Ultimo aggiornamento: 5 settembre 2025
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La PET (acronimo inglese che sta per positron emission tomography, tomografia a emissione di positroni in italiano) è una tecnica diagnostica di medicina nucleare che comporta la somministrazione per via endovenosa di una sostanza normalmente presente nell'organismo (per lo più glucosio, ma anche metionina o dopamina). La sostanza è marcata con una molecola radioattiva (nel caso del glucosio, il Fluoro 18) e il tomografo PET rileva la distribuzione di queste sostanze nell’organismo. Poiché i tumori sono particolarmente avidi di glucosio, la PET, mostrando l’accumulo di questo zucchero, è molto utile per verificare la presenza di metastasi, una variazione nelle dimensioni della massa tumorale e in alcuni casi per confermare una diagnosi di tumore. La sostanza tracciante, detta radiofarmaco, una volta immessa in circolo andrà a depositarsi nelle cellule che sono in grado di captarla. È dunque un esame funzionale, molto importante per valutare l’efficacia di una terapia oncologica, in quanto l'assenza di accumulo di glucosio radiomarcato in una sede in cui era stato identificato in precedenza, indica che il trattamento in corso è efficace. La PET si presta anche a combinazioni con altri esami radiologici (tomografia computerizzata – TC o risonanza magnetica nucleare – RMN) quando le condizioni cliniche lo richiedono: si parla in questi casi di PET/TC e PET/RMN. In particolare, nell’imaging oncologico pediatrico, visto che i bambini sono più suscettibili alle radiazioni, la necessità di ridurre l’esposizione può essere ottenuta tramite una combinazione di più studi di imaging. Si è così passati a un uso maggiore della PET/RM come alternativa più sicura, dato che espone a circa il 70% di radiazioni in meno rispetto alla PET/TC.
Negli ultimi anni, questa tecnica diagnostica si è ulteriormente evoluta. Sono infatti disponibili nuove tecnologie combinate, come la PET/CT (combinazione tra PET e tomografia computerizzata) e la PET/MRI (combinazione tra PET e risonanza magnetica) che sono in grado di fornire immagini più dettagliate, migliorando significativamente la precisione diagnostica. L'integrazione dell'intelligenza artificiale con queste tecniche di imaging consente inoltre ai medici di analizzare le immagini in modo più accurato e di predire con maggiore affidabilità la progressione della malattia e la risposta ai trattamenti.
Sono stati introdotti anche scanner per eseguire la PET a campo totale (Whole-Body Scanner), che consentono di acquisire immagini dell'intero corpo del paziente in un'unica scansione. Questa innovazione riduce significativamente i tempi di acquisizione delle immagini e la dose di radiazioni somministrata, rendendo questa tecnica diagnostica più sicura per i pazienti. Nel caso di pazienti in età pediatrica, è possibile inoltre evitare la sedazione. Tecnologie simili, come la Whole-Body MRI (WB-MRI), offrono ulteriori vantaggi diagnostici perché consentono di analizzare l’intero corpo del paziente senza l'uso di radiazioni ionizzanti. Gli studi più recenti dimostrano che questa tecnica è altamente specifica per la rilevazione di metastasi ossee e altre patologie oncologiche, con una sensibilità comparabile a quella della PET/CT.
Sono inoltre disponibili nuovi radiofarmaci che estendono le applicazioni della PET, rendendola una tecnica diagnostica sempre più precisa e mirata. Tra questi ci sono:
L'esame ha una controindicazione assoluta per le donne in gravidanza o in allattamento. Inoltre, le persone che hanno eseguito trattamenti radioterapici da meno di 3 mesi e coloro che hanno subito interventi chirurgici o procedure invasive da meno di un mese devono dichiararlo prima dell'esame, per agevolare l'interpretazione del risultato.
Per i pazienti con diabete conclamato e in terapia ipoglicemizzante è raccomandata una valutazione da parte del medico prima dell'eventuale esecuzione dell'esame, in quanto è prevista la somministrazione di glucosio.
Grazie a scanner più avanzati, oggi la PET prevede l’utilizzo di quantità ridotte di radiazioni, rendendo l’esame più sicuro e con meno effetti collaterali per i pazienti.
Per eseguire la PET è necessario il digiuno da cibi zuccherati (dolci, biscotti, brioches e frutta) da almeno 6 ore. È preferibile astenersi dall'attività fisica intensa nelle ore precedenti l'indagine. È bene inoltre assumere liquidi in abbondanza (acqua, tè non dolcificato eccetera) per ottenere una buona idratazione.
Per eseguire una PET generalmente non è necessario farsi accompagnare. L'esame, infatti, non incide sulla capacità di guidare i veicoli, salvo nei rarissimi casi in cui venga usato un sedativo.
No. L'esame comporta soltanto un’iniezione endovenosa di una piccola quantità di glucosio radiomarcato, solitamente preceduto dal test della glicemia.
Il radiofarmaco viene somministrato per via endovenosa: bisogna quindi attendere circa 45 minuti prima di sottoporsi all’esame, cercando di riposare, stare tranquilli e rilassare la muscolatura.
A oggi sono note alcune reazioni allergiche ai radiofarmaci impiegati nell'esame che generano sintomi come prurito, edema ed esantemi. Sono comunque tutte gestibili con l'intervento del medico, sempre presente durante l'esame.
La PET impiega sostanze radiomarcate con radioisotopi che emettono positroni. La dose di irradiazione è equivalente circa a quella che si assume quando si esegue una TAC.
Il tempo per eseguire l’indagine vera e propria (acquisizione) varia tra 20 e 30 minuti a seconda del segmento del corpo da esaminare.
La durata dell’intera procedura, dalla somministrazione del radiofarmaco alla fine dell’esame (compresa l’attesa precedente all'esame), varia da 2 a 3 ore.
Terminato l'esame, dopo che il medico ne avrà valutata la corretta esecuzione, è possibile tornare a casa.
Si può tornare alla vita di tutti i giorni, ma con qualche accortezza da osservare nelle 4-5 ore successive all'esecuzione dell'esame: è bene evitare il contatto con donne in gravidanza e bambini piccoli, prima che la radioattività sia scomparsa dall’organismo. È consigliato, nelle 5 ore successive all'esame, anche l’utilizzo di un bagno separato da quello usato dal resto dei familiari, in quanto il radiofarmaco può essere eliminato con le urine.
Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.
Autore originale: DNA Media Lab
Revisione di Raffaella Gatta in data 5/09/2025
DNA Media Lab