La storia di Amedeo

Dopo vent’anni di piccole donazioni ricorrenti, la malattia che ha colpito la moglie ha spinto Amedeo a contribuire con una borsa di studio per fare ricerca sui tumori femminili.

Tra le ragioni che spingono a fare una donazione ad AIRC, Amedeo ne può elencare numerose, solo all’apparenza strampalate: “Una donazione la feci perché la Ferrari aveva finalmente vinto di nuovo il campionato di Formula 1 dopo tanti anni” racconta nel suo appartamento romano straripante di libri, disposti su tre file sugli scaffali. Oppure quando fu la Lazio a vincere lo scudetto: la motivazione con cui accompagnò il versamento fece sorridere molti, tra cui l’allora presidente Guido Venosta: “Fossero tutti come lei!, mi scrisse in una lettera che ricordo con grande piacere”.

Voglia di condividere

Il filo conduttore di questi appuntamenti regolari con il bollettino postale è stata la volontà di condividere: “Spogliarsi dei propri beni non è necessariamente un atto legato a una istanza religiosa; può essere un atto profondamente laico, per contribuire a realizzare un futuro migliore, senza cancro”.

Ma dopo una ventina d’anni di donazioni quasi spensierate, adatte anche a suggellare una gioia sportiva, ha vissuto la malattia attraverso la lunga battaglia contro il carcinoma dell’endometrio della moglie Pierita, persa dopo quattro anni durissimi, nonostante le migliori cure disponibili. È nata così la decisione di donare una borsa di studio biennale in sua memoria: “Se n’è andata dopo aver sopportato un immenso dolore con coraggio e dignità. E io voglio gridare al mondo il mio amore per lei e onorare la sua memoria”. Si erano conosciuti nel 1976: avvocato lui, dirigente della RAI lei, dove era entrata dopo la laurea in legge a Firenze, come ricorda Amedeo accarezzando il gatto Cucù, che dopo la scomparsa di Pierita è diventato molto affettuoso anche con lui.

 

Grandi donazioni - La storia di Amedeo

Quell’esperienza ha lasciato un segno profondo, e oggi che è circondato dall’affetto dei molti amici che condivideva con la moglie, si premura sempre di chiedere notizie sulla salute: “Era una cosa a cui in passato non pensavo, ma ho scoperto che ogni famiglia che conosco ha vissuto o sta vivendo più o meno da vicino l’esperienza del tumore”. Di recente è toccato anche a lui ascoltare la fatidica diagnosi: un carcinoma neuroendocrino, contro il quale combatte con energia.

Alle volte chi dona una borsa ha in mente un obiettivo più o meno specifico, compatibilmente con i criteri stabiliti da AIRC: c’è per esempio chi vuole che vada a una ricercatrice di una specifica Regione, o chi vuole mettere nel mirino una specifica malattia. Per la borsa a nome di Pierita e anche per il lascito testamentario già disposto a favore di AIRC, Amedeo ha in mente i tumori femminili: “Mi piacerebbe migliorare la qualità della vita delle donne colpite da tumore”.