere utile conoscere le caratteristiche della malattia, i trattamenti e gli effetti collaterali, ma anche confrontarsi con le persone vicine per condividere la consapevolezza dei cambiamenti che stanno avvenendo. Però è decisivo anche accettare di non poter controllare tutto; alcuni eventi accadono, senza che si possa far nulla per cambiarli.
Anche se meno intensi rispetto al passato, i trattamenti antitumorali possono avere importanti effetti collaterali. Aver sentito storie e testimonianze di persone che hanno avuto effetti collaterali molto pesanti può persino influenzare l’accettazione delle terapie. Alcuni sintomi come dolore, nausea, vomito e affaticamento possono infatti condizionare lo svolgimento delle attività quotidiane. Altri, come la perdita dei capelli, possono modificare il proprio aspetto, mentre le conseguenze sulla fertilità possono influenzare i progetti di vita.
È importante essere consapevoli dei possibili effetti collaterali della propria terapia e sapere che probabilmente saranno diversi da quelli degli altri, anche se a volte si tende a generalizzare e a essere influenzati dai racconti altrui. Molti effetti collaterali hanno una durata circoscritta nel tempo e si può ricorrere a famaci e strategie per prevenirli e ridurne l’impatto.
Sapere cosa aspettarsi dai trattamenti, inoltre, consente di organizzare la propria vita per ridurre al minimo l’impatto delle terapie, per esempio limitando gli impegni o facendosi aiutare nelle fasi in cui l’intensità degli effetti collaterali è maggiore.
Quando emozioni comuni, come tristezza, paura o senso di impotenza, evolvono in ansia, depressione e disperazione esistenziale, meritano particolare attenzione. In questi casi è necessario superare il timore di rivolgersi a uno specialista che possa aiutare ad affrontare il momento di difficoltà. Avere bisogno di un supporto psicologico non è segno di debolezza: può capitare a chiunque, ancor di più di fronte a un’esperienza traumatica come il cancro.
I più comuni disturbi della psiche nei pazienti oncologici che richiedono l’aiuto di specialisti sono:
È una condizione intermedia tra una vera e propria patologia psichiatrica e una normale risposta a un evento stressante, quale può essere la malattia. È caratterizzata da una risposta emotiva e comportamentale anomala. A differenza delle reazioni normali, quelle tipiche del disturbo dell’adattamento tendono a compromettere i rapporti sociali, l’attività lavorativa, il rendimento scolastico o altre aree importanti della vita.
La depressione viene comunemente associata a una forma intensa e duratura di tristezza. In realtà la tristezza è solo uno dei sintomi di tipo emotivo, o affettivi, come dicono gli psicologi, della depressione: sono frequenti l’umore disforico, l’irritabilità, la perdita di interesse e di piacere. Inoltre questa patologia può comportare sintomi cognitivi, come una minore capacità di concentrazione, disturbi della memoria, distorsione cognitiva con lettura negativa della propria esistenza; comportamentali, tra cui il rallentamento o agitazione e la perdita della speranza; somatici, come alterazioni dell’appetito, del sonno o del desiderio sessuale, affaticamento e dolore.
Nei pazienti con cancro può comparire in forma acuta, soprattutto in alcuni momenti critici, come durante l’attesa della diagnosi, prima di test e procedure o di importanti trattamenti (chirurgici, chemioterapici, radioterapici), dopo i cambiamenti della terapia, alla notizia di una recidiva o in occasione di anniversari di eventi collegati alla malattia. Non di rado, però è presente in forma cronica, a causa dei continui stress fisici ed emotivi o per una scarsa capacità di adattamento dei pazienti. Può presentarsi con sintomi di vario tipo che possono includere apprensione, per esempio preoccupazione amplificata per il futuro proprio e dei propri familiari, senso angosciante di attesa, preoccupazione, paura e previsione di pericolo, stanchezza, difficoltà di concentrazione. Possono anche comprendere irrequietezza motoria, tremori, cefalea, disturbi del sonno, secchezza delle fauci, vertigine, nausea, disturbi urinari e gastrointestinali, per esempio diarrea o difficoltà digestive.
Si tratta di reazioni spropositate a stimoli o oggetti specifici. Una forma particolare e piuttosto frequente nei pazienti oncologici è il disturbo da nausea e vomito anticipatorio. È associato alle pregresse esperienze negative della chemioterapia (sale d’aspetto, day hospital, odori, suoni) e può arrivare a scatenare la nausea o il vomito ancora prima della somministrazione della chemio. Si stima che fino al 10 per cento dei malati soffra di nausea anticipatoria e circa il 2 per cento di vomito anticipatorio. Può essere un disturbo duraturo e, talvolta, il solo ricordare o immaginare la seduta terapeutica può scatenarne questi sintomi.
Antonino Michienzi
Articolo pubblicato il:
25 settembre 2023