Biopsia della prostata

La biopsia della prostata è un esame diagnostico utilizzato in caso di sospetto tumore della prostata.

Ultimo aggiornamento: 29 luglio 2025

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La biopsia è attualmente l’unico esame che consente di stabilire una diagnosi definitiva di tumore della prostata e consiste nel prelievo di piccoli frammenti (frustoli) della ghiandola prostatica da sottoporre ad analisi di laboratorio. La biopsia prostatica rappresenta dunque di frequente l’ultimo passaggio di visite ed esami prima della diagnosi. È in genere prescritta in base ai risultati di esami precedenti, come la risonanza magnetica, un valore elevato di PSA nel sangue (la sigla PSA sta per antigene prostatico specifico), o dopo che il medico ha rilevato la presenza di noduli all’esplorazione rettale.

Nella biopsia sotto guida ecografica il prelievo viene effettuato con un apposito ago guidato da una sonda ecografica. La biopsia della prostata può essere eseguita per via transrettale, ovvero facendo passare l’ago dalla parete anteriore del retto, oppure transperineale, quando l’ago viene introdotto attraverso il perineo (la zona posta tra i testicoli e l'ano), fino a raggiungere la ghiandola. In entrambi i casi la procedura prevede l’utilizzo di una sonda ecografica transrettale che permette di visualizzare la prostata in tempo reale. A oggi la procedura per via transperineale è l’approccio preferibile per via del minor rischio di infezioni dopo la procedura.

La biopsia prostatica fusion si basa sull’unione di due tipi di immagini: quelle ottenute in precedenza con la risonanza magnetica multiparametrica (RM multiparametrica) e quelle acquisite durante l’ecografia transrettale. La RM multiparametrica è così chiamata perché fornisce informazioni dettagliate su diversi parametri — morfologia, vascolarizzazione, densità cellulare e metabolismo della prostata — permettendo di identificare lesioni sospette che l’ecografia da sola potrebbe non rilevare. Nelle immagini acquisite durante la risonanza, queste aree risultano ben visibili, con contorni netti e colori diversi in base al probabile grado di malignità. Sovrapponendo tali immagini a quelle ecografiche si ottiene una ricostruzione tridimensionale della prostata, che consente di guidare con maggiore precisione l’ago della biopsia verso le zone con una reale potenzialità tumorale.

La tecnica, essendo mirata, consente di ridurre il numero di prelievi bioptici dai 12-50 del passato ai 2-3 di oggi. Nonostante la riduzione dei prelievi, che causa minori disturbi ai pazienti, l’accuratezza diagnostica dei tumori più aggressivi è maggiore, insieme alla possibilità di una migliore gestione della malattia. Contribuisce, infatti, a selezionare in maniera più accurata i casi da sottoporre a intervento chirurgico perché clinicamente significativi, distinguendoli dai casi meno aggressivi (di basso grado), da monitorare con la cosiddetta sorveglianza attiva.

Come si esegue la biopsia della prostata

In caso di biopsia tradizionale ecoguidata con prelievi casuali sistematici, il medico introduce attraverso il retto una sonda ecografica che permette di visualizzare la prostata e il passaggio dell’ago bioptico. In base al tipo di approccio, transrettale o transperineale, l’ago verrà fatto passare dalla parete anteriore del retto oppure dal perineo, fino a raggiungere la ghiandola prostatica. I prelievi vengono distribuiti all’interno della ghiandola prostatica in maniera casuale, seguendo uno schema a sestanti prostatici. Il numero di prelievi varia in genere da 12 a 14.

Anche in caso di biopsia prostatica mirata con tecnica fusion, la sonda ecografica viene introdotta attraverso il retto. La sincronizzazione delle immagini della RM multiparametrica con le immagini ecografiche consente di effettuare dei prelievi mirati della zona sospetta (in genere 2-3 prelievi). Nella maggior parte dei casi viene successivamente eseguito un concomitante campionamento del resto della ghiandola prostatica mediante prelievi casuali con tecnica a sestanti, in modo da ottenere comunque una mappatura quanto più accurata possibile, in vista di un eventuale trattamento, nel caso in cui venga diagnosticato un tumore della prostata.

Entrambe le tecniche bioptiche possono essere eseguite anche con accesso transperineale, in sedazione o in anestesia locale sulla base delle caratteristiche del paziente.

Chi può fare l'esame

Non esistono particolari controindicazioni a questo tipo di procedura diagnostica. L'esame va effettuato con molta cautela negli uomini che soffrono di malattie della coagulazione del sangue oppure in pazienti che assumono abitualmente farmaci antiaggreganti o anticoagulanti. Un’attenzione particolare va anche dedicata a pazienti con allergie ad anestetici e/o ad antibiotici.

Quanto dura

In tutto l’esame dura intorno ai 10-20 minuti a seconda che venga eseguito in anestesia locale o in sedazione.

Occorre qualche tipo di preparazione particolare all'esame?

Almeno 5 giorni prima dell'esame è necessario, se possibile, sospendere i farmaci che interferiscono con la coagulazione, qualora si assumano. Se occorre, il medico li sostituirà con eparina a basso peso molecolare da iniettare sottocute. Per prevenire lo sviluppo di infezioni è necessario seguire una profilassi antibiotica dal giorno prima della biopsia. È prevista, inoltre, l'esecuzione di un clistere per pulire il retto qualche ora prima dell'esame.

È meglio che mi faccia accompagnare da qualcuno o posso venire da solo? Potrò guidare la macchina per tornare a casa?

Non è consigliabile mettersi alla guida dopo l’esame, pertanto è preferibile farsi accompagnare. Dopo un breve periodo di osservazione è possibile tornare a casa.

La biopsia della prostata è dolorosa?

Prima di effettuare il prelievo, viene sempre effettuata un'anestesia locale. In rari casi è possibile soffrire di un malessere generale con aumento della sudorazione ed eventuale sensazione di perdita di coscienza.

L'esame comporta rischi immediati?

Per quanto ritenuta sicura, la biopsia della prostata è una procedura invasiva e non esente dalla possibilità di complicazioni. Circa 1 persona su 50, al termine dell'esame, fa fatica o non riesce a svuotare spontaneamente la vescica. In questi casi è necessario posizionare temporaneamente un catetere vescicale che verrà rimosso dopo qualche giorno. A partire dai giorni seguenti l’esame – e fino ad alcune settimane – è frequente riscontrare sangue nelle feci, nell'urina e nello sperma. Generalmente, però, il disturbo scompare spontaneamente e non deve perciò destare preoccupazioni. Raramente può comparire febbre alta, che non va sottovalutata, in quanto potrebbe essere segno di un'infezione in atto.

L'esame comporta rischi a lungo termine?

Nel corso dell'esame non si utilizzano radiazioni, né l'indagine comporta rischi a lungo termine.

Alla fine devo restare in osservazione? Per quanto?

Dopo l'esecuzione della procedura è opportuno un periodo di osservazione di circa un'ora per sorvegliare la comparsa di eventuali complicazioni immediate. Prima di tornare a casa è anche importante verificare la ripresa delle minzioni spontanee e pertanto al paziente viene chiesto di bere mezzo litro d’acqua per favorire la diuresi.

Posso riprendere subito la mia vita normale o devo avere particolari accortezze?

Al fine di ridurre il rischio di sanguinamento, è bene evitare lunghi viaggi in macchina nelle 48 ore successive e i rapporti sessuali per circa una settimana. Per il resto si può riprendere subito la vita normale. In caso di impossibilità alla minzione, di febbre superiore a 38 °C o importante sanguinamento, contattare il pronto soccorso più vicino alla propria abitazione.

Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.

Autore originale: Michela Vuga

Revisione di Sofia Corradin in data 29/7/2025

  • Michela Vuga

    Giornalista professionista, da oltre 20 anni si dedica alla divulgazione medico-scientifica. È stata coordinatore scientifico del mensile OK Salute e benessere e coordinatore editoriale del sito www.ok-salute.it (2014-2017) e ha ideato e condotto programmi radiofonici: Essere&Benessere per Radio 24 – Il Sole 24 ore (1999-2004), GR Salute, GR Scienza e OK salute e benessere per l’agenzia giornalistica AGR e per il circuito radio CNR (2005-2017); si è occupata anche della produzione di giornali radio, videonews, speciali radiofonici e televisivi. Modera eventi e congressi scientifici e dal 2018 collabora con Fondazione AIRC nella stesura di articoli, come conduttrice di dirette social e autrice del podcast Fondamentale dedicato alla ricerca contro il cancro.