Paolo Corradini

Nato a Torino nel 1961, si è laureato in medicina e chirurgia (1987) e specializzato in ematologia (1992) presso l’Università della città. Dalla fine del 1989 all’inizio del 1991 ha svolto un periodo di ricerca post-dottorato negli Stati Uniti, alla Columbia University di New York, nel laboratorio di Riccardo Dalla-Favera, con un progetto su PCR e immunoglobuline come marcatori di clonalità. Nel 1994 si è trasferito al Dana-Farber Cancer Institute a Boston per svolgere attività di ricerca clinica e di base nell’ambito della malattia minima residua nei disordini linfoproliferativi, nel laboratorio di Lee M. Nadler. Rientrato in Italia, nel 1999 è diventato aiuto responsabile del programma di oncoematologia dell’ospedale IRCCS San Raffaele di Milano, dov’è rimasto fino al 2001. Successivamente ha assunto la carica di direttore dell’Unità operativa di ematologia e trapianto di midollo osseo dell’IRCCS Istituto nazionale dei tumori e nel 2010 è diventato professore ordinario di ematologia dell’Università degli studi di Milano. Dal 2018 al 2024 è stato presidente della Società italiana di ematologia (SIE).

Progetti seguiti

Elucidating the mechanism of resistance to CAR-T therapy in large B-cell lymphomas treated at first relapse/progression

Nome dell'istituzioneFondazione I.R.C.C.S. Istituto Nazionale dei Tumori - Milano
RegioneLombardia
Budget anno in corso265.000 €
Tipo di progettoIG
Annualità2024 - 2029
Descrizione

La prognosi delle malattie linfoproliferative è cambiata negli ultimi quindici anni, con l’introduzione di nuovi farmaci utilizzati in regimi di combinazione sia in prima linea sia nelle recidive di malattia. In particolare le cellule CAR-T dirette contro una molecola presente in particolare sulla superficie di cellule tumorali del sangue, chiamata CD19, sono in grado di indurre remissioni durature nei linfomi a grandi cellule B recidivanti o refrattari alle cure standard. A oggi non si conoscono biomarcatori specifici utili a prevedere l’esito a livello del singolo paziente. Inoltre, i dati finora raccolti derivano da campioni di pazienti che hanno ricevuto molti trattamenti, mentre attualmente le CAR-T sono disponibili per i malati al primo episodio di recidiva o remissione. Un obiettivo del progetto è dunque sviluppare una biobanca sistematica di pazienti con linfomi a grandi cellule B recidivanti o refrattari trattati con cellule CAR-T al primo episodio di recidiva o progressione, associata a dati clinici ben annotati. Inoltre, si cercherà di identificare biomarcatori legati al tumore e al sistema immunitario, presenti prima del trattamento, che possano aiutare a prevedere la risposta, così da poter selezionare i pazienti più idonei alla terapia con CAR-T, anche grazie al supporto dell’intelligenza artificiale. Da ultimo si tenterà di stabilire l’impatto di alcune anomalie genetiche del linfoma sul fenotipo e la dinamica delle cellule immunitarie.