“Superare la malattia può essere molto difficile, ma non è impossibile.”

“Superare la malattia può essere molto difficile, ma non è impossibile.”

Ultimo aggiornamento: 29 settembre 2021

Eleonora si è ammalata di un tumore al seno legato a una mutazione ereditaria al gene BRCA1, ma ha superato la malattia e oggi è una appassionata testimonial della ricerca scientifica.

“Il tumore è un compagno di viaggio indesiderato della mia famiglia dal 1998. In questi anni lo abbiamo combattuto con forza e ostinazione, e la ricerca ci ha aiutato a orientarci lungo il cammino.” È una frase che Eleonora non pronuncia con amarezza o con rabbia, ma con serenità.

Questa imprenditrice genovese, classe 1961, mostra infatti la consapevolezza di chi ha tante cicatrici sulla pelle e nel cuore, ma prosegue il suo cammino con determinazione e fiducia nella scienza medica e, di conseguenza, nei progressi ottenuti grazie alla ricerca. “Mia madre ha scoperto di avere un cancro al seno alla fine degli anni Novanta. Allora la malattia faceva più paura, ma lei era una donna forte e con una grande voglia di vivere e l’ha affrontata a viso aperto con il supporto della sua famiglia. Poi è toccato a me.” Tutto inizia con un controllo che slitta perché Eleonora rimane imbottigliata nel traffico e prosegue con una visita e una biopsia che non lasciano dubbi: anche lei ha un carcinoma alla mammella, a solo 46 anni.

Si opera subito e la sua quotidianità non ne esce scalfita. “L’ho tenuto nascosto a tutti, a eccezione di mio marito e dei tre miei figli. Anche la mia famiglia d’origine ne è rimasta all’oscuro per tanto tempo, non volevo preoccuparli. Ad amici e colleghi non l’ho detto perché non volevo che intorno a me ci fosse un’atmosfera densa di compassione e commiserazione. In quei momenti hai bisogno di vita intorno, non di persone che alimentano le tue paure o il tuo lato più fragile. Non ho mai smesso di lavorare perché all'epoca ero l'amministratore dell'azienda di famiglia e di un consorzio a Milano: non ho mai sfuggito le mie responsabilità, e ammetto che anzi all’epoca mi aiutavano a non pensare alla malattia.” L'atteggiamento grintoso di Eleonora non cambia neanche durante le cure, con la chemioterapia e la radioterapia che la mettono a dura prova, ma non le tolgono il sorriso e la voglia di fare, tanto che si organizza per non perdere giorni di lavoro. “Chiedevo di programmare le terapie di venerdì per poter riposare il weekend e tornare in azienda il lunedì.”

Ha avuto anche dei momenti di crisi durante le terapie, ma il supporto dei medici ha fatto sì che il suo cammino sia diventato di giorno in giorno più tollerabile. “Anche la parrucca era diventata una compagna di viaggio, tanto che l’avevo soprannominata ‘la mia pelliccia’”. Poi, però, la malattia colpisce di nuovo sua madre e per la prima volta sua sorella, che deve affrontare un tumore alle ovaie in stato già avanzato di quelli che non perdonano. Così, tutte le donne della famiglia vengono coinvolte nella mappatura genetica ed Eleonora e sua sorella risultano positive alla mutazione al gene BRCA1.

“Sembra assurdo ma sono stata più in difficoltà a gestire il dolore degli altri che il mio. Quando, tempo dopo, ho saputo che anche mia figlia e mia nipote sono positive alla mutazione al gene BRCA1, ho sentito l’irrefrenabile desiderio di uscire allo scoperto: ho iniziato a parlare della malattia, soprattutto in pubblico. Ho raccontato la mia esperienza anche a diversi convegni di lavoro per sensibilizzare le persone ad adoperarsi per prevenire il cancro e, in caso di diversi tumori in famiglia, a rivolgersi sempre a un genetista esperto. Io stavo bene, lavoravo, viaggiavo, e volevo condividere la mia esperienza per testimoniare che superare la malattia può essere molto difficile, ma non è impossibile”.

La mamma e la sorella di Eleonora purtroppo se ne vanno, a un anno di distanza l'una dall'altra, mentre lei deve asportare ovaie e utero, che erano ad alto rischio. “Ora sto bene fisicamente e penso che sia doveroso fare qualcosa. Sono a capo di un consorzio che si occupa della grande distribuzione, che quest'anno abbiamo partecipato all'iniziativa "Le Arance rosse per la ricerca" insieme a tanti altri gruppi d’acquisto. A febbraio sono state disponibili in numerosi supermercati italiani senza distinzione d’insegna, un appuntamento che si è rivelato ancora più importante in questo periodo di pandemia.” La ricerca, oggi, è diventata un faro che illumina il viaggio di Eleonora: “Il futuro di mia figlia, di mia nipote e di tutti noi dipendono proprio dai risultati degli scienziati che ogni giorno, grazie ai fondi e alla generosità dei donatori, scoprono terapie sempre più mirate, efficaci e attente alla qualità di vita dei pazienti. Qualcuno ha scritto ‘non ci si salva da soli’. Be’, fino a che i ricercatori continueranno a lavorare, le persone con patologie oncologiche, e non solo, non saranno mai sole”.

Un augurio che io e mia figlia Francesca gridiamo con ancora più forza, perché a “Francesca” a maggio di quest’anno, a soli 28 anni, è stato diagnosticato un tumore della mammella da mutazione BRCA1. La nostra storia, il nostro cammino… continua.