Colpire EphA3 per bloccare le metastasi del tumore al seno

Ultimo aggiornamento: 2 ottobre 2023

Colpire EphA3 per bloccare le metastasi del tumore al seno

Titolo originale dell'articolo: The Ephrin tyrosine kinase a3 (EphA3) is a novel mediator of RAGE-prompted motility of breast cancer cells

Titolo della rivista: Journal of Experimental & Clinical Cancer Research

Data di pubblicazione originale: 12 luglio 2023

“Le donne obese o con diabete di tipo 2 corrono un maggiore rischio di sviluppare un tumore al seno. In questi casi si osserva anche un aumento della mortalità legata alla neoplasia” spiega Rosamaria Lappano, professore associato presso il Dipartimento di farmacia e scienze della salute e della nutrizione dell’Università della Calabria ad Arcavacata di Rende. Con il suo gruppo di ricerca ha appena condotto uno studio sulla proteina RAGE, un recettore che favorisce la progressione del tumore al seno ed è presente in modo anomalo proprio nelle pazienti particolarmente a rischio. I risultati dell’indagine, svolta grazie al sostegno di AIRC, sono stati pubblicati sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research. “Dai nostri studi emerge che il gene che codifica per RAGE è espresso eccessivamente nelle donne obese e in quelle affette da diabete di tipo 2” dice Rosamaria Lappano. Essendo coinvolto nella regolazione del processo infiammatorio, questo recettore promuove lo sviluppo di patologie come l’obesità e le neoplasie. In quest’ultimo caso, sembra indurre anche la formazione di metastasi. Comprendere meglio il ruolo delle vie di segnalazione in cui è implicato potrebbe quindi condurre a sviluppare cure per le pazienti di tumore al seno obese o con diabete di tipo 2.

“In particolare il nostro studio si è focalizzato sul tumore al seno positivo per l’espressione dei recettori degli estrogeni (ER), poiché rappresenta circa l’80 per cento di tutti i tumori mammari” spiega Rosamaria Lappano. “Abbiamo condotto sia esperimenti con modelli laboratorio sia analisi di dati di pazienti disponibili in grandi banche dati. Combinare tutti i risultati e le informazioni ottenute ha richiesto di usare avanzati sistemi bioinformatici.” Dallo studio iniziale di dati clinici è emerso che, nelle donne con tumore ER-positivo, all’aumentare dei livelli di RAGE diminuiva il periodo in cui il tumore risultava stabile, senza progredire. I ricercatori hanno così deciso di svolgere esperimenti con cellule in coltura e animali di laboratorio con tumore al seno ER-positivo, per capire più nel dettaglio le conseguenze dell’attivazione eccessiva di RAGE.

Ha attirato la loro attenzione l’attivazione anomala del gene EphA3, che codifica per una via di segnalazione composta dai recettori Eph e da molecole, dette efrine, che si legano a tali recettori. “Abbiamo osservato che le cellule tumorali comunicano attraverso il sistema EphA3, che è molto importante perché coinvolto nei processi di adesione, migrazione e invasione cellulari, e quindi nella formazione delle metastasi” spiega Rosamaria Lappano. I risultati dello studio mostrano infatti che l’attivazione di EphA3 può rendere più aggressive sia le cellule tumorali che esprimono RAGE in eccesso, sia quelle del microambiente che circonda la neoplasia.

“EphA3 potrebbe dunque rappresentare un nuovo bersaglio terapeutico nelle pazienti obese o diabetiche, per la cura del tumore al seno ER-positivo, ma anche di altri tipi di tumori” sostiene Rosamaria Lappano. In diversi studi si è osservato che alti livelli di EphA3 sono associati a un aumento del rischio di metastasi e a una minore sopravvivenza dei pazienti con carcinoma gastrico ed epatocellulare. Bloccando questo sistema si potrebbe quindi contrastare in modo efficace la progressione di diversi tumori.

“Il nostro scopo ultimo è identificare nuove molecole che possano bloccare il sistema EphA3, inibendo il legame tra questo recettore e le efrine. Potrebbe essere un modo per contrastare l’aggressività del tumore nelle pazienti.” Rosamaria Lappano è fiduciosa, ma rimane realista sulle fasi ancora da svolgere per poter procedere con lo sviluppo di nuove terapie: “Prima che tutto questo sia possibile, bisogna caratterizzare in modo più approfondito e ampio il ruolo di EphA3 nel tumore al seno ER-positivo in ulteriori esperimenti di laboratorio e quindi in studi clinici con le pazienti”.

  • Camilla Fiz

    Scrive e svolge attività di ricerca nell’ambito della comunicazione della scienza. Proviene da una formazione in comunicazione della scienza alla SISSA di Trieste, in biotecnologie molecolari all’Università degli studi di Torino e in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi della stessa città. Oggi è PhD student in Science, Technology, Innovation and Media studies presso l’Università di Padova e collabora con diversi enti esterni. Il suo sito: https://camillafiz.wordpress.com/