La storia di Vally

Vally ha trasformato il dolore per la perdita del nipote in un gesto di grande fiducia nell’avvenire, finanziando una borsa di studio a favore dei giovani ricercatori.

Sarebbe bello debellare questa malattia.” Con un sorriso gentile Vally formula un obiettivo ambizioso e molto preciso. Il dolore per la perdita di un nipote a causa di un cancro è stato enorme (“Non ero preparata a questo: mio nipote era tanto più giovane di me, e il cancro lo ha portato via”) e l’ha spinta a finanziare una borsa di studio AIRC intitolata all’amatissimo marito, Giuseppe.

Il primo incontro tra Vally e Orso Maria Romano (nella foto), il fisico 31enne che proprio grazie a questa borsa di studio potrà portare avanti un importante lavoro di ricerca oncologica, è l’occasione giusta perché lei, superando l’emozione, si racconti: la sua passione per lo sport; le difficoltà affrontate nel dopoguerra, quando con il marito è stata costretta ad abbandonare Fiume, la sua città natale; e la nuova vita a Roma, che li vede entrambi impegnati per la comunità fiumana della capitale. Giuseppe, giornalista e scrittore, diventa una delle voci di spicco nel narrare le storie dei profughi e dei caduti fiumani.

Un legame con la loro cultura di origine che Vally tiene vivo anche quando, nel 2004, Giuseppe viene a mancare. Con il passare del tempo, Vally sente però il desiderio di impegnarsi su altri fronti, con donazioni

Importanti a diverse organizzazioni. Nascono così una scuola per elettricisti in Rwanda e un ospedale in Tanzania, ma anche tanto altro: “Non ho voluto aspettare di morire; facendolo in vita almeno ti possono dire grazie”. E oggi Vally ha l’opportunità di conoscere Orso, di sapere qualcosa su di lui e sul suo lavoro. Dopo 5 anni e un dottorato a Parigi, Orso è tornato a lavorare in Italia: “Nella squadra dei ricercatori dell’IFOM ho trovato qualcosa di speciale”. Un’equipe multidisciplinare che si rivolge alla ricerca sul cancro con uno sguardo molto ampio. Orso divide le sue giornate tra ricerca individuale e il lavoro in gruppo: “Ognuno porta qualcosa, e tutti fruiscono dei risultati. In questo modo la ricerca corre, molto più di prima”.

Anche per il giovane scienziato questo è un momento ricco di significato: “Sicuramente incontrare la signora Vally e il suo sguardo giovane, pieno di umanità, avrà un forte impatto su come vivo la mia quotidianità all’IFOM. Incontri così riempiono il cuore e ci ricordano quanto importanti siano le aspettative che le persone ripongono nel nostro lavoro. Rappresentiamo un motivo di speranza per i famigliari di persone che stanno combattendo la malattia, nonché di fiducia nel futuro, nonostante il dolore, per quanti hanno perso qualcuno di caro: ogni ricercatore che lavora sulla biologia del cancro dovrebbe avere opportunità come queste”.

Essere accolto da Vally nella sua casa, e avere la sua affettuosa attenzione, è per Orso “un gesto che testimonia una grande fiducia nei confronti di AIRC e dei giovani ricercatori ai quali ha deciso di dare il suo aiuto”.

Per Vally, Orso rappresenta “una speranza concreta per il futuro”: il giorno in cui dal cancro si potrà guarire.