Neuroblastoma

Il neuroblastoma è un tumore maligno che ha origine dai neuroblasti, cellule presenti nel sistema nervoso simpatico. È il tumore solido extracranico più frequente nei bambini in età prescolare.

Ultimo aggiornamento: 10 ottobre 2023

Tempo di lettura: 7 minuti

Cos'è il neuroblastoma

Il neuroblastoma (NB) è un tumore che ha origine dai neuroblasti, cellule presenti nel sistema nervoso simpatico, una parte del sistema nervoso che controlla alcune funzioni involontarie del nostro organismo come la respirazione, la digestione e il battito cardiaco. In particolare, i neuroblasti sono cellule immature o in via di sviluppo (da cui il suffisso -blasti) che si trovano nei nervi (da cui il prefisso neuro-) e sono diffuse in tutto l’organismo. Per queste ragioni il neuroblastoma può insorgere in sedi molto diverse. Nella maggior parte dei casi origina nelle ghiandole surrenali, situate sopra i reni, o nei gangli nervosi, ovvero dei gruppi di cellule nervose, presenti lungo la colonna vertebrale a livello di collo, torace, addome e pelvi.

La parola all'esperto

L'oncologo pediatra Andrea Biondi parla del neuroblastoma e dei progressi della ricerca su questa malattia.

Quanto è diffuso

Secondo i dati dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM), il neuroblastoma rappresenta circa il 10 per cento di tutti i tumori registrati dalla nascita ai 14 anni. In particolare, è il tumore più frequente in età neonatale.

In Italia ogni anno vengono individuati 130-140 nuovi casi di neuroblastoma. L’età media alla diagnosi è di circa 18 mesi e l’incidenza è simile tra maschi e femmine.

Chi è a rischio

Questa neoplasia si presenta quasi sempre come forma sporadica, ovvero non è legata a una storia familiare di neuroblastoma. Solo nell’1-2 per cento dei casi i bambini ereditano dai genitori una maggiore probabilità di sviluppare la malattia. L’insorgenza del neuroblastoma ereditario è associata a modifiche nella struttura o nel numero di geni come ALK o PHOX2B, implicati nella maturazione delle cellule nervose. Queste alterazioni si possono presentare spontaneamente e per ragioni casuali nelle prime fasi dello sviluppo.

Al momento non si conosce il ruolo dei fattori ambientali come l’esposizione a determinate sostanze tossiche nella fase prenatale. Invece l’assunzione di acido folico da parte della mamma in gravidanza sembra avere un effetto protettivo.

Alcune sindromi ereditarie come la neurofibromatosi di tipo 1, la sindrome di Turner, la malattia di Hirschsprung e la sindrome di Beckwith-Wiedemann possono predisporre allo sviluppo del tumore. Di conseguenza, alle famiglie con bambini affetti da tali sindromi si consiglia di effettuare lo screening genetico e un attento follow-up clinico-strumentale per diversi anni.

Tipologie

Il termine neuroblastoma racchiude diverse malattie che originano dalle cellule embrionali del sistema nervoso, ma che mostrano differenze importanti dal punto di vista della composizione delle cellule e del loro differenziamento. Infatti, si possono distinguere:

  • forme differenziate come il ganglioneuroma (GN), un tipo di tumore benigno in genere curabile con la sola chirurgia;
  • forme scarsamente differenziate, come i ganglioneuroblastomi (GNB), che possono presentare aree maligne associate ad aree benigne costituite da tessuto più maturo. Tra i ganglioneuroblastomi si distinguono una forma nodulare e una forma mista, in base alla proporzione e alla distribuzione dei diversi tipi di cellule;
  • forme indifferenziate (neuroblastomi).

Oggi, per identificare nell’insieme questo gruppo di neoplasie si parla più in generale di tumori neuroblastici periferici (TNP).

Sintomi

I segni e i sintomi del neuroblastoma possono essere molto diversi a seconda della parte del corpo interessata. Se la malattia si sviluppa nell’addome si potranno per esempio notare masse che, crescendo, possono portare a mancanza di appetito, sensazione di sazietà o dolore a livello addominale. Oltre ai disturbi dovuti alla pressione della massa tumorale sugli organi e le strutture con cui viene in contatto, spesso nel neuroblastoma sono presenti sintomi sistemici come tachicardia, ipertensione, febbre, manifestazioni emorragiche spontanee ed ecchimosi.

Prevenzione

Per il neuroblastoma non è al momento possibile definire strategie efficaci per la prevenzione, dal momento che non sono stati identificati con certezza fattori di rischio modificabili.

Diagnosi

Nel corso della visita medica, lo specialista valuta innanzitutto i segni e i sintomi che il bimbo presenta e raccoglie informazioni sulla storia medica e familiare del piccolo paziente. In caso di sospetto, è necessario procedere con valutazioni più mirate che includono, per esempio, una serie completa di esami del sangue e delle urine. Un’attenzione particolare è rivolta alle catecolamine urinarie, ormoni prodotti dalle cellule nervose simpatiche, e ai loro metaboliti (sostanze in cui le catecolamine vengono trasformate una volta che hanno espletato la loro funzione). Si procede poi con la cosiddetta diagnostica per immagini, in particolare con una tomografia computerizzata (TC) o una risonanza magnetica nell’area interessata dal tumore primario, al fine di comprendere quanto la malattia sia estesa. Grazie all’ecografia in alcuni casi è addirittura possibile diagnosticare il neuroblastoma prima della nascita.

La biopsia, ovvero il prelievo di un campione di cellule della massa tumorale con la successiva analisi, è l’esame che in genere permette di giungere a una diagnosi definitiva di neuroblastoma, definendo anche il tipo di tumore e il grado di differenziamento. L’analisi molecolare dei campioni prelevati può aggiungere informazioni, per esempio, sul numero di copie del gene N-MYC, che è in genere più alto nel tumore più aggressivo. In tal caso il trattamento è solitamente più intenso anche nelle forme non metastatiche.

Infine, le analisi di diagnostica per immagini scintigrafiche che utilizzano metaiodobenzilguanidina (MIBG) legata a iodio radioattivo possono aiutare a stabilire quanto il tumore si è diffuso e in quali aree. Analisi di questo tipo sono indispensabili anche per valutare le risposte alle terapie.

Evoluzione

Definire lo stadio di un tumore (stadiazione) significa stabilire quanto una malattia è diffusa. È un passaggio essenziale, che aiuta il medico a scegliere le terapie più efficaci.

Sin dagli anni Novanta del secolo scorso, per stabilire lo stadio del neuroblastoma si usa un sistema noto come INSS (International Neuroblastoma Staging System) che suddivide la malattia in quattro stadi principali: da 1 per la malattia localizzata a 4 per quella che si è diffusa anche in altri organi. A questi stadi si aggiunge anche lo stadio 4S (neuroblastoma speciale), riservato ai casi in cui il piccolo paziente ha meno di un anno e la malattia si è diffusa a fegato, cute o midollo osseo.

Un secondo sistema per definire lo stadio del neuroblastoma è quello stabilito dall’International Neuroblastoma Risk Group Staging System (INRGSS), che suddivide la malattia in 4diversi stadi in base ai risultati degli esami di diagnostica per immagini:

  • lo stadio L1 indica le forme localizzate e operabili;
  • lo stadio L2 quelle localizzate ma che non sono operabili all’esordio;
  • lo stadio M indica la malattia diffusa e in cui sono presenti metastasi;
  • infine, lo stadio MS definisce il tumore metastatico nei bambini di età inferiore a 18 mesi con localizzazioni solo a livello di fegato, midollo o cute.

Come si cura

Definire lo stadio di un tumore (stadiazione) significa stabilire quanto una malattia è diffusa. È un passaggio essenziale, che aiuta il medico a scegliere le terapie più efficaci.

Sin dagli anni Novanta del secolo scorso, per stabilire lo stadio del neuroblastoma si usa un sistema noto come INSS (International Neuroblastoma Staging System) che suddivide la malattia in quattro stadi principali: da 1 per la malattia localizzata a 4 per quella che si è diffusa anche in altri organi. A questi stadi si aggiunge anche lo stadio 4S (neuroblastoma speciale), riservato ai casi in cui il piccolo paziente ha meno di un anno e la malattia si è diffusa a fegato, cute o midollo osseo.

Un secondo sistema per definire lo stadio del neuroblastoma è quello stabilito dall’International Neuroblastoma Risk Group Staging System (INRGSS), che suddivide la malattia in 4diversi stadi in base ai risultati degli esami di diagnostica per immagini:

  • lo stadio L1 indica le forme localizzate e operabili;
  • lo stadio L2 quelle localizzate ma che non sono operabili all’esordio;
  • lo stadio M indica la malattia diffusa e in cui sono presenti metastasi;
  • infine, lo stadio MS definisce il tumore metastatico nei bambini di età inferiore a 18 mesi con localizzazioni solo a livello di fegato, midollo o cute.

Le informazioni presenti in questa pagina non sostituiscono il parere del medico.

  • Agenzia Zoe

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