Sovrappeso e obesità: il tumore al seno si comporta diversamente, anche nei confronti dei trattamenti

Ultimo aggiornamento: 13 ottobre 2025

Sovrappeso e obesità: il tumore al seno si comporta diversamente, anche nei confronti dei trattamenti

Titolo originale dell'articolo: Adipocyte/Tumor cell crosstalk via IGF-1/TXNIP axis promotes malignancy and endocrine resistance in breast cancer

Titolo della rivista: Cell Communication and Signaling

Data di pubblicazione originale: 3 giugno 2025

Una “firma” molecolare appena scoperta sembra contribuire a riconoscere l’effetto, ancora poco conosciuto, dell’obesità nella resistenza alle terapie ormonali per le pazienti con tumore al seno.

È stata individuata una nuova “firma” molecolare delle pazienti con tumore al seno e in sovrappeso o con obesità. I risultati dello studio, svolto da Ines Barone e colleghi all’Università della Calabria a Cosenza e sostenuto anche da AIRC, sono stati pubblicati sulla rivista Cell Communication and Signaling. Se validata in studi più ampi, la scoperta potrebbe aiutare a definire meglio le differenze della patologia al variare del peso corporeo e contribuire allo sviluppo di cure più specifiche per questo gruppo di pazienti.

Le donne con tumore al seno in sovrappeso e con obesità hanno spesso una prognosi peggiore e sviluppano più spesso resistenza alle terapie ormonali rispetto alle donne di peso nella norma. Lo sappiamo da tempo, eppure l’obesità non è sempre considerata durante il percorso clinico e nella scelta delle terapie. Oggi i parametri usati per la classificazione di questo tipo di tumore riguardano soprattutto le caratteristiche molecolari e morfologiche della malattia stessa, come la presenza o assenza di alcuni recettori o di alterazioni genetiche, oltre alle dimensioni della massa tumorale.

Una delle differenze principali tra i tumori in persone con peso nella norma rispetto a quelle in sovrappeso sta nella maggiore quantità, dimensione e attività degli adipociti, le cellule del tessuto adiposo. “Dopo essere stati a lungo trascurati, gli adipociti stanno assumendo un ruolo centrale nella ricerca scientifica” spiega Ines Barone, coordinatrice dello studio. “Se un tempo queste cellule venivano considerate solo un deposito di grasso, oggi sono riconosciute come cellule con attività anche endocrine, in grado di influenzare profondamente la progressione dei tumori, in modo diretto e indiretto.” L’obesità, infatti, induce una riprogrammazione dell’attività del tessuto adiposo. Così, altera la secrezione di ormoni, citochine, fattori di crescita, metaboliti e altre molecole che interagiscono con le cellule tumorali e l’ambiente circostante, favorendo la progressione della malattia. I meccanismi molecolari di questo fenomeno, però, non sono stati ancora compresi del tutto.

Il gruppo di ricerca si è focalizzato sulla resistenza alla terapia ormonale in pazienti con tumore al seno con obesità o in sovrappeso. In particolare, gli scienziati si sono interessati al modo in cui gli adipociti influenzano l’attività delle cellule resistenti al trattamento con il tamoxifene e gli inibitori dell’aromatasi, i principali farmaci utilizzati per questo tipo di trattamenti. Per farlo, hanno eseguito un’analisi ad ampio raggio dell’espressione dei geni con numerosi esperimenti di laboratorio su cellule in coltura e organoidi, anche derivati da cellule di pazienti. I ricercatori hanno così individuato una nuova firma molecolare data dal fattore di crescita IGF-1 e dal gene oncosoppressore TXNP: all’aumentare del peso corporeo, cresce l’espressione di IGF-1, diminuisce l’attività di TXNP e il tumore diventa più aggressivo e resistente alla terapia. La firma molecolare è stata individuata anche nelle cellule ottenute da biopsie di pazienti con tumore al seno resistente alle terapie ormonali.

“La buona notizia è che l’espressione di TXNP può essere modificata da farmaci con attività epigenetica” commenta Barone, che in altri esperimenti con il suo team ha osservato che “alcuni medicinali in grado di ripristinare l’espressione TXNP possono contrastare l’effetto degli adipociti sulle cellule tumorali e quindi ripristinare la sensibilità alla terapia endocrina.”

Per eventualmente individuare nuovi possibili approcci terapeutici occorrerà molto tempo. Infatti, saranno necessari ulteriori studi più ampi, sia preclinici sia clinici. I risultati dello studio, però, danno già delle indicazioni di valore: mostrano quanto è importante considerare il peso corporeo e lo stato metabolico durante il percorso di cura cancro al seno.

“Purtroppo, il numero di persone sovrappeso è in continua crescita, tanto che possiamo dire di trovarci di fronte a una crescente epidemia di obesità” commenta Barone che, con il suo gruppo di ricerca, sta continuando a studiare il tema, su cui c’è ancora molto da scoprire. “Stiamo valutando il ruolo delle vescicole extra-cellulari quali mediatori dei segnali degli adipociti, sempre differenziando i campioni di pazienti con tumore al seno con obesità rispetto a quelli di pazienti con peso nella norma.”

  • Camilla Fiz

    Scrive e svolge attività di ricerca nell’ambito della comunicazione della scienza. Proviene da una formazione in comunicazione della scienza alla SISSA di Trieste, in biotecnologie molecolari all’Università degli studi di Torino e in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi della stessa città. Oggi è PhD student in Science, Technology, Innovation and Media studies presso l’Università di Padova e collabora con diversi enti esterni. Il suo sito: https://camillafiz.wordpress.com/