“Sono davvero orgogliosa di vivere in Italia dove lavorano scienziati di altissimo livello”

“Sono davvero orgogliosa di vivere in Italia dove lavorano scienziati di altissimo livello”

Ultimo aggiornamento: 1 novembre 2020

Sara ha superato un tumore di Wilms, anche grazie alla sua capacità di trovare il lato positivo di ogni esperienza.

Sara ha un sorriso autentico e occhi che parlano.

Vive a Quarto, in provincia di Napoli, studia per diventare educatrice nei centri di recupero ed è istruttrice di nuoto. A marzo 2006 aveva soffiato 11 candeline sulla torta di compleanno e aveva appena partecipato a una gara. “Mi sono accorta di un bozzo sulla pancia e all'inizio ho pensato che fosse un ematoma che mi ero procurata in piscina.”

I primi controlli non convincono il medico di Sara, che suggerisce a lei e alla sua famiglia di andare all'ospedale Bambino Gesù di Roma.

Gli specialisti le diagnosticano un tumore di Wilmsche la costringe a subire due interventi e a seguire diverse terapie per oltre un anno.

“Il momento peggiore? Quando, a Natale, ho trascorso 25 giorni in camera sterile dopo la seconda operazione. Era un momento di festa, tutti si scambiavano i regali e io ero imprigionata lì dentro... per fortuna medici e infermieri sono stati fantastici.” Già, Sara riesce sempre a trovare il lato positivo di ogni esperienza. “Me l'ha insegnato la malattia ed è per quello che mi ritengo fortunata: ho imparato a non perdere mai il sorriso, a vedere ogni momento in una prospettiva più lunga perché si può cadere facendo un passo ma il cammino è lungo. Insomma, ho cambiato prospettiva ed è una filosofia che cerco di trasmettere anche agli allievi dei miei corsi.”

Un altro tema che le sta molto a cuore è quello dell'aspetto fisico. “Lo dico soprattutto alle mie coetanee malate: non siete soltanto un corpo sofferente o appesantito, siate fiere della forza e della grinta che avete. Io non ho mai usato parrucche o foulard e prendevo in giro le amiche che perdevano tempo a farsi lo shampoo! L'altro consiglio è di circondarsi di amici: io mi sono appoggiata molto a quelli storici e ai miei compagni di ospedale. Non si va da nessuna parte senza condividere quello che si prova, senza le risate e le battute di chi ti vuole bene”.

Un "lavoro di gruppo", insomma, che tanto ricorda quello che c'è dietro alla ricerca scientifica. “Se io sono viva lo devo proprio agli specialisti del settore. Di solito il tumore di Wilms colpisce i maschi entro il quinto anno di vita, io ero un caso raro quindi ho provato delle cure sperimentali, pensate su misura per me. È stata proprio una ricercatrice, Antonietta De Ioris del Bambino Gesù, a seguirmi passo dopo passo. E ancora oggi, quando mi sottopongo ai controlli, mi faccio sempre raccontare da Franco Locatelli, primario di oncoematologia e ricercatore AIRC, tutte le ultime scoperte e rimango ogni volta a bocca aperta. Sono davvero orgogliosa di vivere in Italia dove lavorano scienziati di altissimo livello!”