Ultimo aggiornamento: 5 settembre 2025
Ilenia ha superato un carcinoma papillare della tiroide e oggi ha voluto raccontare la sua storia perché crede fortemente nella ricerca e nell’importanza di sostenere gli studi sul cancro.
“Quando schiacci la tua mina è un istante. Ed è così breve che non lo puoi contenere. Il più eterno che tu sia chiamato a vivere”.
Tutto inizia nel 2016 con un dolore al braccio destro. Ilenia all’epoca fa nuoto agonistico, pensa di essere forse solo un po' stanca, fa delle infiltrazioni ed alcuni controlli, ma nulla di sospetto. Col tempo però il dolore diventa importante e più diffuso, Ilenia non riesce neanche a tenere in mano un bicchiere. No, così non va. I controlli continuano fino ad arrivare ad un’ecografia al collo che darà un nome al suo malessere.
“Ero preparata a tutto. Ma non a lui. Il medico balbetta. Tenta le parole più giuste. Indietreggia. Rimbocca l'orlo del non detto. China la testa. È un assalto al cielo.”
La cavità della clavicola appare piena di linfonodi ingrossati. Si procede immediatamente a ripulire tutto e ad effettuare un esame istologico: carcinoma papillare della tiroide. Da questo momento il percorso sarà lungo e complicato.
“Sono giovane. Viaggio sui tacchi. Mia madre, incollata ad ogni mio respiro. Porto addosso il colore della pelle che si abbronza da sola. Che spicca sul candore delle lenzuola d'ospedale. Qui inizio a godere della solitudine. Il più grande spettacolo del mio mondo. E scopro che tutti i pazienti sono uguali. E non solo perché ognuno di loro, dentro di sé porta un cancro. Tra di noi non esistono classi sociali, differenze di sorta o di genere. Tutti cerchiamo una cosa sola: salvarci”.
Ilenia viene operata a Milano, presso l’Istituto Nazionale Tumori: un intervento molto invasivo e lungo che le regala una cicatrice importante, sul corpo e nell’anima.
“Tante ore di intervento. Mia madre e mio fratello seduti su una panchina di un parco. Non so se abbiano più pianto, o pregato, o se siano affogati in un silenzio da miniera. Un giorno glielo chiederò. So solo che c'era un sole meraviglioso. E che da quel giorno stavo diventando la mia storia”.
Dovrà fare tanta fisioterapia, seguire una terapia metabolica e poi i controlli ogni 6 mesi, diventati ora ogni anno. Poi un nodulo benigno al seno la porterà ad un nuovo intervento, e poi un’isterectomia. 3 interventi in tre anni. Una giostra di ricoveri e anestesie…
Ciò che colpisce nel racconto di Ilenia è il suo approccio di fronte al cancro: “non l’ho mai visto come un nemico, non mi piacciono le definizioni militaresche: battaglia, guerriera, combattere... il cancro era una parte di me, la parte più fragile, che premeva per essere aiutata. E che poi ha saputo estrarre da me il lato migliore... sì, ti toglie dei pezzi ma ti restituisce un’altra vita. Ti rivoluziona, ristabilisce le priorità”.
Accanto a Ilenia sempre presente, la sua mamma, suo fratello e il suo compagno.
“Mamma è una forza della natura, una donna bellissima e tenace che non mi ha mai lasciata sola”.
La vita continua per Ilenia, come è giusto che sia, piena di lavoro, impegni, interessi; lavora per una società nel settore della cura e del benessere della persona, è assistente universitario, si occupa di storia del diritto medievale e moderno, frequenta la scuola Holden di Torino, è giornalista, e sta lavorando ad un progetto che spera diventi un monologo teatrale, ma soprattutto Ilenia scrive, scrive per pensare, per capire, per catarsi, come un fiume in piena racconta la sua storia.
“Dopo 4 anni, da quel 26 settembre milanese, vedo la vita, e la sento ovunque mi giri. Perché è doloroso e sublime scoprire di essere vivi. Il tempo va avanti, ma a volte il cuore rimane indietro.”
A Turi Ilenia ha formato un piccolo comitato tutto femminile: “organizziamo molte iniziative e raccogliamo fondi per AIRC, perché credo sia fondamentale sensibilizzare la gente ad un tema ancora spinoso e taciuto. La ricerca salva vite umane. È nostro dovere lasciare al futuro soluzioni capaci di rendere il cancro sempre più curabile”.
“Io sono stata fortunata, la ricerca mi ha salvato la vita; ora devo restituire questo dono. Accogli la malattia con una speranza portentosa se sai che a salvarti c’è una ricerca sempre attiva”.
La ricerca salva vite ed è nostro dovere sostenerla per offrire a chi si ammala nuove possibilità di cura. Continuiamo ad affrontare il cancro insieme.