PSA

È un esame di laboratorio che consente di valutare i livelli di PSA nel sangue, il cui aumento può indicare la presenza di una malattia alla prostata.

Ultimo aggiornamento: 30 luglio 2025

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Il dosaggio del PSA, cioè dell’antigene prostatico specifico, è un esame di laboratorio eseguito su un prelievo di sangue. Il PSA è una sostanza prodotta dalla ghiandola prostatica che ha la funzione di fluidificare il liquido seminale per permetterne una maggiore permanenza all'interno dei genitali femminili, aumentando così le probabilità di fecondazione dell’ovulo.

La parola all'esperto

L'oncologo Francesco Perrone parla del PSA.

È un esame che possono fare tutti?

L’esame del PSA si prescrive solo agli uomini perché la sostanza misurata è prodotta soltanto dalla prostata, un organo esclusivamente maschile. L’esito dell’esame può indicare la presenza di diverse malattie alla prostata, anche se un aumento dei livelli di PSA nel sangue può essere dovuto a molteplici fattori. Tra questi vi sono l’ipertrofia prostatica, una condizione benigna la cui frequenza aumenta con l’avanzare dell’età e che determina un aumento del numero di cellule prostatiche e del volume della prostata; la prostatite, un’infiammazione della prostata che aumenta il rilascio di PSA nel sangue; e il tumore alla prostata. Inoltre, alcune condizioni che possono verificarsi nei giorni precedenti all’esame, come recenti rapporti sessuali, infezioni delle vie urinarie, attività fisica intensa come il ciclismo o manipolazione della prostata per esempio tramite l’esplorazione rettale, possono influenzare i valori del PSA. Esiste inoltre una certa variabilità in relazione all’etnia. Gli individui di origine africana, rispetto a quelli di origine europea o americana, tendono ad avere livelli più alti di PSA, mentre le persone di origine asiatica in genere li hanno più bassi, così come gli obesi più gravi.

Di solito, quando si riscontra un aumento dei livelli di PSA, non è necessario avviare delle terapie per abbassarlo.

Data la molteplicità di condizioni anche fisiologiche nelle quali il PSA può risultare aumentato nel sangue, il test del PSA non è considerato, da solo, attendibile per effettuare una diagnosi di tumore prostatico. Per le stesse ragioni non è da utilizzare come test di screening di popolazione per la diagnosi precoce in persone senza sintomi. Il dosaggio del PSA non va quindi consigliato indistintamente a tutti gli uomini, ma può essere prescritto dal medico dopo aver considerato il rischio individuale di ciascuno di sviluppare la malattia. In linea generale, questo esame non è indicato nelle persone che hanno superato i 75 anni, mentre nei più giovani andrebbe effettuato solo nel caso in cui si sospetti la presenza di un tumore alla prostata o fossero stati riscontrati casi della stessa patologia in famiglia.

Per tutti questi motivi, il PSA è considerato un marcatore specifico per la prostata, ma non per il tumore prostatico.

PSA e diagnosi precoce: quanto è utile?

Il dosaggio del PSA rimane ancora uno strumento importante nella diagnosi del tumore della prostata, insieme ad altri esami, anche se i suoi valori possono essere influenzati da molti altri fattori. Per quanto non esista un livello sotto il quale si può escludere con certezza la presenza di un tumore, valori di PSA molto elevati, o la presenza di noduli sospetti, rilevati durante l’esplorazione rettale, possono indirizzare verso la biopsia prostatica, per confermare o meno la diagnosi di cancro.

Per evitare di sottoporre i pazienti a biopsie non necessarie, è stato introdotto l’utilizzo della risonanza magnetica multiparametrica della prostata (mpMRI), un esame che permette di identificare eventuali lesioni sospette e di stabilire, tramite un punteggio che va da 1 a 5 (PIRADS), la probabilità che siano maligne. Di solito, in caso di lesioni classificate come PIRADS 3 4 o 5 si procede con una biopsia prostatica per confermare la diagnosi. In questo modo si riduce il numero di biopsie eseguite per PSA elevato che è magari dovuto ad altre patologie o condizioni. Anche nel caso di cancro indolente, che cioè è presente ma o non cresce o lo fa molto lentamente, è necessario solo un monitoraggio costante.

Un’altra promettente innovazione è l’ecografia a micro-ultrasuoni (microUS), una tecnologia ecografica ad altissima risoluzione che consente di visualizzare in tempo reale alterazioni strutturali della prostata. Al momento l’utilizzo di questo metodo diagnostico è ancora limitato, in attesa di ulteriori dimostrazioni della sua efficacia.

Dato che il PSA non è un marcatore specifico per il tumore della prostata, i suoi valori vanno interpretati. È infatti importante considerare non solo il valore assoluto di PSA, ma anche valutarne l’andamento nel tempo. Aumenti repentini del PSA possono infatti indicare la presenza di un tumore. È anche importante calcolare il rapporto tra PSA libero e PSA totale.

Negli ultimi anni sono stati sviluppati alcuni test più accurati che permettono di valutare il rischio individuale di sviluppare la malattia e di selezionare meglio i pazienti da sottoporre alla biopsia prostatica. anche se molti di questi test non sono ancora rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. Si tratta di strategie innovative per effettuare diagnosi sempre più mirate, evitando il ricorso alla biopsia – un esame che è comunque invasivo – alle persone che non ne hanno bisogno, e a rendere più preciso e mirato l’approccio terapeutico. Tra questi test, i più utilizzati sono il PHI, il 4Kscore, il test Stockholm3, il test urinario PCA3, il test SelectMDX oltre ad analisi del profilo genetico ed epigenetico per individuare mutazioni che aumentano il rischio di sviluppare il tumore alla prostata (per esempio le mutazioni a carico dei geni BRCA), la ricerca di biomarcatori immunologici circolanti e tecniche di sequenziamento di nuova generazione (NGS).

Occorre qualche tipo di preparazione particolare all'esame?

Per ridurre il rischio di errore dell’esame è importante non effettuare il prelievo se si ha un’infezione delle vie urinarie in corso. Inoltre, non bisogna aver svolto un'intensa attività fisica né sessuale nelle 48 ore precedenti all'esame, perché entrambe queste condizioni possono innalzare i livelli del PSA nel sangue. Valori sopra la norma possono essere dovuti anche a un’esplorazione rettale eseguita dal medico nell'ultima settimana o a una biopsia della prostata nelle ultime 6. Viceversa, alcuni farmaci o prodotti di erboristeria per la cura della prostata possono mascherare livelli alterati di PSA, per cui è importante segnalare al medico la loro eventuale assunzione.

È meglio che mi faccia accompagnare da qualcuno o posso venire da solo? Potrò guidare la macchina per tornare a casa?

L'esame richiede un semplice prelievo di sangue, per cui non influenza la capacità di guida di autoveicoli e non occorre essere accompagnati.

L'esame è doloroso o provoca altri tipi di disagio?

Il dolore che si può provare è quello di un semplice prelievo di sangue.

L'esame comporta dei rischi immediati?

No.

L'esame comporta dei rischi a lungo termine?

No, se non in caso di valori alterati: i rischi sono in tal caso legati agli accertamenti e alle terapie di cui non è dimostrata in tutti i casi l'utilità.

Quanto dura?

Il prelievo in sé dura pochi secondi; il referto, nei centri più attrezzati, può essere ritirato già dopo un giorno.

Alla fine devo restare in osservazione? Per quanto?

Dopo il prelievo si può tornare subito a casa.

Posso riprendere subito la mia vita normale o devo avere particolari accortezze?

Una volta effettuato il prelievo si può riprendere la propria vita di ogni giorno.

Le informazioni di questa pagina non sostituiscono il parere del medico.

Autore originale DNA Media Lab

Revisione di Raffaella Gatta in data 30/07/2025

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