Tumore al seno: il punto di vista maschile

Ultimo aggiornamento: 23 gennaio 2020

Tumore al seno: il punto di vista maschile

I risultati di uno studio recente dimostrano che anche per la forma maschile di cancro del seno vi sono stati passi in avanti in termini sia di conoscenza clinica e molecolare sia di trattamento.

Le informazioni e le terapie per i tumori al seno che colpiscono gli uomini non sono rimaste ferme ai blocchi di partenza, ma si sono evolute nel corso degli anni. Quello che colpisce il seno è considerato il tumore femminile per eccellenza, ma in realtà anche gli uomini possono esserne affetti, seppur in rari casi: il cancro al seno maschile rappresenta l’1 per cento circa di tutti i tumori mammari diagnosticati. “Mentre gli studi sulla versione femminile della malattia sono molto numerosi, e di conseguenza la patologia è conosciuta nei minimi dettagli, la versione maschile è meno nota sotto diversi aspetti” spiega Siddhartha Yadav della Mayo Clinic di Rochester, negli Stati Uniti, primo autore di un articolo pubblicato sulla rivista Cancer.

Per comprendere se i progressi osservati nelle donne affette da cancro mammario fossero validi anche negli uomini con la stessa malattia, Yadav e colleghi hanno analizzato i dati di 10.873 uomini con tumore al seno diagnosticato tra il 2004 e il 2014 e inclusi nel National Cancer Database. Ebbene, i dati dell’analisi hanno messo in luce che gli uomini ricevono la diagnosi in età più avanzata (in media a 64 anni) rispetto alle donne. “Il 24 per cento dei pazienti è stato sottoposto a intervento chirurgico conservativo e il 70 per cento di questi pazienti è poi stato sottoposto anche a una radioterapia” spiegano gli autori. La chemioterapia viene somministrata a quasi la metà dei pazienti (44 per cento), mentre la terapia ormonale al 62 per cento degli uomini con malattia positiva per il recettore degli estrogeni.

Lo studio è durato dieci anni nel corso dei quali i dati rilevati hanno mostrato alcune variazioni nel tempo: sono aumentate le mastectomie totali, ovvero gli interventi per rimuovere l’intero seno, e quelle controlaterali per rimuovere il seno non malato a scopo preventivo, dato che spesso la forma maschile della malattia è legata a una predisposizione ereditaria.

Sono aumentati anche i trattamenti di radioterapia dopo l’intervento chirurgico conservativo, quelli con terapia ormonale e le richieste per analisi delle caratteristiche genetiche del tumore, che aiutano i medici a scegliere la migliore strategia di trattamento. I ricercatori hanno anche identificato nei dati analizzati fattori associati a risultati peggiori in termini di sopravvivenza, tra i quali un’età più avanzata e uno stadio di malattia più elevato.

“Al contrario, alcune caratteristiche specifiche della malattia e del trattamento, ma anche il fatto di abitare in un’area più ricca, sono stati associati a una sopravvivenza maggiore” precisano gli autori che poi concludono: “I dati dimostrano che anche nel tumore al seno maschile i trattamenti si trasformano ed evolvono, e mettono in luce aree nelle quali la ricerca può ancora dare un grande contributo.”