Per molti anni Sergio è stato un donatore di AIRC. Alla sua morte ha voluto che i fratelli destinassero una parte dei suoi beni alla ricerca sul cancro che oggi sostiene un progetto di ricerca a lui intitolato
Per molti anni della sua vita Sergio ha contribuito alla ricerca sul cancro, accrescendo nel tempo il suo impegno fino a diventare, negli ultimi anni, un grande donatore di AIRC a sostegno del Programma Start-Up dedicato al rientro dei giovani ricercatori dall’estero, in memoria del papà Arturo.
Un impegno, quello per la lotta al cancro, che non è terminato neanche nel febbraio 2020, quando, proprio a causa di un tumore, Sergio è venuto a mancare, lasciando disposizione ai fratelli affinché una parte importante dei suoi beni andasse devoluto alla ricerca sul cancro portata avanti da AIRC.
«Ci aveva un po’ parlato della sua filantropia, della donazione ad AIRC e ad altri enti benefici. Ma senza mai approfondire, come era tipico del suo carattere molto riservato», racconta Raffaele, il fratello minore.
«Faceva tanta beneficenza, ma non ne parla volentieri», conferma il fratello maggiore, Andrea. Che però si affretta precisare: «Questa sua riservatezza non deve far pensare che fosse una di quelle persone burbere o noiose. Tutt’altro: sapeva essere anche divertentissimo. E soprattutto sapeva farsi ben volere e per questo c’erano molte persone che tenevano a lui».
«La dimostrazione - racconta Raffaele - l’abbiamo avuta durante il suo funerale, quando anche noi siamo rimasti sorpresi dai tanti partecipanti alla funzione religiosa che hanno voluto pronunciare un suo ricordo: colleghi, amici, alcuni perfino dei tempi della gioventù, quando faceva atletica».
Ingegnere in una importante multinazionale, Sergio, non ha infatti mai cessato di essere uno sportivo. Da giovane, velocista con buoni risultati con la maglia della Pro Patria Milano. «Poi, quando l’età non glielo ha più consentito, è passato alla bicicletta, che ha praticato fino a quando la malattia glielo ha reso impossibile», ricorda il fratello Andrea che racconta delle uscite in bici per scalare le montagne. Delle volte gli è capitato di accompagnarlo: lui rigorosamente in auto, Sergio in sella alla sua bici. «Siamo stati molto attaccati, fin da bambini. E anche se durante la vita abbiamo preso strade abbastanza diverse, siamo rimasti sempre legati», ricorda.
Raffaele, invece, è il fratello minore. «Molto minore», precisa. «Tredici anni di differenza con Sergio e 15 con Andrea me li hanno sempre fatti vedere sia come fratelli, sia come papà aggiuntivi. La grande differenza di età, però, non mi ha mai impedito di sentirlo molto vicino e lui è stato sempre molto presente. Ricordo, per esempio, quando sono diventato papà e lui passava il tempo a giocare sdraiato per terra con le mie figlie: loro lo ricordano ancora così. E poi eravamo uniti dal tifo milanista e non di rado ci capitava di andare allo stadio».
I fratelli non sono rimasti sorpresi quando, dopo la morte di Sergio, hanno scoperto che nelle sue disposizioni aveva chiesto che loro continuassero il suo impegno nella lotta contro il cancro, destinando un’importante somma a Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro.
«È venuto tutto molto spontaneo. Per noi è stato naturale continuare ed è stata una cosa che abbiamo fatto volentieri», racconta Raffaele. «Tra i vari progetti che ci sono stati presentati da AIRC abbiamo deciso di indirizzarci sul My First AIRC Grant a lui intitolato», un finanziamento quinquennale dedicato a ricercatori sotto i 40 anni che, in tal modo, possono avviare la propria ricerca indipendente.
Andrea e Raffaele, però, non si sono limitati a dare seguito alle disposizioni di Sergio. Si sono lasciati coinvolgere, e nella primavera del 2021 hanno conosciuto il ricercatore Giuseppe Lo Russo, destinatario della donazione, che all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano porta avanti un progetto di ricerca sullo studio della resistenza ai trattamenti di immunoterapia nei pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule in fase avanzata.
«È una manifestazione di affetto verso nostro fratello. Glielo dobbiamo», confessa Andrea. «Merito anche di AIRC - gli fa eco Raffaele - che fin dall’inizio ci ha dato l’impressione di serietà, di tenere ai progetti sostenuti, di cui ci ha fatto vedere mano a mano i progressi. Di questo siamo molto contenti. Sappiamo che abbiamo fatto la scelta giusta oltre ad aver onorato il desiderio di Sergio».