Francesco Di Virgilio

Nato a Pescara nel 1954, si è laureato in medicina e chirurgia presso l’Università degli studi di Padova con una tesi sperimentale sul metabolismo energetico mitocondriale. Dopo aver svolto il servizio militare di leva come ufficiale medico di complemento, si è trasferito presso lo University College di Londra. Al rientro in Italia, è tornato all’Università di Padova, dove è rimasto per quasi un decennio, salvo una parentesi di circa due anni come visiting fellow scientist alla Columbia University di New York. Dal 1992 lavora all’Università degli studi di Ferrara, prima in qualità di professore associato e poi di professore ordinario di patologia clinica. Fino al 2018 ha coordinato il programma per lo studio delle malattie infiammatorie e autoimmunitarie presso l’Azienda  ospedaliero-universitaria Sant’Anna di Ferrara. Ancora per l’Università di Ferrara ha diretto il Centro d’eccellenza MIUR per lo studio dell’infiammazione, e il Dipartimento di medicina sperimentale e diagnostica; ha inoltre ricoperto il ruolo presidente del Consiglio di studio in medicina e chirurgia e di pro-rettore per la ricerca e il trasferimento tecnologico. Attualmente, dirige la Scuola di specializzazione in patologia clinica e biochimica clinica e coordina il dottorato di ricerca in medicina molecolare.

Progetti seguiti

Repurposing purinergic signaling for cancer therapy

Nome dell'istituzioneUniversità degli Studi di Ferrara
RegioneEmilia-Romagna
Budget anno in corso106.000 €
Tipo di progettoIG
Annualità2019 - 2024
Descrizione

Il progetto di ricerca nasce da un’osservazione originale del gruppo di ricerca di Di Virgilio: il fluido interstiziale del microambiente tumorale è ricco di adenosina trifosfato (ATP). In condizioni normali, l’ATP, cioè la principale molecola che sostiene la vita delle cellule, si accumula all’interno delle cellule stesse; nei tumori, invece, si trova in altissime concentrazioni anche al loro esterno, per l’appunto nel fluido interstiziale. In questa localizzazione anomala, l’ATP stimola la proliferazione delle cellule tumorali e influenza l’attivazione delle cellule immunitarie in grado di infiltrare il tumore. La peculiarità della composizione del microambiente tumorale può essere sfruttata per progettare farmaci innovativi, attivi solo in presenza di alte concentrazioni di ATP, dunque altamente selettivi per il tumore, e possibilmente con minori effetti collaterali per i tessuti sani.