Nato a Roma nel 1966, si è laureato in scienze biologiche all’Università di Roma “La Sapienza” e ha conseguito il dottorato di ricerca in embriologia medica all’Università di Roma Tor Vergata. Successivamente ha trascorso cinque anni negli Stati Uniti, alle università di Berkeley e di Stanford, in California, dove ha svolto attività di ricerca nel campo della biologia cellulare e molecolare. È quindi rientrato in Italia grazie a un concorso per ricercatore all’Università di Roma Tor Vergata, dove poi è anche diventato professore associato. Attualmente, sempre a Roma, è professore ordinario di anatomia umana all’Università Cattolica del Sacro Cuore e dirige la Organoids Facility dell’IRCCS Fondazione Policlinico Gemelli, coordinando un gruppo di ricerca dedicato alla comprensione dei meccanismi di regolazione dell’espressione genica che sono difettosi in diverse patologie umane.

Progetti seguiti

Role of splicing in pancreatic cancer cell homeostasis and in the crosstalk with the tumor microenvironment

Nome dell'istituzioneUniversità Cattolica del Sacro Cuore
RegioneLazio
Budget anno in corso165.000 €
Tipo di progettoIG
Annualità2024 - 2029
Descrizione

L’adenocarcinoma duttale pancreatico è un tumore la cui prognosi è nella maggior parte dei casi sfavorevole. La chemioterapia è infatti ampiamente inefficace e la resezione chirurgica è l’unica potenziale cura. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti riceve la diagnosi quando la malattia ha già raggiunto uno stadio avanzato e non può essere sottoposta a un intervento chirurgico. Il progetto ha l’obiettivo di chiarire il contributo delle proteine di legame agli RNA nel carcinoma del pancreas e di identificare nuove potenziali vulnerabilità a esse associate, che possano essere utilizzate per migliorare le attuali terapie. Si cercherà quindi di caratterizzare la risposta messa in atto dalle cellule, che permette loro di resistere a uno degli effetti dei farmaci, l’inibizione dello splicing (un processo con cui, da un RNA messaggero immaturo, sono rimossi i cosiddetti introni, per formare un RNA messaggero maturo da cui ottenere le proteine corrispondenti). Sarà così possibile scoprire le vulnerabilità generate da questi trattamenti, con lo scopo finale di sfruttarle a fini terapeutici.